Viterbo è la Città dei Papi. Nel XIII secolo la città fu sede pontificia e ospitò i Pontefici nel Palazzo Papale.
Città d’arte e di cultura a ridosso dei monti Cimini, tra il lago di Vico e quello di Bolsena, Viterbo offre numerose esperienze e opportunità di visita: dalle chiese medioevali ai palazzi rinascimentali, dalle aree archeologiche alle terme, dalla buona cucina alle tradizioni culturali.
Imperdibili il Palazzo dei Priori, il Palazzo dei Governatori e il Palazzo del Podestà. Simbolo autentico dell’antica città di Viterbo è il quartiere San Pellegrino, tra i quartieri medievali più grandi d’Europa. Qui tutto è rimasto immutato: la pavimentazione stradale, i palazzi e le case con le volte a botte, gli archi, le logge e i famosi “profferli”, le scale esterne che univano la corte al piano terra. Lungo la via San Pellegrino, in corrispondenza della via Francigena. le case sono poggiate sul tufo dal tipico color grigio.
Si susseguono inoltre gli edifici trecenteschi come il Palazzo degli Alessandri, edificio a tre piani e dal “profferlo” interno con parapetto decorato “a stelle”. C’è poi la chiesa di San Pellegrino, tra le più antiche della città.
Nel cuore del centro storico si erge la Cattedrale romanica di San Lorenzo, o Duomo di Viterbo. Dalla metà del Duecento la Cattedrale assunse maggiore rilievo con la presenza dei Papi che risiedevano nel celebre Palazzo Papale edificato nelle vicinanze. La chiesa fu trasformata nel 1192 in un edificio romanico sul luogo di un’antica Pieve. Il campanile invece fu costruito verso la fine del 1300 e presenta le tipiche caratteristiche del gotico toscano. Meraviglioso il pavimento cosmatesco della navata centrale e molto importanti le tele esposte all’interno.
Insieme al Duomo, il Palazzo Papale, con l’elegante loggiato in stile gotico, è il monumento più importante della città di Viterbo.
Interessante anche il Museo Nazionale Etrusco Rocca Albornoz, allestito nell’omonima Rocca, dedicato all’archeologia etrusca. Imperdibili le visite alla necropoli di Castel d’Asso e all’area archeologica di Ferento, testimonianze dell’origine etrusco – romana di Viterbo.
Nel centro storico, le atmosfere medievali sono infarcite anche di “storie di cavalieri, d’armi e d’amori”. Qui nel 1272, davanti all’altare della Chiesa del Gesù, si consumò l’efferato delitto di Enrico di Cornovaglia, descritto da Dante nell’Inferno.
Qui fiorì anche la leggenda di Santa Rosa, la fanciulla che divenne il simbolo della lotta guelfa contro le pretese egemoniche dell’Impero. I festeggiamenti in onore di Santa Rosa, patrona del borgo, si svolgono la sera del 3 settembre di ogni anno con il tradizionale trasporto della Macchina di Santa Rosa. La statua della Santa, posta sulla cima di una macchina alta circa 30 metri e pesante 50 quintali, viene portata a spalla da cento “facchini” attraverso le tortuose vie cittadine fino al Santuario delle Monache clarisse. Il Trasporto della Macchina di Santa Rosa fa parte della Rete della Macchine a Spalla riconosciuta nel 2013 Patrimonio immateriale dell’Unesco.