Nella provincia di Frosinone, distante da Roma 95 chilometri, d’importanza strategica notevole per la sua collocazione di “sentinella” sulla valle dell’Amaseno, Villa Santo Stefano vanta un nucleo medievale pressoché intatto.
Fu possesso dei Conti di Ceccano, i quali la fortificarono con una cinta muraria e una robusta torre circolare.
Nel 1562 il Paese diventò possedimento della famiglia Colonna, fino all’abolizione dei feudi voluta da Napoleone.
La Chiesa di Santa Maria, ristrutturata in forme barocche sui resti di una chiesa medievale, della quale sono ancora visibili tracce all’esterno, domina la piccola piazza.
Di grande interesse sono anche la seicentesca chiesa di San Sebastiano e la Torre dell’orologio.
Dalla Portella, piccolo passaggio nella cinta muraria, passavano i briganti che si nascondevano in queste zone di confine tra lo Stato della Chiesa e il Regno di Napoli.
Il centro storico è molto piccolo ma suggestivo, con strette stradine, gradinate e case addossate l’una all’altra, con archi che formano criptoportici.
Nel borgo si tiene ogni anno una delle sagre più antiche e storicamente documentate della Ciociaria: la sagra della “Panarda”, a ricordo di una terribile carestia del 1500.
La “Panarda” è una zuppa di ceci, cotti sulla piazza del paese, in 24 “callari” di rame, da esperti cucinieri.
Si cucinano ben cinque quintali di ceci, conditi con olio di oliva e profumati con rosmarino e peperoncino.
Altri piatti celebri sono la polenta con salsiccia e le fettuccine al sugo di capra e tra le tipicità anche ciambelle scottolate, cecapreti, giglietti, minestra di pane e frittelle di verdura.
Ottime anche le mozzarelle di bufala ed il pane casareccio prodotto nei forni del paese, anche con le olive locali.
Tra i formaggi, la gustosa marzolina.