Alberi secolari, fiori variopinti, antiche rovine, giochi d’acqua cristallina. Il Giardino di Ninfa è un’opera d’arte vivente e scoprirla è un’esperienza che accende i cinque sensi. Quindi cosa aspettiamo? Immergiamoci insieme in questo Paradiso.
Facciamo ingresso nel giardino dal punto dove anticamente c’era un ponte. La presenza dell’acqua è senza dubbio l’elemento che ha reso ricca e potente la cittadella di Ninfa sin dal medioevo.
Mulini, ferriere, concerie e altre attività industriali erano il cuore pulsante di questa città. Per questo, grazie all’utilizzo dell’acqua, la città di Ninfa attraverserà nel tempo periodi molto fiorenti, alternati però ad episodi molto tragici. Più volte Ninfa viene portata alla gloria da famiglie potenti e più volte viene abbandonata, sepolta dalla fitta vegetazione.
Fu Gelasio Caetani nel 1920, con la mamma inglese Ada Wilbraham, a strappare le rovine di Ninfa alla palude e a offrire loro una nuova vita. Un’impresa che proseguì il fratello Roffredo con la moglie Marguerite e soprattutto la loro figlia Lelia.
Oggi Ninfa, grazie all’amorevole intervento dei Caetani, è un romantico giardino all’inglese, il più bello del mondo secondo il New York Times.
Il primo edificio che si incontra lungo il percorso è la Chiesa di Santa Maria Maggiore. Dal suo ingresso si vedono la navata centrale e l’abside dove erano presenti molti affreschi, oggi conservati nel vicino Castello di Sermoneta.
Per dare un’idea dell’importanza di questo luogo, pensate che nel 1159 proprio qui è stato fatto un Papa: Alessandro III.
Fermatevi a vedere, dalla prossimità dell’abside, il bellissimo albero sulla destra. E’ chiamato comunemente “albero della nebbia” per le sue caratteristiche infiorescenze posate sui rami come tanti soffici batuffoli rosa. Lo rivedremo specchiarsi sul fiume durante il percorso.
Proseguiamo spaziando con lo sguardo intorno a noi. Tutto sembra spontaneo e naturale. In realtà qui nulla è affidato al caso. Ogni giorno una squadra di giardinieri si prende cura di ogni singolo angolo del parco. Tante donne e uomini che può capitare di incontrare qua e là nel parco, intenti a pulire, potare, tagliare, raccogliere fogliame.
Il percorso continua tra alberi imponenti e pluricentenari. Platani dal colore verde brillante e intenso, melograni e meli ornamentali. In primavera qui la fioritura è particolarmente ricca e spettacolare.
Ed ecco un altro edificio religioso. Si tratta dei resti della Chiesa di San Giovanni con la sua sagrestia dove al suo interno è possibile vedere la ricostruzione dell’antica città di Ninfa così com’era nel Medioevo.
Svoltiamo l’angolo che ci porta verso la vista della torre e ai giochi d’acqua. Fermiamoci ad ascoltare il suono armonico prodotto dalle cascatelle di acqua limpida che si susseguono una dopo l’altra.
Bisogna sapere che Roffredo Caetani era un raffinato musicista e per questo aveva deciso di disporre le cascate a diverse altezze in modo che potessero riprodurre delle vibrazioni musicali in tutto il giardino. Ascoltiamo in silenzio il concerto eseguito dalla natura. Stupefacente.
Giungiamo nella zona popolata da aceri giapponesi, aceri canadesi e magnolie dell’Himalaya. Un giro del mondo in appena 50 metri. Anche questo è un effetto voluto dai giovani fratelli Gelasio e Roffredo che, di ritorno dai loro numerosi viaggi, amavano riportare le piante più insolite per introdurle nel loro giardino.
Piante che possiamo ammirare ancora oggi grazie allo straordinario microclima che persiste in questa zona dovuto alla presenza del mare, alla cinta dei Monti Lepini e all’acqua abbondante.
Percorriamo la strada principale che tagliava la città, la via Pontis, delimitata da alti cipressi. Superiamo quel che resta di una residenza privata e giungiamo al viale della Lavanda. Qui il profumo e il colore sono sensazionali. Un profumo che persisterà anche al termine della fioritura.
Dopo la Chiesa di San Biagio arriviamo nella zona più cara a Lelia Caetani. Il famoso colletto ideato da lei stessa perché i fiori colorati formassero un incantevole ricamo vegetale.
A pochi passi da qui, proprio di fronte al colletto, si trova la panchina dove la ‘pittrice-giardiniera’, come Lelia soleva definirsi, amava dipingere ispirata dai diversi colori delle fioriture presenti tutto l’anno. Qui si contano più di 500 piante che si alternano tra loro nella fioritura, attirando con il loro profumo una gran varietà di insetti.
Qui ci troviamo nella zona più calda e assolata del parco. Non stupisce perciò la presenza di Banani e di altre piante tropicali. La bellezza di Ninfa è anche questo: poter percorrere poca distanza e trovare piante che provengono da latitudini molto distanti tra loro.
Un altro gioiello da non perdere è il monumentale Pioppo Nero, il più grande d’Italia. Ha tra i 150 e i 180 anni, un’età insolita per un Pioppo che in genere non supera i 100 anni. È chiamato “il guardiano del giardino” perché con il suo tronco, che alla base misura oltre 10 metri, giganteggia e veglia su tutto il parco.
La storia di Ninfa ha affascinato da sempre tanti ospiti illustri alla ricerca di momenti di intimità spirituale. Sembra di vederli aggirarsi tra i vialetti, rinfrescarsi nelle acque del fiume o all’ombra di un albero. Qui hanno tratto ispirazione Tomasi di Lampedusa, Ungaretti, Calvino, Gadda, Truman Capote. Alcune pagine del capolavoro di Bassani, Il Giardino dei Finzi Contini, fu scritto proprio qui, in prossimità della Dogana di Ninfa, accanto al fiume.
Percorriamo il boschetto dei noccioli popolato da piccoli scoiattoli e dai nascondigli di ricci, istrici, faine e volpi e arriviamo al ponte romano che in primavera è avvolto da grappoli di Glicine lunghi anche un metro.
Ed ecco un bel tronco di Leccio che vive sdraiato sul terreno. Ma come è possibile? Dopo la caduta causata da un violento temporale, le sue radici hanno continuato a crescere grazie all’eccezionale fertilità del terreno. Incredibile!
Arriviamo nella zona dei Bambù giganti. Riconosciamo quelli più giovani dal colore verde brillante. Lo sapevate che nei mesi tra aprile e maggio crescono anche alla velocità di 15 centimetri al giorno?
Lo scenario di piante insolite e sorprendenti sembra non finire mai. Cattura la nostra attenzione una pianta sul ciglio del fiume dalle foglie enormi e robuste. E’ la Gunnera Manicata. Le sue dimensioni sono così grandi che in Brasile, il Paese da cui proviene, le popolazioni erano solite utilizzarle in tanti modi diversi: come ombrelli per ripararsi dalla pioggia, come zattere per traghettare gli oggetti sui corsi d’acqua, come padelle per cucinare il cibo.
Siamo giunti all’ultima tappa della nostra visita, il piazzale del municipio e la torre con alle spalle la rupe di Norma. Colpiscono le caratteristiche finestre bifore di stile gotico e le eleganti merlature a coda di rondine che troviamo anche nella cinta muraria.
Ninfa è dunque un tesoro inestimabile da lasciare ai posteri. Per questo la principessa Lelia, non avendo figli, prima di morire istituisce e affida alla Fondazione Caetani la cura di tutti suoi possedimenti.
Alla fine della visita proviamo profonda gratitudine verso questa famiglia Caetani, così stravagante e visionaria. Siamo grati perché hanno regalato al mondo la bellezza struggente di Ninfa, piccolo paradiso capace di emozionare l’anima e illuminare la parte migliore che è dentro di noi.
La visita al Giardino di Ninfa è consentita da marzo a novembre, secondo un calendario annuale, con obbligo di prenotazione.
Attorno al nucleo di Ninfa nel 1976 è stata istituita un’Oasi di circa 1800 ettari per proteggere la fauna del luogo che comprende anche il Parco Pantanello. Ricco di stagni, acquitrini e ambienti paludosi su cui si alternano zone boschive e radure, anch’esso è una perla da non perdere.