Una passeggiata lungo il Tevere

Per godere degli ultimi sprazzi dell’estate romana basta concedersi una passeggiata oppure una pedalata in bicicletta lungo il fiume Tevere, imbrigliato dagli alti muraglioni costruiti alla fine del XIX secolo e soffermarsi a guardare affascinati i tanti ponti che incontriamo, tra cui Ponte Sublicio, Ponte Sisto, Ponte Palatino, Ponte Cestio, Ponte Garibaldi.

Intorno al fiume Tevere, principale via di comunicazione e sito fondamentale nella storia della Roma imperiale, si sono sviluppate molte leggende come quella che racconta della cesta con i gemelli Romolo e Remo incagliata sulle sue sponde oppure quella legata allIsola Tiberina che sorge su una roccia vulcanica la cui forma ricorda la nave di Esculapio, il dio della medicina.

Si racconta che nel III secolo a.C alcuni romani si erano recati dal dio Esculapio per conoscere il modo di liberarsi da una pestilenza, di ritorno in nave da Epidauro in Grecia il ser pente sacro al dio gli indicò di costruire su quell’isola il tempio dedicato alla divinità della salute.

L’Isola è collegata alla terraferma da due ponti: il Cestio ed il Fabricio conosciuto come Ponte dei Giudei perché metteva in comunicazione con il Ghetto ebraico, dove si trova il Museo Ebraico inserito nel complesso monumentale del Tempio Maggiore, la grande Sinagoga, terminata all’inizio del Novecento e costruita su progetto di Vincenzo Costa e Osvaldo Armanni.

Questo edificio costruito in gran parte in stile liberty, con vetrate opera del maestro Cesare Picchiarini, collaboratore di Duilio Cambellotti, ricorda gli edifici dell’antica Babilonia, a base quadrata con una grande cupola, l’ampio piano principale ha due navate laterali ed è preziosamente decorato mentre in alto si trova il matroneo, lo spazio riservato alle sole donne.

Il Ghetto è il posto migliore per assaporare l’autentica cucina romana ed ebraica (carciofi alla giudia, filetti di baccalà, coda alla vaccinara), dolci e pane azzimo, perciò quale migliore occasione per fare una pausa e rifocillarsi?
Percorrendo via del Portico d’Ottavia si raggiunge la chiesa di Sant’Angelo in Pescheria e le vicine rovine dell’antico Portico d’Ottavia, fatto costruire alla fine del I secolo a.C. dall’imperatore Augusto per la sorella, dove si teneva il mercato del pesce dal Medioevo fino alla fine dell’Ottocento.

Il tempo di scattare qualche foto e proseguire, a piedi oppure a bordo di un mezzo pubblico, per arrivare al templio a pianta circola re di Vesta (in realtà dedicato a Ercole vincitore) ed a quello della Fortuna Virile (in realtà dedicato al dio del fiume Portumnus).

E’ obbligatoria a questo punto la visita alla chiesa di Santa Maria in Cosmedin al Foro Boario, chiamata anche Ripa greca per la presenza di una colonia di Greci, tra cui alcuni monaci in fuga dalle persecuzioni iconoclaste, a cui nel secolo VIII il Papa affidò la gestione di questo edificio di culto, eretto nel VI secolo, che prese il nome che ha tuttora dal greco kosmidion (ornamento).

Davanti la chiesa, edificata sui resti della costruzione romana dell’annona tra il Circo Massimo, il Tevere e l’attuale Testaccio, ogni giorno si formano lunghe file di visitatori attratti dall’architettura molto particolare e dalla possibilità di assistere alla messa in rito greco-ortodosso.

Curiosità e un po’ di timore suscita introdurre la mano nella Bocca della Verità che accoglie il visitatore nel portico con sette archi della chiesa di Santa Maria in Cosmedin.

Il mascherone romano famoso in tutto il mondo grazie al il film “Vacanze Romane” (1953, con Gregory Peck e Audrey Hepburn) raffigura la testa di un fauno o di una divinità flu viale la cui fama un po’ magica risale al Medioevo, quando si fa strada la leggenda che fosse stato Virgilio Grammatico, un erudito del VI secolo con fama di mago, a costruire la Bocca della Verità ad uso dei mariti e delle mogli che avessero dubitato della fedeltà del coniuge. La bocca avrebbe mozzato la mano di chi diceva il falso.

Successivamente ci spostiamo ancora per lasciarci affascinare da un altro simbolo di Roma che si rispecchia nelle acque del Tevere: Castel Sant’Angelo, detto anche Mausoleo di Adriano, trasformato nel tempo in un fortilizio e successivamente utilizzato come prigione: qui furono rinchiusi Benvenuto Cellini e il celebre avventuriero Giuseppe Balsamo detto conte di Cagliostro.

Attraversando Ponte Sant’Angelo, decorato dalle statue di dieci angeli di marmo con i simboli della passione di Cristo realizzati su disegno di Gian Lorenzo Bernini, si scorge l’Arcangelo Michele che svetta sulla terrazza del Castello, costruito dopo che Papa Gregorio I nel 590, ebbe la visione dell’Angelo che gli annunciò la fine dell’epidemia di peste che devastava la città, con accanto la campana, i cui funesti rintocchi annunciavano le condanne a morte.

Una nota curiosa: in questo luogo è ambientato il suicidio di Tosca, nell’opera di Puccini, che da qui si gettò dopo l’uccisione a tradimento del suo amato Cavaradossi.

Questa bella passeggiata ci lascerà, sicuramente, un bel ricordo da conservare insieme all’immagine di Roma riflessa nel fiume come in uno specchio ed alla suggestione di luci e colori.

 

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