Nell’aria si respira già aria di primavera e nei freschi pomeriggi possiamo organizzare una passeggiata suggestiva a Roma nel quartiere Coppedè tra incanto e mistero.
Il Quartiere Coppedè è un complesso bizzarro di edifici collocato nel quartiere Trieste, tra la Salaria e la Nomentana.
Deve il suo nome all’architetto fiorentino Gino Coppedè che, su commissione dell’allora sindaco di Roma Ernesto Nathan di origini londinesi e Gran Maestro della Massoneria, ebbe l’incarico di progettare nel 1915 una nuova zona abitativa di Roma. Alla morte dell’architetto, nel 1927, la costruzione del quartiere venne ultimato da Paolo Emilio André.
Il nuovo insediamento doveva rievocare la Roma Antica e Imperiale con cornici, modanature marmo e travertino, un grande arco richiamante quelli di trionfo, maioliche smaltate e mosaici di stile pompeiano.
L’architetto Coppedè realizzò edifici fiabeschi ed ispirati a leggende arcaiche, in un trionfo di simboli esoterici e stili: liberty, classico, bizantino, assiro-babilonese, medievale, gotico, barocco.
La nostra passeggiata sarà esclusivamente con in naso all’insù per ammirare motivi zodiacali e ardaldici, stemmi, lampadari in ferro battuto, meridiane, l’albero della vita, decorazioni floreali, il leone alato di San Marco e l’aquila di San Giovanni, la Lupa di Romolo e Remo, San Giorgio tra le colombe, i Grifoni.
Entrando da via Tagliamento, attraverso l’ingresso principale del quartiere da via Dora, la prima cosa che colpisce lo sguardo è un’edicola con una Madonna con Bambino per proseguire osservando i due Palazzi degli Ambasciatori, ed un enorme lampadario di ferro battuto appeso ad un maestoso arco, decorato con una Vittoria Alata e la rappresentazione di un Santo Graal.
Gino Coppedè, ha realizzato un complesso di diciotto palazzi e ventisette tra palazzine ed edifici, disposte intorno al nucleo centrale di piazza Mincio con la sua curiosa Fontana delle Rane, il Palazzo del Ragno, il Palazzo Ospes Salve e i Villini delle Fate.
La Fontana delle Rane, realizzata nel 1924 in stile barocco, presenta figure umane che spruzzano acqua dalle guance gonfie, sormontate da conchiglie e dalle rane che solitamente nella mitologia rappresentano il sottile confine tra terra e mondo acquatico.
Sembra che in quella stessa fontana i Beatles hanno fatto il bagno vestiti dopo essersi esibiti in un loro concerto al vicino e famoso locale Piper Club.
Lavoro ed operosità sono ben rappresentati dal ragno dorato che tesse la sua tela, riprodotto sul portone del Palazzo del Ragno, e dall’ affresco giallo ocra e nero raffigurante un cavallo con un incudine e la scritta latina: “Labor”.
Dei Villini delle Fate che si affacciano su Piazza Mincio, alcuni hanno una torre di ispirazione medioevale, una loggia e cancelli in ferro battuto con disegni elaborati.
Ogni loro facciata è un’opera d’arte: affreschi inconfondibili raffigurano la cupola del Brunelleschi con la scritta “Fiorenza bella”, la lupa con Romolo e Remo, il leone alato di San Marco.
Tra i ritratti di Dante e Petrarca possiamo osservare una quadrifora, o ancora colonne e un dipinto con festone e putti, una decorazione a rilievo rappresentante un ape, un falconiere e un falcone decorati sotto una loggia.
Sul prospetto di un Villino in Via Olona vi è raffigurato l’albero della vita, una meridiana e la rappresentazione della scena di una battaglia con la scritta «Domus pacis».
Un gallo con una coppa e dei dadi è riprodotto su una facciata del villino che ospita il Liceo Amedeo Avogadro.
Alcuni edifici del Quartiere Coppedè sono ancora oggi sedi di ambasciate, mentre altri sono ad uso residenziale, come la villetta appartenuta al tenore Beniamino Gigli.
L’atmosfera che si respira nel Quartiere Coppedè ha ispirato molti registi cinematografici, infatti, film hanno trovato in questa zona di Roma la giusta ambientazione, come: “L’Audace colpo dei soliti ignoti” di Nanni Loy, “Ultimo tango a Zagarolo” di Nando Cicero, “Il Cielo In Una Stanza” di Carlo Vanzina, “Il profumo della signora in nero” di Francesco Barilli.
Dario Argento ha girato qui “l’Uccello dalle piume di cristallo”, “Il profumo della signora in nero” (1974), “The Omen – Il presagio” (1976) ed ha ambientato “Inferno” sulla scalinata che sembra inghiottita dentro un portone.
Alcune scene “La ragazza che sapeva troppo” di Mario Bava (1963), sono state girate nel Palazzo del Ragno,
L’arco che sormonta l’ingresso del palazzo riproduce la scenografia del film del 1914 “Cabiria” a cui si è inspirato il Coppedè.
Un’ avventura emozionante tra esoterismo, occultismo, atmosfera fantasy. ….
Provare per credere!
Per raggiungere il Quartiere Coppedè il punto di riferimento è Piazza Buenos Aires, da cui dista due minuti a piedi.
Dalla stazione Termini, è possibile prendere la linea 92 e fermarsi proprio a Piazza Buenos Aires, altrimenti sempre da Termini o da Tiburtina , occorre arrivare con la metro B fino alla fermata ‘Policlinico’ e poi con il tram 3 o il tram 19 fino a Piazza Buenos Aires.