Roma è da sempre il luogo della cristianità, del culto, del dogma e la mèta dei fedeli di tutto il mondo. Ma laddove storia e fede si sposano in un connubio indissolubile, pochi sanno che Roma è sempre stata il centro della libertà artistica che ha varcato ogni confine e ogni religione. Artisti e liberi pensatori che trovavano limiti di “Stato” o vincoli di religione, si recavano nella culla dei papi per trovare, in un fantastico paradosso, quella libertà che non era concessa nella terra natìa.
Siamo pronti quindi per un ipotetico viaggio nel passato ancora presente, alla ricerca di alcune pietre miliari dell’arte non cattolica.
Persone che osano, persone che hanno un dono che gli permette di protestare proponendo cambiamenti che fanno la storia. Ecco di cosa parliamo oggi, delle personalità eclettiche che sono approdate a Roma lasciando il proprio segno distintivo. Hanno raccontato se stessi, il proprio secolo, la Città Eterna o l’Italia intera senza risparmiarsi. Non si sono limitati a raccontare e hanno fatto la differenza. E proprio alla scoperta di artisti arditi che hanno sovvertito le regole, andiamo al Cimitero Acattolico, scrutando tra le “Croci” a caccia di storie di “Delizia”.
Siamo in un angolo tra Testaccio e Ostiense, nei quartieri dove la romanità e la protesta si manifestano con tutta la forza rabbiosa della street art, dove il sacro della basilica di San Paolo fuori le Mura si mescola con il profano della mondanità notturna, all’ombra dell’architettura industriale della Centrale Montemartini. Accanto alla Piramide Cestia, l’enorme tomba monumentale di Caio Cestio eretta in onore del tribuno della plebe oltre 2000 anni fa, il Cimitero Acattolico ospita le salme di quanti, non cattolici, non potevano essere sepolti nel territorio cittadino. Nella frescura dei cipressi centenari, protestanti, ebrei, ortodossi, e poi suicidi e attori, soprattutto stranieri, hanno trovato degna sepoltura, con lapidi in ogni idioma, in quello che ha meritato il titolo di “cimitero degli artisti e dei poeti”.
Tra gli italiani illustri “non convenzionali”, spicca Carlo Emilio Gadda. Vissuto tra la fine dell’Ottocento e gli anni 70 del Novecento, fu lo scrittore che cambiò le regole della struttura tradizionale del romanzo mescolando magistralmente dialetti e neologismi, raccontando in modo critico e lucido la realtà del suo tempo. Spesso censurato, fu un vero e proprio innovatore nel campo della letteratura.
Molto più noto come “il cimitero degli inglesi”, passeggiando nel verde troviamo la tomba di John Keats, vissuto per soli 25 anni a cavallo del 1800. Morto di tubercolosi, si legge sulla sua lapide “Qui giace uno il cui nome fu scritto sull’acqua”. Fu lo stesso poeta inglese a scegliere queste parole per definire se stesso e la sua opera: fluttuante, inafferrabile.
La stessa sensazione si prova nella sua casa a piazza di Spagna. Aperta al pubblico dal 1909, la Keats-Shelley House è il ritrovo di lettere, manoscritti, ritratti e reliquie di romantici e seguaci di Keats, come Oscar Wilde e Walt Whitman.
“Per giustificare un viaggio a Roma bastano le fontane” recitava il sommo lirico inglese Percy Bysshe Shelley dopo i suoi soggiorni romani, come quella della Barcaccia ai piedi della Scalinata di Trinità dei Monti, dove egli visse. Anticonformista e idealista, fu tanto denigrato in vita quanto amato da seguaci letterati per i secoli a seguire. Anche le spoglie di questo poeta Romantico si trovano nel Cimitero Acattolico romano, ad eccezione del suo cuore, sepolto a Bournemouth accanto alla sua vedova, Mary Shelley. Lui che tesseva le odi al vento occidentale in stile dantesco, lei che immaginava una gotica creatura, destinata a diventare il simbolo dell’amore e della paura per l’eternità con il nome di Frankestein.
L’epigrafe funeraria ricorda la sua tremenda morte nelle acque del Tirreno con i versi de “La Tempesta” di Shakespeare: “Niente di lui si dissolve ma subisce una metamorfosi marina per divenire qualcosa di ricco e strano”.
Vicino agli illustri poeti inglesi, visse per soli 22 giorni Lord George Byron, tra via Condotti e via Borgognona. Nessuna targa ricorda al n. 66 di piazza di Spagna quest’altro innovatore della letteratura, il cui breve “esilio” coincise con la visita di Shelley nella dimora romana di Keats, pronti a intridere le loro opere delle più romantiche emozioni, ispirati dalle rovine della Città Eterna. Correva l’anno 1817 e, alla fine di un Grand Tour, Lord Byron s’immerge nell’atmosfera romana, tra aristocratici the nei salotti culturali e bizzarre cavalcate al chiaro di luna. Eccentrico e malinconico, l’antico passato emerge, vivido e potente, dai suoi nostalgici scritti sulla classicità perduta, la stessa che ritrova nelle passeggiate notturne. Tra le incongruenze dei magnifici palazzi sontuosi e le piazzette popolari, Roma è il luogo perfetto d’ispirazione per tratteggiare i suoi Eroi Romantici, avventurieri impavidi in bilico perpetuo tra il bene e il male.
Per ammirare il panorama romano e poetare, si spinse fino ai colli dei Castelli Romani dove scrisse “Ecco Nemi celato entro una conca di poggeti selvosi”.
Torniamo nel Cimitero Acattolico e soffermiamoci di fronte a quello che forse ne è l’emblema più noto, l’Angelo del dolore. È un’opera marmorea di William Wetmore Story, lo scultore statunitense dell’800 qui sepolto con uno dei suoi figli e la moglie, alla quale dedicò l’angelo piangente, disteso sul sepolcro.
A metà del 1800, William Wetmore Story si trasferì a Roma e l’appartamento a Palazzo Barberini divenne un salotto di scambi culturali per scrittori, musicisti e artisti, italiani e stranieri. Le opere in vita e la stessa sepoltura di un artista americano nel Cimitero degli Inglesi simboleggiò l’ingresso della cultura del Nuovo Mondo nel Vecchio Mondo.
Ultimo, ma non per importanza, citiamo il sepolcro di Romeo. No, non pensate a romanticherie come Romeo e Giulietta, siete molto lontani… è un gatto! Emblema delle caratteristiche colonie feline un po’ ovunque nella Capitale, la piccola tomba di Romeo è accanto a quella di Antonio Gramsci e ricorda il simpatico gatto, amato dai visitatori e dal tipico nome romano, con tanto di lapide accanto alla sua deliziosa sagoma.
Questi artisti lo hanno fatto, a modo loro, hanno avuto il coraggio di cambiare la storia, hanno raccontato un mondo diverso, si sono emozionati e hanno emozionato generazioni di scrittori e lettori. Ora tocca a noi!