Il Carnevale è una tradizione radicata in alcuni dei borghi più antichi e suggestivi del Lazio: dalla Sabina alla Tuscia, passando per la Città Eterna, la nostra regione ha un passato ricco di storia e di folklore carnevalesco che affonda le proprie radici nel Medioevo.
Queste manifestazioni si contraddistinguono per il carattere giocoso, la voglia di svago tra musiche e danze, senza dimenticare la passione ed il rispetto delle tradizioni, oltre alla valorizzazione delle radici storiche. Scopriamo insieme quali sono i carnevali più noti del Lazio, occasione ideale per conoscere alcuni tra i borghi più affascinanti e mozzafiato della nostra regione.
Nella Capitale il Carnevale ha origini antiche che risalgono ai Saturnali, le feste di carattere popolare che si celebravano in onore di Saturno; nasce in epoca medievale ed è costellato di personaggi e maschere proprie della tradizione popolare dei teatrini: la caratterizzazione del popolano e del nobile. Meo Patacca, Rugantino, Cassandrino sono solo alcune delle maschere romanesche che rappresentano una caricatura degli stereotipi più noti nella società del tempo.
Cassandrino è la maschera del borghese credulone che viene raggirato negli affari che in amore e che con il tempo divenne un vero e proprio portavoce delle lamentele popolari anticlericali. C’è poi Rugantino, che impersona un tipico personaggio romanesco, er bullo de Trastevere, svelto co’ le parole e cor cortello, il giovane arrogante e strafottente ma in fondo buono e amabile. L’aspetto caratteristico di Rugantino è la ruganza, parola romanesca che significa “arroganza”. Altra maschera famosa è quella di Meo Patacca, il cui nome proviene dalla moneta che costituiva la paga dei soldati, la “patacca” ed è il tipico popolano indolente.
Tra i momenti topici del carnevale romano c’erano la corsa dei cavalli berberi, che ritroviamo nel Carnevale di Ronciglione, e la tradizione dei moccoletti (una fiaccola o una lanterna che veniva usata per uscire in strada la sera del martedì grasso), eventi che coinvolgevano tutta la popolazione e richiamavano curiosi da tutto il mondo. Partendo da via del Corso fino ad arrivare a piazza Venezia, la tradizione prevedeva che chi restava con la luce spenta doveva togliersi la maschera.
Tra i più antichi d’Italia, il Carnevale di Ronciglione è la principale manifestazione di questo delizioso ed autentico borgo in provincia di Viterbo. La festa è frutto di una radicata tradizione che ha origine dal carnevale romano rinascimentale e barocco. Il tutto si svolge nelle eleganti vie caratterizzate da splendidi palazzi e grandi piazze. La cittadina è affascinante in tutte le stagioni, con la bella vista sul Lago di Vico e la Faggeta vetusta dei Monti Cimini, patrimonio UNESCO, ma è durante il Carnevale che il fascino si tramuta in una lunghissima festa, con cortei in maschera, i carri allegorici, la musica e la parata degli Ussari, romantico ricordo di un capitano francese che fece sfilare le sue milizie per una dama di Ronciglione; molto più prosaica la sfilata dei Nasi Rossi, antiche maschere locali che percorrono le vie cantando un inno al vino e offrono agli spettatori degli ottimi rigatoni al sugo, serviti però in antichi vasi e vasini da notte. A partire dal 17 gennaio, i festeggiamenti si concentrano maggiormente nella penultima domenica e nell’ultima settimana del carnevale; per cinque giorni di celebra questo evento tra sfilate in maschera, carri allegorici, musiche bandistiche e danze.
Acquapendente è una cittadina antichissima a ridosso del confine con la Toscana che conserva tantissime chiese, testimonianza della grande importanza della città, che vantava anche un ospedale per i pellegrini. Il suo carnevale è uno dei più noti della Tuscia ed ha anche una sua maschera tipica di nome Saltaripe. Saltaripe è una sorta di Arlecchino, solo un po’ più elegante. Il suo è uno dei carri più noti della sfilata ed è sempre affollato di bambini che indossano il caratteristico costume ed il cappello sgargianti di mille colori. Il carnevale è accompagnato dalla “Sagra della fregnaccia”, un tipico dolce della tradizione.
Un aspetto della tradizione del Carnevale aquesiano erano i riti del Giovedì Grasso, legati all’ambiente contadino e oggi quasi scomparsi: si trattava di una sorta di teatro popolare itinerante in cui un gruppo di soli uomini, completamente mascherati, rappresentava sei personaggi fissi che si spostavano di podere in podere in cerca di carne di maiale. Tra questi c’erano un suonatore, un pagliaccio, un vecchio, una vecchia, uno sposo e una sposa che partivano il giovedì mattina e iniziavano la loro visita per i casali di campagna intrattenendo e divertendo le famiglie del posto.
Il carnevale di Poggio Mirteto, noto anche come Carnevalone Liberato, si svolge nella piazza di Poggio Mirteto, delizioso comune della Sabina. Il suo è uno stampo talmente anticlericale da essere diventato noto come anticarnevale. La festa deriva dalla rivolta popolare del 24 febbraio 1861 che decretò la liberazione di Poggio Mirteto dallo Stato Pontificio. Da allora ogni anno va in scena il Carnevalone Poggiano. Tra gli eventi tipici della tradizione ricordiamo la sfilata dei carri allegorici e dei gruppi mascherati, con tanti elementi scenici che narrano il passato e le tradizioni del territorio. Il falò del Re Carnevalone è uno dei momenti più suggestivi della festa, quando tutti i partecipanti ballano in cerchio intorno al fantoccio.
Il Carnevale di Frosinone è il carnevale storico del capoluogo ciociaro. Ha il suo culmine nella Festa della Ràdeca che si svolge ogni Martedì grasso; alla festa della Radeca si è poi sovrapposta, in epoca moderna, tutta la parte più canonica del carnevale, caratterizzato dalla sfilata dei carri allegorici, dei costumi e maschere. La festa della “radeca” trae la sua importanza dalla celebrazione dell’eroica rivolta dei frusinati contro le truppe d’occupazione francesi avvenuta nel 1798 e 1799.
Nella vicenda si inserisce la ben nota figura del generale francese Jean Antoine Étienne Vachier detto Championnet. La festa inizia dopo il pranzo del martedì grasso a base di “maccarune” e il corteo prende il via dal rione Giardino. La processione è preceduta da un carretto che trasporta una botte di vino a cui seguono i “radicari”, l’anima della truppa, ed i rappresentanti dell’amministrazione comunale che portano il gonfalone della città. Segue poi la banda musicale e a chiudere il carro trainato da quattro cavalli; è su questo carro che si trova il generale Championnet. Regola fondamentale per partecipare al corteo è quella di brandire la “radeca”, ovvero la foglia d’agave, mentre pochi innalzano la cima di cavolfiore, che rappresenta l’antica appartenenza ad una fascia rurale.