Se sei alla ricerca di un monumento naturale, immerso nella Sabina che accolse, durante il suo cammino San Francesco… ebbene ti aspettiamo all’Eremo di San Cataldo, un piccolo oratorio incavato nella roccia granitica alle pendici di una montagna, poco fuori dal paese di Cottanello.
Fa riflettere… la durezza della roccia, solida, compatta, incrollabile e la dolcezza, morbida come una carezza, nell’immaginare il santo protettore degli animali che qui si accovacciò per cercare riposo.
È questa la sensazione che l’eremo restituisce: la dolcezza.
È difficile stabilire l’epoca di insediamento del primo romitorio all’interno della cavità rocciosa, non esistono fonti certe: alcuni sostengono che sia antecedente al X secolo, altri lo fanno risalire al XI secolo e lo descrivono come rifugio e luogo di eremitaggio dei frati benedettini residenti nell’abbazia di Farfa, da cui si allontanavano a volte per darsi alla contemplazione e alla predicazione nel territorio di Cottanello.
Google map alla mano, da Farfa a Cottanello sono ben 36 chilometri. Supponendo che ai tempi non ci fosse la corriera o la macchina è facile pensare che i monaci tutta questa strada la percorressero a piedi per sei ore di camminata spedita. Una volta giunti a destinazione, qualsiasi luogo diveniva il giaciglio perfetto!
Ai monaci vengono attribuiti gli antichi affreschi che abbelliscono le pareti dell’Eremo, dipinti fra il XII e XIII secolo. L’Eremo di San Cataldo conserva inoltre quello che è ritenuto l’affresco più antico di tutta la Sabina, risalente all’XI o XII secolo, come dimostra lo stile bizantineggiante del Cristo seduto su un trono gemmato e dei dodici apostoli che vi sono raffigurati. Tra gli apostoli, due sono immediatamente riconoscibili: San Pietro con le chiavi e San Paolo con la spada. Il Cristo ha sulla gamba destra un segno religioso che richiama il TAU, con grande probabilità opera di San Francesco che volle lasciare una traccia del suo passaggio in questo eremo tra il 1217 e il 1223.
Ora ci si chiede, noi lo abbiamo fatto, perché l’eremo sia dedicato a San Cataldo. Anche qui le informazioni sono molte, ma non sono state sufficienti a dar certezza della dedicazione. Secondo la tradizione Cataldo era vescovo di Rochau, si sarebbe rifugiato in quel di Cottanello per sfuggire alla persecuzione ariana dopo il Concilio di Nicea nel 325 d.C. Ma tale evento non ha alcun fondamento; ciò che si conosce è che, provenendo dalla Palestina, in seguito ad un naufragio Cataldo approdò a Taranto, dove rimase e morì; venne tumulato nella cattedrale e successivamente venerato patrono della città.
Forse furono gli stessi benedettini a dedicare l’eremo al santo, emozionati del clamoroso rinvenimento del suo corpo avvenuto nel 1094, durante la ricostruzione della cattedrale tarantina distrutta nel 927 dai Saraceni; oppure la venerazione potrebbe essere arrivata in paese grazie a qualche abitante assoldato nel 1503 dalle truppe spagnole nell’ambito della Guerra d’Italia del 1499-1504, combattuta anche in Puglia.
Di fatto San Cataldo fu sempre molto amato e celebrato dai cottanellesi, tanto che anche la chiesa all’inizio del paese, oggi dedicata a San Luigi, un tempo era a lui intitolata. Fu nominato comprotettore di Cottanello insieme a Sant’Andrea apostolo.
Ipotesi e congetture da parte le chiese rupestri sono delle testimonianze di storia e bellezza senza tempo, dove l’architettura si fonde con l’elemento naturale della roccia, regalando opere uniche che custodiscono un passato ancora vivido in affreschi e pietre. E l’Eremo di San Cataldo è proprio questo: bellezza, storia, stupore ed emozione!
Terminata la visita all’Eremo, fai un passaggio nel centro di Cottanello, delizioso come tutti i centri sabina, siediti e ordina gli stringozzi alla cottanellese, una bontà e riparti in direzione dei Prati di Cottanello… per digerirli!
È un bel posto per un’escursione non impegnativa. Molti animali al pascolo, come pecore, capre, cavalli, vacche e maiali… Anche i cani da pastore sono amichevoli, ma non fidarti troppo! Salendo da Casette di Cottanello si può fare un percorso ad anello tra i boschi, intorno ai pascoli. Con un po’ di impegno, al bivio giusto, si può salire fino alla Cappelletta di Cottanello, da cui si gode di una bella vista su Valle Santa.