L’antico borgo di Posta sorse intorno al preesistente Convento Francescano su un’altura di fronte al Monte Machilone. Qui si trovano ancora i resti dell’antico castello. Questo nuovo borgo lungo la Salaria nacque dove già esisteva la Chiesa di San Felice, il ristoro per i pellegrini romei che andavano a Roma per il primo Giubileo della storia, indetto da Bonifacio VIII, nel 1300.
Nel 1331 su decreto del Re Roberto fu concesso a Posta l’attributo di “Positae Realis”, che sanciva la sua appartenenza al demanio regio, e richiamava la mansione, già svolta dai signori di Machilone, di stazione di esazione di pedaggi e dazi. Nella parte alta del paese, accanto al Convento di Francesco, si trova la Porta delle Gabelle. Questa Porta dava accesso al mercato dove i gabellieri riscuotevano le tasse sulle merci che entravano.
Sono meravigliose le Gole del Velino con i resti romani quali il Masso dell’Orso e il Miglio. Il Miglio è una pietra miliare romana che indicava il 69° miglio da Roma, ovvero la metà strada dell’intero percorso da Roma al Mare Adriatico.
La Chiesa più antica di Posta è quella di Santa Rufina, costruita sui ruderi di un tempio della dea Vacunea nel XII secolo. Imperdibile il Convento di San Francesco, uno dei centri francescani più ricco e fiorente dell’epoca. Sul campanile risuonano tre campane: la più grande e antica pesa 1700 kg e ha un diametro di 120 cm.
Ogni frazione nel Comune di Posta ha un Santo Protettore. La Festa di Sant’Antonio Abate si svolge intorno al 17 gennaio e sfoggia la sfilata degli animali che trainano enormi “stanghe” di legno. La tradizione nasce nell’Ottocento con la creazione della Confraternita di Sant’Antonio che preserva e tramanda i tradizionali riti religiosi e civili in onore del Santo. I momenti salienti sono il Taglio e la Sfilata delle Stanghe, l’Accensione del Fuoco, la Sagra degli Zampetti e la Distribuzione della Polenta.
La degustazione di prodotti tipici accompagna la festa con zampetti, salsicce arrostite sulla brace del falò, polenta e buon vino. Gli zampetti sono un piatto semplice di origine contadina a base di “stinchi” del maiale. Devono essere bolliti a lungo e poi conditi con una salsa piccante di aglio, olio, aceto, prezzemolo, capperi e alici. Gli zampetti sono serviti la sera prima della festa, dopo l’accensione del fuoco.
C’è poi la Madonna delle Nevi, festeggiata da oltre 30 anni a Bacugno di Posta il 3 agosto con la Fonte del Canto a Braccio, una rassegna di cantori. Dal mondo pastorale arriva il canto a braccio, o canto in ottava rima. Si tratta dell’arte dei pastori di “sfidarsi” a colpi di rime estemporanee cantate nel rispetto della regola dell’ottava rima in versi endecasillabi. Sono sempre accompagnati da ciaramelle e organetto. Imperdibile la cerimonia del Toro Ossequioso che s’inginocchia al cospetto della statua della Madonna delle Nevi.
L’organetto è lo strumento principe della tradizione locale e accompagna la saltarella, il ballo tipico dal ritmo frenetico che racconta storie di corteggiamento. L’organetto accompagna anche i “pasquarellari”, i cantori che vanno in ogni casa nei giorni tra Capodanno e l’Epifania, in cambio di un bicchiere di vino.
La Ruzzica è un gioco tradizionale in cui i partecipanti si sfidano lanciando una forma di formaggio che rotola a terra. Vince chi arriva per primo alla fine del percorso. Le feste popolari si concludono con il Ballo della Pupazza o Pantasima, un fantoccio di cartapesta guidato da una persona all’interno, che ballando “brucia” tra giochi i pirotecnici che l’avvolgono.
Tra i prodotti tipici, assaggiate funghi e tartufi, alla base di ravioli e pappardelle, e la zuppa di fagioli e cicoria di campo, le tagliatelle con pesto di ortiche e guanciale croccante. Da non perdere le ottime carni locali alla brace e i tozzetti alle noci.