Il borgo di Pofi sorge sulla sommità di una collina, un antico vulcano ormai spento da cui si gode una vista a 360° sulla Ciociaria, dove spiccano le serre per la coltivazione dei fiori.
Pofi di trova alla 7^ tappa sulla Direttrice Prenestina – Casilina della Via Francigena del Sud e conserva i due antichi accessi al centro storico, Porta del Melangolo e Porta dell’Ulivo.
Il Castello è diviso in tre parti: l’antica corte, il Palazzo baronale e la Torre dell’Orologio in stile romanico, alta 36 metri e trasformata in torre campanaria. Il Palazzo baronale dei Colonna è un rifacimento di gran parte dell’antico castello, costruito fra due torri agli angoli esterni della cinta. Abbandonato nel corso del Settecento e restaurato agli inizi dell’Ottocento, il Palazzo si erge in tutta la sua cupa bellezza color basalto.
La Chiesa di Santa Maria Maggiore fu costruita nel 1100 d.C. dentro il fortilizio del castello. All’inizio del Settecento fu demolita e al suo posto fu costruita una nuova chiesa a croce greca e con sei cappelle.
In località Lupara sono stati rinvenuti resti fossili di Homo Herectus, risalenti al Paleolitico, e di Elephas Meridionalis ed Elephas Anticus, risalenti alla Preistoria. Questi preziosi ritrovamenti sono custoditi ed esposti nell’Ecomuseo Argil di Pofi. Un vero tuffo nella storia che continua fino a Ceprano, dove nel 1994 hanno rinvenuto il cranio dell’Homo Erectus di circa 800.000 anni fa, tra i più antichi in Europa.
L’economia florovivaistica di Pofi si celebra l’ultima domenica di aprile alla Festa dei Fiori. I Sapori d’Autunno sono in Festa a novembre celebra per due giorni, tra piatti tipici, danze e canti popolari. Andate a Pofi all’inizio di agosto, quando la Sagra della Pizza Fritta impazza in questo piccolo angolo della Ciociaria. L’impasto della pizza è fatto con acqua tiepida e farina e poi fritto nell’olio, anche se un tempo si lasciava sfrigolare nello struzzo. Si spolverizza con il sale o si aggiunge la cicoria, ripassata in padella con aglio e peperoncino.
Nel menù natalizio pofano non manca la “stracciatella in brodo”, un tempo servita anche nei banchetti nuziali e a Pasqua. I soffici “straccetti” sono uova sbattute e versate nel brodo caldo. Anche la zucca cotta in padella con olio, sale, cipolla e pomodoro è servita alla Vigilia di Natale, insieme al baccalà e alle “cime calate”, le cime di cavolfiore cotte in padella con vino bianco, aglio, sale e grasso di maiale. Chiudono il menù delle Feste le “crespelle con l’uvetta”, piccoli dolci di pasta lievitata, fritti nell’olio.
A Carnevale si preparano invece delle frappe dalla forma particolare. Le strisce di pasta, preparate con uova, zucchero e farina, sono arrotolate a spirale e poi fritte.