Abbracciano tutta Roma. Sono i set de La Grande Bellezza di Sorrentino, premio Oscar 2014 per il migliore film straniero: luoghi magici di una città ancor più magica, che è bello scoprire passeggiando lentamente, cercando palazzi, terrazze, giardini notissimi o segreti, che disegnano l’anima di questa città, decadente, incapace di sorprendersi e bellissima. Con i tempi e le luci raccontate nel film.
Una ‘due giorni’ per questo pellegrinaggio da cinefili non può che iniziare come lo struggente attacco del film, ‘dar Fontanone’ dell’acqua Paola al Gianicolo, come i romani lo chiamano familiarmente: è lo scenografico terminale – la ‘mostra’, appunto – dell’acquedotto di papa Paolo V Borghese, che dal ‘600 riportava a Roma l’acqua dal lago di Bracciano. Il tramonto e l’imbrunire sono i momenti più belli: la pietra bianchissima contro il cielo turchino, il rumore dell’acqua. E Roma sotto, con i suoi colori caldi, le cupole, i campanili, le facciate dei palazzi. E il panorama lontano, dal Soratte ai Castelli romani, riempie gli occhi. Per non parlare della memoria del telefonino!
Da qui si può solo scendere. Ovviamente verso il centro città. Per continuare la caccia ai luoghi memorabili del film.
Appena oltrepassato il Tevere, a Via Giulia, la raffinatissima strada dritta e moderna voluta da papa Giulio II della Rovere agli inizi del ‘500, abita Viola, l’amica ricca e depressa di Jep Gambardella/Servillo. Il Palazzo Sacchetti è d’eccezione, progettato da Antonio da Sangallo nel 1533 per sé stesso: una dimora perfetta, austera, rigorosa, quasi razionale esternamente, sontuosa dentro. Già l’esterno è comunque un bel vedere, ma con un po’ di fortuna in alcune giornate speciali è aperta: e allora è davvero imperdibile.
Sempre in zona, poco distante, ecco Palazzo Pamphilj, dove Jep Gambardella si reca dopo aver attraversato all’alba una magnifica e deserta piazza Navona, alla fine della chiassosa festa del suo sessantacinquesimo compleanno.
La piazza è un salotto accogliente, forse la più bella di Roma, romantica di notte, scoppiettante di giorno, a tutte le ore; teatro di battaglie navali all’epoca dei Romani, e ancora di scontri a suon di scultura e architettura tra i due titani del ‘600, Borromini e Bernini, che si contendevano l’oscar di miglior architetto del Seicento: uno con la chiesa di Sant’Agnese in Agone, a otto lati, bella fuori e magica dentro; l’altro con una fontana scenografica, quella dei fiumi più importanti del pianeta, scrosciante, altissima, teatrale.
E il Palazzo? È una gioia per gli occhi, un trionfo architettonico che solo il Barocco, lo stile dell’immaginazione, degli effetti speciali e delle soluzioni ardite, sa raggiungere. Ora Ambasciata del Brasile – e il connubio Brasile Barocco è davvero perfetto – è visitabile in particolari occasioni: allora mostra le meraviglie dell’interno, non l’appartamento ‘glaciale’ di Orietta, altra amica dell’indolente Jep, ma una fuga di saloni che si conclude in una galleria, niente meno che di Borromini, aperta con una enorme finestra sulla piazza. Top dei top anche per Roma! E non dimentichiamo che siamo nel cuore di Roma: qui per tutta la filiera del vivere una città, dal buon sonno ai cappuccini con la schiuma che sembra panna, dai drink più sofisticati alle tavole imbandite, dalla pizza alle cene tradizionali o ai sapori nuovissimi, c’è solo l’imbarazzo della scelta. D’obbligo lasciarsi andare… per la dieta c’è tempo.
La festa di compleanno, quasi felliniana, si era svolta in una terrazza tra Via Bissolati e Via Sallustiana, di fronte alla riconoscibilissima insegna illuminata ‘Campari’, a un passo da Via Veneto e da Villa Medici, l’Accademia di Francia. Il suo giardino, affacciato sul parco di Villa Borghese, fa da sfondo a molte sequenze de ‘La grande bellezza’, e alla passeggiata di Ramona/Ferilli e Jep/Servillo con Stefano, una sorta di San Pietro con le chiavi che aprono palazzi e giardini.
Una delle chiavi apre Palazzo Barberini: per raggiungerlo bastano dieci minuti di un’amena passeggiata lungo Via Veneto. Qui nel film una fioca luce illumina la tela de ‘La Fornarina’, l’amante che Raffaello dipinse con ardore, spostata per l’occasione in un ampio salone.
Un’altra, enorme chiave apre la serratura più famosa del mondo, che inquadra la cupola di San Pietro attraverso il giardino dei Cavalieri di Malta sull’Aventino, nella splendida settecentesca piazza progettata da Piranesi, l’architetto visionario de ‘Le carceri’.
Siamo ormai lontani dal centro di Roma, ma vicini ad un altro set insospettabile: la festa a casa di Lillo, collezionista di arte contemporanea, è a Via di Villa Pepoli, stradina nascosta ed esclusiva dell’Aventino poco oltre il quartiere San Saba, anche nella realtà casa-museo di un collezionista di arte contemporanea, fatta costruire negli anni ’80 del ‘900 proprio per ospitare la sua raccolta; e il giardino della casa-museo è il teatro della performance della bambina action painter, criptica ma coinvolgente.
Contemporaneo è anche il rarefatto atelier dove un paternalistico Gambardella assiste Ramona – sempre splendida Sabrina Ferilli – nell’acquisto di un abito adatto al funerale del figlio dell’amica Viola, adagiato su un morbido divano di pietra, in un irriconoscibile Salone delle Fontane all’Eur, a un passo dal Palazzo delle Esposizioni e dal Viale Europa, la via dello shopping dell’Eur.
Rimane da scoprire la casa del protagonista, con la sua privilegiata e ravvicinatissima vista del Colosseo: siamo all’angolo di Via Capo d’Africa, nel palazzo rosso con il piccolo frontone sulla terrazza dell’attico, certamente la migliore prospettiva per godere del Colosseo, monumento simbolo della romanità, nella sua magnificenza e nelle sue profonde ferite. E per godersi un aperitivo al calar del sole sul Foro Romano, anch’esso vicinissimo, a chiudere l’orizzonte.