Il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise è uno dei parchi nazionali più antichi d’Italia e il più antico d’Appennino.
Con i suoi 50.500 ettari circa, il Parco è costituito principalmente da catene montuose, con altitudine compresa tra i 900 e i 2.200 m s.l.m.
Nel Lazio, il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise si estende nel territorio in provincia di Frosinone comprensivo dei comuni Alvito, Campoli Appennino, Pescosolido, Picinisco, San Biagio Saracinisco, San Donato Val di Comino, Settefrati, Vallerotonda.

 

Veduta del Parco nella frazione di San Donato - Val di Comino, valico di Forca d'Acero

Veduta del Parco nella frazione di San Donato – Val di Comino, valico di Forca d’Acero

 

Nel Lazio, il Parco comprende tre settori il più grande dei quali è quello della Val Canneto.
La zona più settentrionale del parco laziale comprende il Vallone Carbonara e Capo d’Acqua. Parte dal rifugio di Iorio, situato in un panorama mozzafiato a 1839 m e chiamato dei “Tre Confini”, in quanto ubicato sullo spartiacque di tre valli, al confine con l’Abruzzo e discende fino alla parte  rocciosa del Monte Serrone. Nel cuore di questa porzione di parco c’è il Rifugio Capo d’Acqua a 1218 m, non lontano da Campoli Appennino. Il paesaggio tutto intorno meraviglia con boschi di vetuste faggete, aperture e pratoni: il posto ideale per un percorso non troppo difficile e l’arrivo in giornata ad un sontuoso luogo di ristoro, molto ben attrezzato.

 

Foliage al valico di Forca d'Acero, San Donato Val di Comino foto da Facebook @visitvalledicomino

Foliage al valico di Forca d’Acero, San Donato Val di Comino foto da Facebook @visitvalledicomino

 

La parte centrale della zona laziale è quella che va da San Donato Val di Comino a sud del valico di Forca d’Acero a 1583 m di altitudine, uno dei valici appenninici più belli e suggestivi del centro Italia le cui faggete d’autunno si ricoprono di colori spettacolari.
In questa zona è possibile praticare lo sci di fondo e lo sci d’alpinismo, quest’ultimo in un tratto non lontano da San Donato Val di Comino. Nel territorio troviamo anche costruzioni medievali di notevole interesse come il Castello Cantelmo nella zona di Alvito, il Castello di Vicalchi in prossimità dell’omonimo borgo, risalente all’XI secolo e il Castello di Picinisco.

 

Val Canneto foto di www.parchilazio.it

Val Canneto foto di www.parchilazio.it

 

Infine il tratto di gran lunga più esteso è quello della verdissima Val Canneto, riconosciuta Zona Speciale di Conservazione (ZSC), che scende fino al grande Santuario della Madonna di Canneto e al lago artificiale di Grottacampanaro, verso Picinisco.
Qui il paesaggio è molto vario con grandi faggete, boschi di querceti e aceri, pascoli e rocce e prevede una notevole biodiversità, con protagonisti animali come orso, lupo, aquila e cervo, camosci e caprioli. I pascoli di quota ospitano la sempre più rara coturnice, un volatile simile al piccione domestico che vive in branchi di 30/40 esemplari. Una rete di sentieri ben tracciati consente escursioni tra vette e vallate.

 

Santuario della Madonna del Canneto

Santuario della Madonna del Canneto

Il percorso per inoltrarsi nella vallata parte dal comune di Settefrati e prosegue per un pezzo di strada fino al Santuario della Madonna di Canneto, fondato forse nell’VIII secolo nel territorio appartenuto per molto tempo all’Abbazia benedettina di Montecassino. Il santuario è meta di moltissimi pellegrinaggi, anche per la presenza della statua lignea della Madonna che potrebbe risalire al XII e XIII secolo ed essere contestualizzata nell’arte medievale abruzzese. La statua è avvolta da una leggenda che la vuole apparsa miracolosamente al posto della Vergine, che qui chiese ad una pastorella di edificare una chiesa. La statua venne inizialmente spostata ma, sotto il suo peso, dice la leggenda, lasciò impresso il ‘Capo della Madonna’ su una roccia, a significare la volontà della Vergine di rimanere vicino al Canneto.

 

Cascate nella Valle di Canneto foto di Adriano di Nitto

Cascate nella Valle di Canneto foto di Adriano di Nitto

 

Tra boschi di faggio e radure verdeggianti, risaliamo per le acque del fiume Melfa. Il fiume prende il nome dalla Dea Mefiti, protettrice di agricoltori e pastori, come confermano i resti di un tempio dedicatole nel IV sec. a.C. ancora visibile all’interno della Valle, ai piedi del Monte Meta. In questo luogo suggestivo e di natura incontaminata, tra specchi d’acqua e fitti boschi, si susseguono numerose cascatelle. È da menzionare la Cascata dello Schioppaturo a 1200 m di altezza, famosa anche come luogo in cui amava meditare Papa Giovanni Paolo II. Percorrendo il fondovalle, a ridosso delle cascate, si arriva alla caratteristiche marmitte fluviali, forme di erosione chimico-fisica della roccia calcarea causate dall’acqua, che rilasciano splendidi giochi di luce.

Le montagne del parco presentano un paesaggio vario ed interessante in cui si alternano vette tondeggianti, tipiche dell’Appennino, a pendii e dirupi dal tratto più specificamente alpino. Si possono individuare quattro gruppi montuosi: il Gruppo della Montagna Grande e Monte Marsicano, nella parte orientale del Parco tra la Valle del Sangro e la Valle del Sagittario, dove svetta il Monte Argatone (2149m s.l.m.) e il Monte Marsicano (2245m s.l.m.); il Gruppo del Monte Marcolano che rappresenta il gruppo centrale, tra l’alta Val di Sangro e la Vallelonga e l’alta Valle del Giovenco; il Gruppo del Monte Tranquillo che dalla propaggine meridionale del Monte Marcolano si sviluppa fino alla Forca d’Acero nei comuni di Pescasseroli, Alvito e Campoli Appennino; il Gruppo dei Monti della Meta che dal valico di Forca d’Acero arriva fino al complesso montuoso delle Mainarde tra Lazio e Molise dove si apprezzano le cime più elevate come il Monte Petroso (2247m s.l.m.) e il Monte Meta (2242m s.l.m.). Nella zona di protezione esterna svetta il Monte Greco (2285m s.l.m.) che costituisce, insieme ai monti circostanti, la montagna più alta della zona.

 

Lago di Barrea foto di www.parchilazio.it

Lago di Barrea foto di www.parchilazio.it

 

All’interno del parco vi sono due bacini lacustri: il lago artificiale di Barrea alimentato dal fiume Sangro e il lago Vivo di origine naturale alimentato in parte da sorgenti proprie in parte dallo scioglimento delle nevi.
Il territorio del Parco è interessato dal fenomeno del carsismo, testimoniato dalla presenza di circhi glaciali, nella parte alta delle vallate, grotte, fenditure e doline. Nel Lazio il fenomeno del carsismo è particolarmente evidente, nella zona tra Alvito e Campoli Appennino, dove notiamo la presenza di numerose doline, grotte e corsi d’acqua sotterranei che affiorano per brevi tratti.

 

Area Faunistica dell'Orso Bruno Mersicano a Campoli Appennino doto da Facebook @AreaFaunisticaOrsoCampoliAppennino

Area Faunistica dell’Orso Bruno Mersicano a Campoli Appennino doto da Facebook @AreaFaunisticaOrsoCampoliAppennino

 

A Campoli Appennino troviamo poi l’Area faunistica dell’Orso Bruno Marsicano. L’area di 15.000 ettari sorge all’interno della dolina carsica del “Tomolo”, la più grande del Lazio, alla cui sommità giace quasi addormentato il paese di Campoli ed è stata realizzata per ospitare gli orsi che non possono più vivere in libertà. Attualmente l’area ospita cinque esemplari di Orso Bruno.

 

La Camosciara foto da @Camosciara.escursionietrekking.parco.abruzzo

La Camosciara foto da @Camosciara.escursionietrekking.parco.abruzzo

Nel cuore del Parco si rimane sbalorditi dal grande anfiteatro naturale della Camosciara, che sembra assomigliare nell’aspetto e nella struttura alle montagne dolomitiche. Al suo interno si può ammirare la zona di Riserva Integrale e molti esemplari splendidi del Camoscio d’Abruzzo.
Passando per i lunghi versanti si arriva alle numerose vallate come nel caso della Valle del Sagittario, che si apre nella conca di Sulmona; o come la profonda Val Canneto, di cui si è ampiamente parlato.

 

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