Che c’entrano Leonardo da Vinci, Massimo Troisi e un divano? Anno 2023. A 70 anni dalla nascita di Massimo Troisi, lo omaggiamo con il “divaning”. Non sapete di cosa stiamo parlando?
Non vi va di uscire di casa? Mettete la vostra tuta più comoda e… non andate a correre! I più trendy lo chiamano “divaning”, una “disciplina” da praticare rigorosamente indoor. Ecco come funziona. Sprofondate nel divano e (ri)vedetevi un vecchio film. I compagni di viaggio? Una valanga di pop-corn, il telecomando a portata di mano e il plaid della nonna, tanto brutto quanto avvolgente. Tra le vecchie pellicole d’autore girati nel Lazio, scegliamo “Non ci resta che piangere”.
“Mille e quattrocento quasi Mille e cinque”
In questi anni imprecisati iniziano le vicende rocambolesche di Massimo Troisi nei panni di Mario, timido bidello in “viaggio nel tempo” con Saverio, il maestro interpretato da Roberto Benigni. Dopo un temporale, i due amici sono catapultati nel 1492. Saverio tenterà di dissuadere Cristoforo Colombo dal partire alla scoperta dell’America, per evitare che, tornati nel 1900, sua sorella si fidanzi con l’americano che la fa patire per amore.
Tutto inizia dai due protagonisti che, stanchi dell’interminabile attesa al passaggio a livello, prendono una scorciatoia e si perdono nella campagna. Siamo a Capranica, quel borgo cinquecentesco dell’Etruria meridionale che nel 1300 ospitò Petrarca. L’auto di Mario è in panne e, travolti da un temporale, un fulmine colpisce l’albero che li riporta indietro di 500 anni. Nella finzione siamo in Toscana, nella realtà ci troviamo nei dintorni del lago di Bracciano, lo specchio d’acqua d’origine vulcanica che lambisce le rive dei borghi di Bracciano, Anguillara Sabazia e Trevignano Romano.
Ignari del loro destino, giunge la notte che trascorrono nella locanda “Al Gatto Rosso” a Guidonia Montecelio. Da qui fuggono impauriti il mattino seguente, dopo aver scoperto di essere piombati nel “Mille e quattrocento, quasi Mille e cinque” a Frittole, città toscana immaginaria ricostruita negli Studios di Cinecittà.
“Ricordati che devi morire”
Lo sgomento genera reazioni differenti. Saverio indossa abiti medievali e inizia ad ambientarsi a Frittole; Mario non si rassegna, non esce dal palazzo di Vitellozzo che li ospita. Si affaccia timidamente dalla finestra per curiosare. Siamo a Sermoneta, dove sventola la Bandiera Arancione tra i monti Lepini. Dalla Loggia dei Mercanti, Mario sente il predicatore ripetere “Ricordati che devi morire”. È questa una delle scene passate alla storia nel cinema italiano, quando Troisi risponde
“Sì, sì … no, mò me lo segno proprio, non ti preoccupare”
Mario smette di voler disperatamente tornare nel 1900 perché colto da un altro colpo di fulmine per Amanda Sandrelli, nelle vesti di Pia, durante la Messa nella chiesa di Santa Maria in Celsano a Santa Maria di Galeria, nella Campagna Romana tra Roma e Cesano.
Siamo nell’anno 1492 e ai due protagonisti salta in mente un’idea geniale (o folle?). Vogliono fermare la partenza di Cristoforo Colombo alla scoperta dell’America, così la sorella di Saverio non potrà incontrare il fidanzato statunitense e soffrire per l’amore travagliato. Il lungo viaggio gli farà incontrare personaggi assurdi che hanno generato tormentoni ancora oggi in voga. Uno per tutti, il doganiere al castello di Rota a Tolfa con l’indimenticabile
“Alt! Chi siete? Cosa fate? Cosa portate? Sì, ma quanti siete? Un fiorino!”
Nella Selva di Paliano, invece, Benigni e Troisi convincono Leonardo da Vinci a costruire il treno a vapore. Come non ricordare Leonardo a circa 500 anni dalla sua morte, gli stessi 5 secoli che separano Mario e Saverio dalla loro epoca reale? La Selva di Paliano e Mola di Piscoli è un monumento naturale dal 2011 dove il birdwatching è d’obbligo. Siamo in uno dei più grandi parchi d’uccelli d’Italia, un’oasi fiabesca con numerose specie rare ed esotiche, volute e ricercate dall’antico proprietario Antonello Ruffo di Calabria.
“ma 9×9 farà 81?”
Questo è il calibro dei quesiti “arguti” che si pongono Troisi e Benigni per tentare di impressionarlo positivamente, mentre il genio quattrocentesco fa esperimenti astrusi al laghetto del Pellicone nel Parco archeologico di Vulci.
Dalla Maremma Laziale ci spostiamo alla fantomatica Palos per tentare di mutare le sorti della storia mondiale. Sono vani i tentativi di Mario e Saverio di cambiare il futuro, tanto quanto quello di insegnare a Leonardo a giocare a scopa.
“bisogna provare, provare, provare, provare, provare… e poi si riesce bene”
Ma come insegna Pia a Mario per il lancio della palla in aria, non bisogna mollare mai!
Alzatevi dal divano e venite con noi e gli impareggiabili Benigni e Troisi, per la prima volta registi e attori in “Non ci resta che piangere”, a visitare le location nel Lazio di questo film cult del 1984. Passate voi a citofonare a Leonardo da Vinci?