Situato a 316 metri s.l.m., il Lago di Nemi o Lacus Nemorensis occupa assieme al vicino lago di Castel Gandolfo il fondo dell’antico Vulcano Laziale, attivo fino a 30.000 anni fa.
Il lago si estende per una superficie di 1,67 Kmq circa e raggiunge una profondità massima di 33 metri, meno profondo rispetto al vicino Lago Albano. Nelle sue acque vivono tinche, alborelle e lucci, mentre a frequentarne le sponde sono aironi, svassi, tuffetti e anatre.
Piacevoli e comode passeggiate conducono nella pace dei boschi che popolano le pendici circostanti.
Qui s’incontra il castagno, introdotto in epoca storica, che si associa a lecci, aceri, carpini e noccioli.
La macchia mediterranea avvolge i turisti con i colori e i profumi della ginestra dei carbonai, erica e corbezzoli.
Avvolto da una leggenda che circolava già nel I sec. d.C., riguardante la misteriosa sparizione sul fondo del lago di due navi gigantesche, “Nemi” prende il suo nome da Nemus Danae, bosco sacro dedicato alla Dea, che pare sorgesse non lontano dal lago.
Noto infatti fin dall’antichità col nome di specchio di Diana, sulle rive del lago si trovano ancora i resti del tempio dedicato alla Dea, che evidenziano l’importanza storica da sempre assegnata al luogo.
Le due navi, lunghe 70 e larghe più di 25 metri, sembrerebbero invece essere state fatte costruire dall’imperatore Caligola proprio in onore della Dea della Caccia. Delle navi resta traccia nel Museo ad esse dedicato a Nemi.