Se l’Italia è “terra di santi, poeti, navigatori”, il Lazio è la patria dei briganti, uomini temuti ma anche acclamati dalla popolazione quanto disprezzati da nobili e “sbirri”. Personalità controverse, a volte indecifrabili, che sfuggendo alla legge ed eludendo le sue regole, riscattavano le loro malefatte in nome di una “giustizia sociale”, a volte solo apparente. Per seguirne le orme, anche se fittizie, i luoghi, le azioni, la vita, è nato nel 2002 il “Sentiero dei briganti” della Comunità Montana dell’Alta Tuscia Laziale, un viaggio alla scoperta della natura, delle tradizioni e dei luoghi fuori dalle rotte turistiche tradizionali. Ogni brigante era legato a questa terra e ai suoi borghi per cui, a cura del CAI sezione di Viterbo, si è proceduto ad una nuova mappatura dei sentieri che essi attraversavano, in un accavallarsi di mito, storia, fantasia e buon cibo, che fortunatamente non manca mai.
Il primo bandito di una lunga serie è Luciano Fioravanti. Nato ad Acquapendente e nipote d’arte, abbandonò ben presto la famiglia per darsi alla macchia. L’itinerario che accompagna i crimini di questo bandito, si estende dalla città natale, con annesse le frazioni di Torre Alfina e Trevinano, il borgo di Proceno e la frazione di Centeno, comprende la Riserva Naturale Monte Rufeno, un’area protetta che permette di ammirare le risorse forestali e vegetazionali del territorio e la Casa delle tradizioni contadine, un centro storico di documentazione attestante gli ambienti e le atmosfere di questi luoghi prima della seconda metà del Novecento.
Ultimo tra i fuorilegge della Tuscia, Fortunato Ansuini, non godette di una buona fama neppure tra i propri simili tanta la ferocia e brutalità delle sue azioni. Umbro di origine si rifugiò in Maremma dopo una evasione rocambolesca dal carcere di Roma, vessando i locali alla ricerca di armi, munizioni e danaro. Dopo anni di rapine ed espoliazioni, di lui non si seppe più nulla, perdendosene le tracce in quella coltre boschiva che lo aveva sempre protetto negli anni di clandestinità. Onano, Grotte di Castro, Gradoli e San Lorenzo Nuovo sono i centri abitati lambiti da questo tratto di sentiero indicato con un’adeguata segnaletica di riferimento.
Compagno di ribalde di Fortunato Ansuini fu Damiano Menichetti, nativo di Tuscania, da dove ben presto si allontanò in cerca di fortuna per poi abbracciare una vita di scelleratezze e atrocità. Dopo aver tiranneggiato in lungo e in largo il viterbese, fu arrestato nella macchia di San Magno vicino Gradoli per perire, in seguito, nel bagno penale di Civitavecchia. Questo è cammino denso di scorci naturalistici mozzafiato tra i borghi di Latera e Valentano con un’unica digressione: il Lago di Mezzano, piccolo specchio lacustre, avvolto nel silenzio, frequentato da una fauna sia selvatica che domestica.
Fra tutti i banditi, forse, il più conosciuto è Domenico Tiburzi di Cellere. Proveniente da una famiglia molto povera, come del resto la maggior parte dei suoi compari, si distinse ben presto per le proprie “gesta di onestà”, poiché subordinate ad una sorta di codice d’onore che imponeva di rubare ai ricchi per dare ai poveri, di opporsi alla violenza gratuita, di essere fedele agli amici, di rispettare i signori del luogo e per ultimo di opporsi all’uccisione dei carabinieri considerati vittime del sistema. Sulla sua morte e sepoltura aleggia ancora oggi una coltre di mistero, parzialmente fugata dall’unica foto giunta fino a noi che lo ritrae in piedi, anche se già morto, bardato di tutto punto. In un prossimo futuro i percorsi sui luoghi della sua latitanza quali Farnese, Ischia di Castro, Cellere e Canino, saranno oggetto di un lavoro di riattualizzazione e fruibilità.
Per concludere questo breve excursus sui briganti e i loro sentieri, ci piace immaginare che alcuni prodotti tipici di queste terre come l’aglio rosso, il farro del pungolo, le lenticchie, le patate, i fagioli, il coregone, i marroni, i ceci oltre ad una serie di vini bianchi e rossi, fossero ben noti e graditi dai protagonisti di queste vicende, così come noi ora ne apprezziamo le qualità nutritive e organolettiche.
Un’esperienza sicuramente da compiere per conoscere quella parte impervia e nascosta della nostra storia e del nostro antico vissuto. Buona avventura!