A pochi chilometri dalla capitale, nell’area dei Castelli Romani, si trova una graziosa e rigogliosa cittadina: si tratta di Albano Laziale, località caratterizzata da eventi e manifestazioni fortemente legati alla tradizione del territorio durante tutto l’anno.
Ma non solo, negli ultimi anni infatti il piccolo comune laziale è stato protagonista di un’operazione di riqualificazione che ha coinvolto street artist e nomi noti dell’arte urbana nazionale. In questa zona opera il Musac, il Museo di Street Art dei Castelli, che conserva la strada come sede dell’arte, evitando la musealizzazione delle opere e mantenendo l’obiettivo di farle conoscere lì dove sono, preservandone l’accessibilità.
Uno degli scopi del Musac è “usare la forza espressiva dell’arte legale per denunciare i problemi e scuotere le coscienze, perché criticare il sistema dall’interno consente di cambiarlo con maggior efficacia”.
Riqualificazione urbana significa quindi recuperare una cabina elettrica deturpata che negli anni è stata oggetto di svariati atti vandalici o ancora rendere le pareti della stazione ferroviaria una mostra permanente a cielo aperto.
Veri e propri interventi artistici attirano sempre più visitatori curiosi ed esperti di settore, restituendo al contempo dignità a luoghi abbandonati e mirando a sensibilizzare il senso civico e il rispetto dei luoghi comuni e condivisi. Ma vediamo più da vicino di cosa si tratta.
Uno dei primi progetti che ha coinvolto Pavona, piccola frazione tra il Comune di Albano e quello di Castel Gandolfo, è stato “Arte in Stazione e Città a colori” promosso da Rete Ferroviaria Italiana. L’obiettivo? Il recupero dell’ambiente urbano e sociale intorno alla stazione attraverso murales colorati. Non-luogo per eccellenza, e forse proprio per questo oggetto di vandalizzazioni, la stazione rappresenta il crocevia di studenti e lavoratori che ogni giorno la attraversano per raggiungere la capitale.
Tra gli artisti coinvolti negli interventi sugli edifici ferroviari Krayon, che ha raffigurato degli animali sull’ex spogliatoio del tronco lavori, Alessandra Carloni, con la sua nave che fluttua tra le nuvole, Diego Poggioni, che ha colorato il sottopasso con supereroi come Spiderman a Batman e Thomas, con la sua reinterpretazione dello yin e dello yang. Ogni parete è diventata una potenziale tela, il tutto a dare nuova luce ad un’area che da anni versava in stato di degrado.
Altra iniziativa ha preso vita a marzo 2018, con due murales contro la criminalità: in occasione della XXIII Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti di tutte le mafie, sempre l’artista Krayon in collaborazione con gli studenti del Liceo artistico C. Battisti di Velletri, ha ritratto il volto di 9 vittime di mafia sulle pareti dell’Oratorio della Parrocchia Sant’Eugenio: don Puglisi, don Peppe Diana, Renata Fonte, Giancarlo Siani, Rosario Livatino, Annalisa Durante, Lea Garofalo, Palma Scamardella e Rita Atria. Puntando con il proprio smartphone su un QR code presente, è possibile inoltre scoprire i racconti della realizzazione delle opere e le storie dei personaggi raffigurati.
Il secondo intervento è stato realizzato dall’artista Morden Gore sulla facciata delle case popolari di via Roma. L’intervento, frutto di una collaborazione con l’ATER della Provincia di Roma, rappresenta la bellezza che abbatte il degrado e simbolicamente l’etica che si afferma sull’illegalità. Arte urbana quindi come strumento di lotta al degrado e all’illegalità, ma anche simbolo di riscatto della periferia.
Con l’inizio del 2020 un nuovo intervento di riqualificazione ha visto nuovamente protagonista l’artista marchigiano Morden Gore. Su proposta del Musac e con l’obiettivo di rivalorizzare l’area tra Via Roma e Piazza San Remo e sensibilizzare l’amministrazione capitolina, è stato lanciato un progetto artistico per riqualificare una cabina elettrica abbandonata, anch’essa più volte oggetto delle attenzioni indesiderate dei vandali.
In collaborazione con il locale gruppo scout, l’associazione onlus Chiara per i bambini del mondo, e alcune realtà private, Gore ha dipinto sulle pareti della vecchia cabina la mano di un bambino che con il linguaggio dei segni ‘dice’ Roma. Un messaggio per l’amministrazione pubblica della capitale, affinchè mostri interesse rispetto al territorio, dove mancano spazi pubblici di incontro per bambini e adolescenti. Un intervento inclusivo che, secondo Morden Gore, vuole pensare a una città a misura di bambino soprattutto nelle periferie, affinchè vengano meglio interpretate le esigenze del mondo dell’infanzia.