Era una notizia che circolava nel tempo da tempo e che finalmente è diventata realtà: dal 9 settembre 2020 la Piana di Rieti è stata iscritta nel Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali Storici dall’Osservatorio del Mipaaf (Ministero delle politiche agricole,alimentari e forestali). Un altro importante riconoscimento che si aggiunge agli innumerevoli vanti della Regione Lazio.
La piana era nota sin dall’antichità come pianura molto fertile e, dal prosciugamento del Lago Velino, l’agricoltura è sempre stata una delle attività economiche prevalenti del territorio. Per la sua fertilità Varrone, Plinio e Virgilio, che la cita nell’Eneide, la chiamavano “contrada rosea” (“rosea rus”). Quest’ultimo scriveva che i campi del Lacus Velinus erano tanto fertili che, piantandovi una pertica, il giorno dopo non la si sarebbe potuta vedere per l’erba che gli era cresciuta attorno.
Tra le coltivazioni, la maggiore eccellenza è stata quella del frumento: il Rieti originario, la varietà di grano autoctona della Piana Reatina e caratterizzata da una straordinaria resistenza alla ruggine e un’alta produttività, fu tra l’Ottocento e il Novecento uno dei tipi di grano più diffusi e ricercati in tutta Italia, tanto da alimentare un fiorente commercio del suo seme.
Un radicale cambiamento delle colture praticate nella Piana di Rieti si ebbe solo alla fine dell’Ottocento, grazie alla spinta innovatrice dei grandi proprietari terrieri della zona soprattutto i Potenziani. Da una parte la nascita dello zuccherificio di Rieti nel 1873 (il primo in Italia) portò all’introduzione della barbabietola da zucchero nella Piana. Dall’altra, l’arrivo a Rieti dell’agronomo Nazareno Strampelli (nel 1903), portò alla sperimentazione nella piana Reatina di nuove varietà di grano, attraverso l’ibridazione con il già famoso grano da seme “Rieti originario”, per ottenere frumenti dotati di maggiore rendita e resistenza.
Tutta meritata, quindi, l’iscrizione della Piana Reatina, tra i paesaggi più belli e preziosi d’Italia, nel Registro, nato nel 2013, che ad oggi accoglie solo 14 paesaggi che possono vantare questo riconoscimento. La piana di Rieti entra così nel ristretto elenco, assieme a zone famose come le Colline del Prosecco, i Vigneti Terrazzati della Valtellina o gli Oliveti monumentali della Puglia. L’iscrizione arriva al termine di un lungo percorso promosso dalla Riserva Naturale dei Laghi Lungo e Ripasottile, e che ha comportato la redazione di corposi Dossier e numerosi esami, sopraluoghi e verifiche.
Il riconoscimento arriva al termine della realizzazione di un Piano di Assetto della Riserva, che individuava proprio nel paesaggio la chiave di lettura ed il modello con il quale interpretare e poi regolamentare e valorizzare il territorio, e indicava chiaramente come, al di là delle diverse tipologie e classificazioni, fosse proprio questo grande paesaggio agrario storico il valore ultimo da conservare. Da quel piano sono infatti scaturiti diversi progetti che la Riserva ha portato avanti e che sono proprio adesso nella fase di concretizzazione, tra cui l’Ecomuseo della Piana, il Centro per le Arti che raccoglierà tutte le espressioni artistiche dedicate al paesaggio della piana, e infine il Centro visite della Storia antica, che racconterà invece come era questo paesaggio quando nella piana c’era un grande lago.