Molti sono i paesaggi del reatino usati per le sequenze cinematografiche ma sicuramente il film più intenso è La grande guerra, girato sul monte Terminillo, riproducendo le fosse carsiche friulane, e realizzato nel 1959 con la regia di Mario Monicelli e la produzione di Dino de Laurentiis.
La pellicola è una sorta di sperimentazione pionieristica, molto riuscita, perché unisce due generi all’apparenza opposti ed inconciliabili, quali la tragedia e la commedia.
Interpretato da due icone del cinema italiano mondiale, il romano Oreste Jacovacci (Alberto Sordi) incontra il milanese Giovanni Busacca (Vittorio Gassman), entrambi impegnati a sopravvivere all’orrore della Prima Guerra Mondiale. Nello sgretolarsi delle certezze umane, lo spettatore vede rappresentate alcune delle più forti esperienze umane: amicizia, solidarietà, condivisione di un comune infausto destino.
La pellicola è un ritratto struggente della vita in trincea, lontana dalla storia di ufficiali e di comandanti, ed è incentrata sul recupero dell’umanità di un soldato in compagnia delle proprie paure, incise negli occhi di un uomo che indossa una divisa di “un altro colore”.