Gli anni della dolce vita a Roma, tra la fine degli anni ‘50 e l’inizio dei ’60, prima delle contestazioni, sono il salotto esclusivo di un fermento artistico culturale senza precedenti. Memoria storica di quel periodo è via Veneto e i suoi caffè, affollati ogni sera da vecchie glorie del cinema americano e italiano.
Tra i tavoli di locali come l’Harry’s bar, il Doney, il Gran Cafè Roma, il Cafè de Paris, in un tratto di strada lungo meno di un chilometro, era facile imbattersi in paparazzi a caccia di scoop, pronti ad immortalare volti noti del cinema e personaggi in cerca di fama. Magazine italiani famosi come Gioia, Gente, Epoca, raccontavano di scandali e storie che contribuirono a rendere immortali quegli anni.
La dimensione internazionale di via Veneto si respirava ovunque grazie ai numerosi produttori hollywoodiani che sceglievano come teatro dei loro incontri la via italiana per il cinema, e la stessa capitale come set per i loro film.
Ma è il genio assoluto di Federico Fellini a immortalare perfettamente nel suo capolavoro “La dolce vita” l’immagine di un’Italia che, uscita dalla guerra, perde la sua innocenza e guarda con una forte involuzione morale al modello americano, al desiderio di una vita fatta di gioia ed emozioni.
Una dolce vita vissuta fino in fondo, come testimonia la scena clou del film, il bagno di Anita Eckberg nella Fontana di Trevi e la sua celebre fase a Mastroianni “Marcello come here” che ha consacrato per sempre, agli occhi del mondo, il racconto di quegli anni.