Che siano stati fortezze, strutture difensive di controllo e tutela del territorio, dimore di campagna delle potenti famiglie medievali, centri di amministrazione o simboli di potere, i castelli incuriosiscono da sempre. Alcuni abbandonati o destinati ad altri usi, ma tutti sono ancora imponenti edifici da visitare fantasticando su quella che era la vita al loro interno e scoprendone i segreti più reconditi. Oggi vi portiamo lungo le colline Lepine, Ausone e Aurunche che attraversano la provincia di Latina in quei territori dove le potenti dinastie del periodo medievale hanno regnato per secoli.
Il primo incontro è con il Castello Caetani di Sermoneta. Fu costruito dagli Annibaldi nel XIII secolo e poi passato di mano ai Borgia e ai Caetani che l’hanno reso la meravigliosa struttura che possiamo ammirare ancora oggi, tra le più integre dell’architettura medioevale nel Lazio. Appena varcato il cancello del Castello Caetani di Sermoneta, un piccolo viale ci porta al ponte levatoio che introduce alla Piazza d’Armi sovrastata dal Maschio e dal Maschietto con le mura di fortificazione e la Cittadella. Le guide ci accompagnano poi a visitare ambienti incantevoli e perfettamente conservati come la Sala dei Baroni, la Casa delle Camere Pinte e la Casa del Cardinale Valentino Borgia. Dulcis in fundo, le prigioni, aperte al pubblico nel 2019, con gli oltre 150 graffiti tra cui l’inconfutabile “Lattuca bona e cicoria fresca ma un poco di carne di vitello forebe meglio, ma la libertà meglio di ogni cosa”.
A Maenza il centro storico è sovrastato dal Castello o Palazzo Baronale. Originariamente aveva tre torri perché il lato sud era protetto da un alto sperone roccioso successivamente abbattuto e sostituito da una quarta torre a forma semicircolare. Il primo nucleo del IX secolo fu trasformato e ingrandito a cavallo tra l’XI e il XII sec. fino ad assumere la struttura attuale. Di fatto, si trasformò da residenza difensiva a corte rinascimentale sotto i Conti di Ceccano. Nel 1274 il castello vide un breve soggiorno di SanTommaso d’Aquino che, colto da un malore durante il viaggio per il Concilio Ecumenico di Lione, fu trasferito nella vicina Abbazia di Fossanova dove morì.
Da Maenza a Priverno il passo è breve. Qui, non lontano dal Borgo e dall’Abbazia di Fossanova, ci aspetta il Castello di San Martino, una costruzione a pianta quadrata con quattro torri angolari eretta nel XVI sec. sulle rovine dell’antica Chiesa di San Martino. Originariamente fu la residenza del Cardinale Tolomeo Gallio. Ospitò nel 1589 Papa Sisto V, il Pontefice a cui si devono le prime grandi opere della Bonifica dell’Agro Pontino. L’interno è articolato intorno a una grande corte centrale e l’ingresso si apre al centro della facciata principale su cui è posto lo stemma dei Borghese, già proprietari della tenuta di Fossanova. La visita ben si concilia con quella all’omonimo parco di oltre 33 ettari che lo circonda, attraversato da un percorso naturalistico con aree di sosta.
Dall’Agro Pontino alla Piana di Fondi dove si erge il monumentale Castello Caetani fatto costruire nel XIV sec. insieme all’adiacente Palazzo del Principe da Roffredo III Caetani. Tra i vari accadimenti storici di cui fu teatro, spiccano l’elezione dell’antipapa Clemente VII nel 1378 che segnò l’inizio dello Scisma d’Occidente, e il tentativo di rapimento da parte del Corsaro Barbarossa della Principessa Giulia Gonzaga, cantata nell’Orlando Furioso.
Il Castello Caetani a Fondi è uno dei pochi esempi in Europa di fortezza costruita in pianura. Ha forma rettangolare con tre torri cilindriche e spicca per il suo magnifico maschio della seconda metà del XV secolo. Si innalza su una torre quadra a sua volta eretta su uno zoccolo fino a raggiungere l’altezza di 33 mt. Fu un importante ritrovo culturale sotto la dinastia Gonzaga che fece meritare alla città l’appellativo di “Piccola Atene”. Ospita al piano terra il Museo Civico.
Là dove gli Ausoni si uniscono agli Aurunci, Itri ci accoglie con il suo castello medioevale. Fu edificato a partire dal IX sec. dai Duchi Docibile di Gaeta per poi assumere la forma e le dimensioni attuali sotto la Signoria Caetani. Sorto come roccaforte, in posizione altamente strategica e non distante dall’antica Via Appia per difendersi dalle incursioni nemiche, il castello e l’antica parte alta del paese sono circondati da mura poderose. Nella parte più elevata la fortezza presenta un torrione quadrato e uno poligonale. Più in basso, c’è un terzo torrione di forma cilindrica collegato al corpo centrale da un imponente cammino di ronda, noto come Torre del Coccodrillo. Leggenda vuole che nella parte inferiore vi fosse “ospitato” un alligatore a cui venivano dati in pasto i condannati a morte. L’intera struttura è completata da un insieme di torri cilindriche minori che racchiudono una piccola ma suggestiva piazza d’armi.
Spostiamoci dall’entroterra al mare del Golfo di Gaeta dove si staglia l’imponente Castello Angioino-Aragonese su uno sperone roccioso. Unico esempio nel Lazio di Castello Gemino perché costituito da due strutture edificate sull’edificio originale ad opera di Carlo II d’Angiò e Alfonso I d’Aragona. Sono talmente diverse tra loro che parlare di due castelli diversi non è affatto errato. Quello Angioino, a pianta poligonale irregolare con quattro torri circolari occupa la parte inferiore mentre quello Aragonese, a pianta quadrata con massicci torrioni si estende sul livello superiore.
La storia di questa fortezza è fatta di periodi gloriosi legati alla presenza di Papi, Reali e Nobili ma anche tristemente bui come quelli in cui venne utilizzata come prigione che ebbe tra gli “ospiti” illustri anche Giuseppe Mazzini e, dal dopoguerra fino al 1990, come carcere militare dove furono rinchiusi noti criminali di guerra nazisti.
L’ultima tappa ci conduce a Minturno e al suo Castello Ducale. Fu eretto su un nucleo del VI secolo per volere di Papa Leone III a guardia dei “Territori di San Pietro”. Appartenuto alle potenti famiglie dell’epoca, dai Dell’Aquila fino ai Gonzaga e Caracciolo-Carafa, si distingue per la semplicità della sua struttura. Si articola su vari livelli seguendo la conformazione naturale della rocca su cui si erge, con possenti murature su cui poggiavano un torrione cilindrico, una torre quadrata e il camminamento di ronda.
Al piano terra c’è una corte da cui si accedeva ai locali di servizio, con il Museo Etnografico Aurunco. Al piano superiore fa bella mostra un loggiato da cui si accede alle stanze e alla grande Sala dei Baroni.
Una curiosità: il castello viene “incendiato” con fuochi d’artificio e cascate pirotecniche al termine della tradizionale Sagra delle Regne, la festa folkloristica del grano che si tiene a metà luglio.