Nel periodo più colorato e divertente dell’anno, scopriamo alcuni tra i tantissimi dolci della tradizione nel Lazio, trascinati dalla leggerezza del Carnevale più goloso.
A Frascati in questi giorni possiamo gustare la “Pupazza”, il biscotto realizzato con farina, miele millefiori e aroma d’arancia a cui si aggiungono piccole decorazioni. La ”Pupazza” nella tradizione simboleggia una giovane donna, probabilmente una balia, con tre mammelle, due per il latte e una per il vino. Per calmare i neonati più irrequieti si dice che utilizzassero un ciuccio di stoffa leggermente imbevuto nel vino dolce di Frascati, il Cannellino.
Le fragranti e leggerissime Frappe o Chiacchiere sono strisce di pasta fritta con bordi frastagliati, spolverate con lo zucchero a velo o ricoperte di cioccolato o di miele. Le frappe erano già conosciute nell’antica Roma con il nome di “frictilia,” erano fritte nel grasso del maiale e venivano offerte per celebrare i Saturnali, festività religiosa caratterizzata da riti, divertimento, balli e maschere.
La tradizione continua con i Ravioli fritti ripieni di ricotta, cioccolata, cannella, qualche goccia di alchermes e una spolverata di zucchero per renderli ancor più sublimi al palato.
Le Castagnole sono le tipiche palline di pasta fritta, soffici, lievitate e ricoperte di zucchero semolato e talvolta ripiene di crema pasticcera o ricotta o cioccolato. Iin alcune zone della Tuscia sono chiamate strufoli e si preparano nella variante alla sambuca.
Il Frittellone Civitonico è una frittella sottilissima di uova e farina cosparsa di pecorino. Prende il nome dal suo paese di origine, Civita Castellana, anche se fonti storiche suggeriscono che preparazioni simili erano già presenti nelle tavole degli Etruschi e dei Romani. Oggi il frittellone è il dolce tipico del Carnevale Storico Civitonico.
La sua fama ha permesso, col tempo, di “esportare” la ricetta nei territori confinanti dove il frittellone ha assunto i più svariati nomi: le Bertolacce a Corchiano, le Fregnacce a Gallese, cotte nel brodo di zampetto di amiale, e le Pizzacce a Orte. Qualsiasi sia il nome, sono tutte indiscutibilmente buonissime!
Sulle tavole dei ciociari, non mancano i “Cecamarini,” conosciuti anche come Cecamariti, tanto buoni da “accecare” i mariti prendendoli per la gola! Sono golose palline preparate con un impasto compatto a base di farina, lievito, uova, liquore, latte, olio, vaniglia, zucchero e limone grattugiato. Sono fritte e servite in un piatto, cosparse di zucchero.
Quando si parla di palline non si può fare a meno di citare la Cicerchiata. Si tratta del famoso dolce a forma di ciambella, cosparso di miele sciolto a bagnomaria e confettini colorati. Pare che il nome di questo dolce derivi dalla somiglianza delle palline con le cicerchie, un antichissimo legume molto diffuso nel Lazio meridionale.
Ad Alatri e Guarcino si mangiano i Tartalicchi, frittelle a base di farina e patate e cosparse di zucchero, molto simili alle soffici Ciambelline di patate di Leonessa. Dolci ineguagliabili e dal sapore di altri tempi.
Non resta che lasciarsi tentare da tutte queste golosità, consapevoli che “una tira l’altra”!