Il Cammino di S. Filippo Neri è un percorso tra la provincia di Frosinone e la provincia di Latina, che ripercorre il pellegrinaggio intrapreso da S. Filippo tra il 1532 e il 1534.

La tappa finale del Cammino, la Montagna Spaccata a Gaeta

La tappa finale del Cammino, la Montagna Spaccata a Gaeta

Il percorso è lungo 120 chilometri e va da Cassino fino a Gaeta. In 7 tappe il Cammino consente un viaggio nella spiritualità dei luoghi, nella storia e nelle bellezze naturalistiche del territorio.
Si attraversano boschi di pini, doline carsiche, zone pianeggianti a pascolo, montagne, fermandosi nei paesi e nei luoghi in cui S. Filippo ha lasciato traccia e memoria.
S. Filippo nasce a Firenze nel 1515. La famiglia lo aveva destinato al commercio ma si rende conto ben presto, prima della maggiore età del ragazzo, della sua vocazione e lo indirizza quindi a recarsi a Gaeta, presso una cappellina edificata da un gruppo di pescatori nelle vicinanze della Montagna Spaccata. Inizia dunque il percorso spirituale di S. Filippo che lo vede subito a Roma dove, presso l’ospedale San Giacomo, inizia a prestare le prime opere di carità e volontariato.

Chiesa e Oratorio di S. Filippo a Roma

Chiesa e Oratorio di S. Filippo a Roma

Filippo incontra soprattutto giovani che in un primo momento lo scherniscono. Proprio a loro sono destinate le sue opere di bene e con i ragazzi riesce infine ad entrare in una comunicazione sincera, grazie alla sua proverbiale pazienza e al suo buon umore, doti per cui ancora oggi è ricordato. Fonda la Confraternita della Santissima Trinità dei Pellegrini e, dopo aver preso i voti, comincia a prendere forma il primo nucleo del suo Oratorio.
Filippo vorrebbe partire missionario per l’Estremo Oriente ma l’Oratorio continua ad attirare fedeli e bisognosi, incessantemente, al punto che il Santo abbandona le sue vocazioni più spinte per dedicarsi al prossimo in patria. Così farà tutta la vita, con un’opera instancabile e caratterizzata da una profonda umiltà, che lo porterà a rifiutare anche incarichi e cariche importanti “preferendo il Paradiso”, come dirà al Pontefice Papa Clemente VIII che lo voleva nominare cardinale. Altra caratteristica del Santo era la sua capacità di scherzare e sdrammatizzare le situazioni più critiche, cosa che lo renderà inviso ad alcuni ambienti ecclesiastici.

Veduta aerea dell'Abbazia di Montecassino

Veduta aerea dell’Abbazia di Montecassino

Lo spirito di accoglienza del Santo si ritrova durante tutto il cammino, lungo il quale piccole comunità danno il benvenuto ai viandanti rendendo questa esperienza diversa e unica nel suo genere. Molte sono le strutture ricettive lungo il percorso dove è possibile sostare, per un pasto veloce o per il pernotto.
Il cammino parte dall’Abbazia di Montecassino, dove già in giovane età il Santo aveva stretto rapporti con i monaci benedettini.

Passeggiando lungo il Garigliano all'interno della prima tappa del Cammino

Passeggiando lungo il Garigliano all’interno della prima tappa del Cammino

Seguendo il corso dei fiumi Gari e Garigliano si arriva dapprima ai due centri storici di S. Angelo e S. Ambrogio. In questo primo tratto il paesaggio è di carattere fluviale e agrario. Tra le acque dei corsi d’acqua si può incontrare la Lontra e la Testuggine palustre europea, unica tartaruga acquatica autoctona italiana. Da S. Ambrogio sul Garigliano attraverso un percorso pianeggiante, in territorio S. Andrea del Garigliano, si raggiunge la zona di bosco d’Olmi e da qui proseguendo ci accoglie la Fonte di Salomone, da cui sgorga un’acqua frizzante e potabile nota per le sue proprietà terapeutiche. Proseguendo si arriva all’altopiano di Vallaurea dove pascolano mandrie di cavalli allo stato semibrado. Nel territorio, in località Marinaranne è possibile ammirare il Monumento della Pace eretto nel 1944 a memoria dei caduti del Secondo conflitto mondiale. Siamo quasi ai confini della provincia di Latina. Da questa località è possibile avere una veduta d’eccezione sul Golfo di Gaeta al punto che pare quasi di toccare le isole di Ischia e Ventotene.

Santuario Madonna del Piano, foto da Facebook@ComunediAusonia

Santuario Madonna del Piano, foto da Facebook@ComunediAusonia

Attraversando Vallemaio, un comune di poco più di 800 abitanti sulla linea Gustav, che attraversa molti di questi paesi, si arriva al centro storico di Coreno Ausonio, paese conosciuto per la cave di marmo. Il marmo qui è di una bellezza e raffinatezza uniche, abbellito da conchiglie, resti di un antico mare, che si possono ammirare incastonate un po’ ovunque. Andando avanti si arriva al Santuario della Madonna del Piano ad Ausonia. Il Santuario fu costruito nel XV secolo su una struttura precedente del XII secolo. Il luogo ha in realtà origini antichissime ed è avvolto da una leggenda che racconta come qui sorgesse un tempio pagano dedicato alla Dea Concordia. Nel tempio venne custodita, secondo la leggenda, la statua lignea della Madonna con Bambino, che rimase miracolosamente tra queste mura nonostante gli sforzi degli abitanti di Castro dei Volsci di portarla via. Molto interessante è la cripta ipogea nella quale sono conservati pregevoli affreschi dedicati al miracolo di Santa Remicarda.

La Pineta di Selvacava alle pendici del Monte Fammera, foto da www.parchilazio.it

La Pineta di Selvacava alle pendici del Monte Fammera, foto da www.parchilazio.it

A metà del percorso si raggiunge Esperia. Lungo il tracciato ci si imbatte nella pineta di Selvacava. La pineta si trova alle pendici del Monte Fammera, in una zona particolarmente adatta per il birdwatching, all’interno del Parco Naturale dei Monti Aurunci. Si arriva quindi all’abitato di Esperia superiore, l’antica Roccaguglielma. Nei pressi si trova il seggio di S. Filippo Neri in cui egli riposava dalle fatiche del viaggio tra Cassino e Gaeta. Qui ci si addentra nel Parco degli Aurunci dove cavalli allo stato semibrado e capre ricordano che un tempo queste terre pullulavano di pastori e allevatori.

La strada che sale fino al Redentore

La strada che sale fino al Redentore

E’ questa la parte più ripida dell’intero percorso nel cui punto più alto, a 1250 m sopra il mare, si raggiunge il Monte Redentore.

Cima del Redentore con la spettacolare vista su Formia

Cima del Redentore con la spettacolare vista su Formia

Da qui il paesaggio sul mare è davvero suggestivo. Cominciando la discesa sull’altro versante, poco dopo si incontra l’eremo di San Michele Arcangelo. L’eremo risale all’830 ed è perfettamente incastonato nella roccia. La facciata, tuttavia, è in stile neogotico e risale al XIX secolo. La cappella e la vista che si godono da qui sono spettacolari. Il luogo è particolarmente ricco di acque sorgive. Le pareti della chiesa stessa fungono da fonte.

Il suggestivo Eremo di san Michele Arcangelo

Il suggestivo Eremo di san Michele Arcangelo

La tappa successiva è Filetto di Formia, al rifugio Acquaviva e successivamente al Santuario della Madonna della Civita, dove sostò S. Filippo Neri.
Il suo passaggio è ricordato da un’incisione sulle pareti del Santuario. Queste parti degli Aurunci furono teatro delle vicende del brigante Michele Pezza passato alla storia come Fra Diavolo da Itri. Fra Diavolo nacque nel 1771 e morì impiccato a Napoli a Piazza Mercato nel 1806. Considerato il primo brigante della storia, Michele Pezza è anche noto per le sue imprese difensive nei confronti dell’invasione francese, nel periodo delle guerre napoleoniche. Fra Diavolo iniziò la sua adolescenza aiutando il padre nel lavoro nei campi. Il padre notò però l’interesse per i cavalli del ragazzo e lo mandò a lavorare nella bottega di un sellaio. Un giorno, durante un’accesa discussione con quest’ultimo, Fra Diavolo lo uccise con un grosso ago usato per imbastire le selle. Quindi assassinò anche il fratello del sellaio, che gli aveva giurato vendetta. Da questo momento iniziò un periodo di lungo vagabondaggio del brigante nelle terre dei Monti Aurunci. Successivamente egli si trasferì più a sud a Sonnino, nello Stato Pontificio. Forse prestò servizio presso le guardie pontificie ma, come latitante, entrò in contatto con numerosi briganti, tra i quali acquistò una notevole considerazione, degna di un capo.
Queste terre raccontano ancora la storia di uno dei più noti fuorilegge del Lazio.
Da Itri passa l’ultima tappa del cammino, per arrivare poi finalmente a Gaeta e alla Montagna Spaccata, ai cui piedi parte il sentiero per i luoghi del Santo. Qui termina il Cammino di S. Filippo Neri.

LE TAPPE DEL PERCORSO
(Tempi di percorrenza: 4-6 ore per tappa)

TAPPA N°1 – CASSINO – S.AMBROGIO
Lunghezza: 18,8 Km
Percorso: Facile

TAPPA N°2 – S.AMBROGIO – S.ANDREA
Lunghezza: 9,8 Km
Percorso: Facile

TAPPA N°3 – S.ANDREA – MADONNA DEL PIANO AUSONIA
Lunghezza: 18,1 Km
Percorso: Impegnativo – dislivello in salita 990m – dislivello in discesa 1020m

TAPPA N°4 – MADONNA DEL PIANO – ESPERIA
Lunghezza:
11,9 Km
Percorso: medio/facile

TAPPA N°5 – ESPERIA – FILETTO
Lunghezza:
24,1 Km
Percorso: impegnativo – dislivello in salita 1050m – dislivello in discesa 550m

TAPPA N°6 – FILETTO – MADONNA DELLA CIVITA
Lunghezza:
16,5 Km
Percorso: impegnativo – dislivello in salita 450m – dislivello in discesa 450m

TAPPA N°7 SANTUARIO MADONNA DELLA CIVITA – MONTAGNA SPACCATA GAETA
Lunghezza:
20,2 Km
Percorso: impegnativo – dislivello in salita 350m – dislivello in discesa 950m

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