Che il Lazio sia uno scrigno di tesori, lo abbiamo ampiamente raccontato, nonostante ciò, ancora oggi ci stupiamo, restando affascinati, delle piccole e meravigliose scoperte che questa fantastica regione ci dona. E dunque, si va, gambe in spalla, alla scoperta del “Marmo di Piazza”.
Dove? Nel comune di Toffia. Un piccolo centro in provincia di Rieti dove l’aria, nei mesi più freddi, ha il profumo dell’olio molito e in estate quello dei ciliegi in fiore.
Vieni con noi in Piazza Lauretana, di fronte alla chiesa della Madonna di Loreto. Qui si trova il “Marmo di Piazza”, un reperto di epoca romana. Si tratta di una grossa pietra di forma leggermente ovale, il cui diametro si aggira tra i 135 e i 110 centimetri, con uno spessore di circa 20.
E fin qui nulla di particolare, penserai. In effetti andare in un borgo, solo per vedere una pietra, non sembra avere molto senso. Sbagliato! La nostra, è una storia fatta anche da particolari come questo, che possono sembrare privi di significato, ma così non è.
Secondo diverse fonti il “Marmo di Piazza” era utilizzato come tavola dove si stipulavano affari, saggiando la moneta di scambio, sulla sua superficie, in virtù del suo “buon” suono.
Quindi il “Marmo di Piazza” era lo strumento fondamentale a Toffia per concludere un buon affare.
Quale fosse il suono che la moneta emettesse al contatto con il marmo lo possiamo solo immaginare, ma anche solo nell’immaginazione questa storia ha un “sapore” meraviglioso, perchè sa di tradizioni non andate perse, sa di una cultura lontana resa più vicina dall’abilità che i frassaroli hanno avuto nel conservarla e tramandarla.
La pietra poggia su un basamento di tamburo di colonna a sezione quadra, cimata agli angoli, con un capitello stilizzato di presumibile attribuzione stilistica all’arte romanica. Non si hanno precise indicazioni sulla sua provenienza.
In questa zona del paese si trovano altri reperti di epoca romana che fanno pensare che vi fosse un qualche sepolcro o tempio posto sulle fondamenta dell’attuale chiesa di Santa Maria Nova.
Un tempo la pietra era inserita da una parte nella muratura di una parete e poggiata dall’altra sul basamento. Durante i recenti restauri la pietra è stata scalzata dal muro e centrata sul basamento. Non sappiamo se la sua precedente posizione e allineamento sia stata mantenuta. Questo, va detto, solamente per capire se le due rappresentazioni grafiche che sono incise sulla faccia superiore avessero un riferimento di orientamento geografico o cosmologico. Infatti sulla sua superficie troviamo una rappresentazione grafica comunemente definita “filetto” e un’altra scacchiera con linee ortogonali e diagonali.
Ti abbiamo incuriosito… la curiosità va colmata e Toffia è lì, nella bella Sabina, proprio per questo!