I versi di Trilussa, riecheggiano e si sparpagliano lungo i vicoli di quella Roma bella e maledetta dove nacque e visse dal lontano 26 ottobre 1871. Nel suo centocinquantesimo compleanno, passeggiamo “con lui” a Trastevere nella città che ha amato e criticato, cantato e ironizzato.
Trilussa, anagramma di Salustri, il cognome del sommo poeta, scrittore e giornalista romanesco, è nato nel Rione Campo Marzio, nella casa in via del Babuino dove incontriamo la targa apposta 50 anni fa per celebrarne il centesimo compleanno.
Non lontano, un’altra targa ricorda la casa-studio dove visse e lavorò il celebre poeta fino alla morte, apposta in via Maria Adelaide di Savoia 7 nel quarto anniversario della sua scomparsa. Qui leggiamo l’incipit della sua poesia “La strada mia”:
La strada è lunga, ma er deppiù l’ho fatto:
so dov’arrivo e nun me pijo pena.
Ciò er core in pace e l’anima serena
Der savio che s’ammaschera da matto.
Se me frulla un pensiero che me scoccia
Me fermo a beve e chiedo ajuto ar vino:
poi me la canto e seguito er cammino
cor destino in saccoccia.
Ma chi era davvero Trilussa? La sua vita in questo loft è narrata nella Stanza di Trilussa, la videoinstallazione nel Museo di Roma in Trastevere, a piazza Sant’Egidio, che proietta quattro aspetti della sua personalità poliedrica: l’uomo pubblico, l’uomo privato, il poeta e disegnatore dilettante, le amicizie e la passione per le donne. I quattro quadri animati svelano la sua essenza attraverso fotografie, lettere, giornali, disegni e filmati, mentre alcuni oggetti ne completano il tratteggio.
Passeggiando a Trastevere “ner core de Roma”, arriviamo a piazza Trilussa, davanti a ponte Sisto. Fino al 1952 era infatti nota come piazza ponte Sisto e ospitava la ricostruzione del 1898 dell’antica fontana in via Giulia realizzata nel 1613 dal Vasanzio e Giovanni Fontana. Dal 1954, si contende la piazza con la Statua di Trilussa. Lorenzo Ferri scolpì il bronzo ritraendo il poeta mentre recita in romanesco e accanto si legge “All’ombra”.
Trilussa morì a 79 anni e a pochi giorni dalla nomina di Senatore a vita, un omaggio alla sua enorme popolarità, e giace nel Cimitero Monumentale del Verano, anche qui accompagnato da una delle sue poesie più note in cui ci suggerisce che “Tutto sommato, la felicità è una piccola cosa”.
Ci ha raccontato 50 anni di romanità descrivendo con ironia graffiante e languida malinconia usi e costumi, vizi e virtù della piccola borghesia romana, ha riscritto e attualizzato le favole di Esopo, ha raffigurato le stagioni e dato voce agli animali, e ha trasformato in parole immortali le emozioni e gli istinti che tutti provano, allora come oggi.
Forse proprio perché raccoglie un così ampio spettro di argomenti e sentimenti in rime semplici che molti proverbi derivano dai suoi pensieri e molti suoi componimenti hanno “dato il La” ad altri artisti. Claudio Baglioni, con “Ninna nanna nanna ninna” riprende liberamente il testo de “La ninna nanna della guerra”.
“Se io mangio due polli e tu nessuno statisticamente noi ne abbiam mangiato uno per uno”
Così Jovanotti in “Penelope” riassume il concetto trilussiano “del pollo” ne “La Statistica”.
Festeggiamo quello che fu un vero e proprio influencer, alto 2 metri… impossibile confonderlo in tutti i sensi!