La Pasqua è una festività che offre l’occasione di rivivere le tradizioni culturali e culinarie del Lazio. Scoprite con noi imperdibili rappresentazioni sacre della Passione e immancabili tavole imbandite per la colazione.
A Roma partecipare alla celebrazione della Via Crucis, presieduta dal Papa al Colosseo, è un’esperienza da provare almeno una volta nella vita.
La rievocazione della “Passione e Morte di Gesù” viene tramandata con orgoglio a Cerveteri. Sono coinvolti figuranti in abiti d’epoca, cavalli e bighe per ripercorrere le ultime ore della vita di Gesù. L’ultima tappa è la crocifissione sul Monte Golgota. Segue uno straordinario gioco di luci, musiche ed effetti speciali per simboleggiarne la resurrezione.
I piatti della tradizione imbandiscono la tavola della domenica di Pasqua. Non sono certamente all’insegna della leggerezza a Roma e nel Lazio perché la colazione della domenica di Pasqua è un vero e proprio rito. Non può mancare la corallina, il salume tipico da accompagnare con la pizza di Pasqua. È chiamata anche pizza cresciuta o ricresciuta ed è a base di farina, uova, pecorino o parmigiano.
Ci sono poi le uova di cioccolata, le uova sode decorate con i colori più svariati e un’infinità di torte salate. Per il pranzo i protagonisti sono l’abbacchio, la coratella, i carciofi da cucinare con ricette per tutti i gusti e gli asparagi. E se avanzi qualcosa? Via con i preparativi per la scampagnata di Pasquetta!
In Ciociaria è imperdibile a Boville Ernica, uno dei Borghi più Belli d’Italia, la tradizionale manifestazione “Pasqua con Giotto”. Nei giorni di Pasqua e Pasquetta molti turisti visitano il Mosaico di Giotto, la più antica raffigurazione marmorea della Natività, e la croce del primo Giubileo del 1300 conservato nella chiesa di San Pietro Ispano.
In Ciociaria si aggiungono ai piatti tipici della tradizione romana anche il Tortolo e il Tortano. Sono due varianti di pizza dolce realizzate con anice, la prima, e con il rum, la seconda. Ad Anagni, si predilige la Torta Pasqualina a base di pasta frolla e con un ripieno di ricotta e alchermes. È difficile descrive i molteplici sapori della Pigna con il suo impasto lavorato in oltre 4 giorni. È una delizia per il palato con uvetta, vaniglia, cannella, anice e canditi di arancia e limone. È una delizia anche per gli occhi, con la succulenta superficie ricoperta di glassa di zucchero fondente o codette arcobaleno.
Tra le tradizioni pasquali in provincia di Latina, a Sezze e Maenza oltre 500 figuranti interpretano i ruoli dei personaggi della Passione di Cristo. Dalla Domenica delle Palme al Venerdì Santo, la sfilata di piazza in piazza è caratterizzata da una particolare cura nei costumi, effetti sonori e scenografie a grandezza naturale. A tessere il filo conduttore della storia sacra e ad annunciare le scene è un Profeta o un Evangelista che legge le frasi del Vangelo. Molti gli attori tra la folla che gridano e partecipano. Il pubblico rivive una storia accaduta 2000 anni fa in una rappresentazione fedelissima. I borghi si trasformano in una piccola Gerusalemme.
A voi la scelta tra il tòrtolo salato di Sezze, accompagnato deliziosamente con la corallina e il buon vino delle colline pontine, e la dolce caciata di ricotta, detta casàta a Bassiano e caciatèlla a Roccasecca dei Volsci. Tra i dolci pasquali locali, incontriamo i biscotti tipici dei monti Lepini, a forma di cavalluccio e bambola per coccolare i figli più piccoli.
Risalendo nell’Alta Valle del Velino, a Leonessa si susseguono riti sacri, processioni e atti di fede dall’antico sapore tradizionale. Le processioni sono ben tre.
La Processione del Cristo Morto attraversa le strade cittadine nella notte del Venerdì Santo. Emozionante l’incontro davanti la chiesa di San Pietro tra la statua del Cristo morto seguito dalle “Tre Marie” e Veronica scalze, e da sua madre Maria. Alle ore 15 del Sabato Santo, la Processione della Madonna della Pietà. A notte inoltrata, la veglia pasquale annuncia la Risurrezione. La mattina di Pasqua alle ore 7, la Processione con lo stendardo del Cristo Risorto è aperta dal suono di tre campanelle
La benedizione delle uova al termine della celebrazione ripete un rito antico di questa terra. Qui la pizza pasquale dolce, fatta rigorosamente con la ricetta della nonna, batte la colomba sulle tavole pasquali!
Girando qua e là per il viterbese è facile notare il profilo di un giglio araldico a tre petali. È lo stemma dei Farnese, i “signori” della Tuscia. Indelebili i segni del loro potere come le rovine dell’antica città di Castro. La cinquecentesca capitale fu realizzata da Antonio da Sangallo. Alcuni reperti si conservano nel Museo Civico Archeologico “Pietro e Turiddo Lotti” a Ischia di Castro.
Altri furono i centri dominati dalla famiglia. Caprarola con il suo palazzo costruito dal Vignola, famoso per la scala elicoidale, le splendide sale affrescate e il bellissimo giardino all’italiana. E ancora Canino, che diede i natali a papa Paolo III Farnese, e Gradoli dove ancora oggi nelle sale dell’antica residenza è dislocato il Museo del Costume Farnesiano. Non ultimi, Capodimonte, dove si dice soggiornasse la bella Giulia Farnese, L’‘Isola Bisentina eletta a ultima dimora dei rampolli della casata, e Ronciglione unico esempio sopravvissuto dell’urbanistica farnesiana. Dopo tanto pellegrinare un po’ di relax termale non fa male magari in compagnia dei tozzetti alle nocciole e di vino Aleatico.