Si chiamava Schiavi perché custodiva gli schiavi di Caio Mario, il condottiero romano di Arpino. Fontechiari è un piccolo borgo medievale, con stradine strette e ripide intorno al palazzo fortificato.
Come lascia intuire il nome, attribuito solo nel 1862, limpide sorgenti punteggiano il territorio di Fontechiari, piccola gemma della Valle di Comino, circondata da mura, conservate solo in parte.
Svetta coi suoi 25 m di altezza la duecentesca torre quadrata dei Boncompagni, integrata in un sistemo difensivo di segnalazione con la torre di Arpino e il Castello di Vicalvi.
Medievale era anche la chiesa dei SS. Giovanni Evangelista e Battista, ristrutturata nel sec. XVIII, che conserva affreschi del Trecento, una bella croce processionale d’argento, e dipinti attribuiti a Cavalier d’Arpino.
Meritano una visita il santuario della Madonna dei Fratelli, per il quadro della Madonna del Rosario del Cavalier d’Arpino e per il Cristo ligneo del XIII secolo, di ottima fattura, e l’ Eremo di Sant’Onofrio, tra i più suggestivi del Lazio meridionale con un’ampia grotta e l’affresco del santo anacoreta con scene della sua vita in otto riquadri.
Da non perdere è il Cimitero Napoleonico, esempio unico del l’Italia centrale; costruito nel 1838 in seguito all’editto napoleonico di Saint Cloud, riprende il modello imperiale a forma cilindrica, su due piani, con l’aggiunta di un giro di cappelle gentilizie, secondo il progetto conservato nell’Archivio storico comunale.
Caratteristica del territorio di Fontechiari è la produzione del Pecorino di Picinsico DOP, un formaggio che mantiene immutati nel tempo le tecniche di allevamento e di produzione per l’abilità di pastori e caseari.