“Carnuale è ‘ne bon’ome: tè la faccia de galantome, uà gerenne pe’ Frusenone, pe’ magnasse gli maccarune”. (“La canzone de Carnuale”, canto popolare)
La festa della “radeca”, il Carnevale di Frosinone, trae la sua importanza dalla celebrazione dell’eroica rivolta dei frusinati contro le truppe d’occupazione francesi avvenuta nel 1798 e nel 1799. Nella vicenda si inserisce la ben nota figura del generale francese Jean Antoine Étienne Vachier detto Championnet.
La festa inizia verso le ore 14.00 del Martedì Grasso (dopo un pranzo che il costume vuole a base di “maccarune”) e il corteo prende il via dal rione Giardino dove è ubicata la casa del Carnevale, lascito di un cittadino facoltoso di cui non si conosce il nome.
L’allegra processione è preceduta da un carretto che trasporta una botte di vino. Procedono a breve distanza i gruppi dei “radicari”, l’anima della truppa, seguiti dai rappresentanti dell’amministrazione comunale che portano il gonfalone della città. Poi viene la banda musicale che esegue ininterrottamente la canzone di carnevale ed infine il carro trainato da quattro cavalli che trasporta il “rubicondo” generale Championnet che con una mano si tiene la pancia satolla e con l’altra saluta la folla.
La maggior parte dei partecipanti brandisce la “radeca” (foglia d’agave), pochi innalzano la cima di cavolfiore (pantanari) antico segno di appartenenza ad una fascia rurale. Con tali “armi” si accompagnano nel ballo con una canzone che in una prima parte risulta lenta, a ricordare i soprusi subiti e l’oppressione di un popolo, e nella seconda parte più allegra e festante a testimonianza della ritrovata libertà. Durante quest’ultima fase, più vivace, nella strada i radicari e i pantanari si scatenano in uno sfrenato saltarello, eseguito in vari cerchi, esclamando all’unisono un cadenzato “esseglie’, esseglie’, esseglie’!”.
Nel corso della sfilata è necessario rispettare alcune regole: bisogna assolutamente prendere la “radeca” se non si vuole incorrere in una punizione che prevede l’inchino del contravvenente per subire un certo numero di “radecate”.