L’EtnoMuseo Monti Lepini nasce per individuare, conservare e valorizzare i patrimoni culturali e le tradizioni popolari delle comunità lepine, con spirito critico e in costante rapporto con le realtà europee e internazionali.
L’EtnoMuseo ha preso sul serio la proposta di rendere il museo ad un tempo un luogo sacrale e uno spazio di sperimentazione e discussione dove mettere in scena la sopraggiunta crisi nelle fonti di legittimazione e di autorità, il farsi problematica e rinnovata dell’istituzione museale.
L’EtnoMuseo si è messo al servizio delle comunità locali sia in virtù della strategia di ascolto attivata con la ricerca etnografica sia con la realizzazione di laboratori didattici, mostre ed eventi che hanno avuto per scopo proprio il diretto coinvolgimento della gente lepina nell’opera di conoscenza e autorappresentazione. Un esempio è il grande ritratto di Roccagorga, oltre 3000 persone in posa con sfondo la bella piazza barocca, realizzato nel 1992 e ripetuto circa 15 anni dopo per documentare continuità e differenze, assenze e volti nuovi nei cambiamenti intervenuti.
L’EtnoMuseo nasce dalle interpretazioni da parte dei ricercatori (in particolare Antonio Riccio, Emilio Di Fazio, Donatella Occhiuzzi) delle riflessioni dei Rocchigiani sulla loro vita, sulla loro storia: è un esperimento nella ricostruzione di un’identità comunitaria, un percorso nella cultura locale per consentire di riflettere su come siano cambiati nel Novecento sentimenti, abilità, stili di vita e senso dell’appartenenza.
L’EtnoMuseo rende operativa la considerazione antropologica che le differenze culturali risaltano in modo più chiaro e trasparente quando si ha modo di ricondurle all’interno di uno scenario storicamente e spazialmente determinato di rapporti sociali, stili espressivi, mappe cognitive, campi simbolici, tratti della mentalità, e soprattutto azioni narrative. Anche quando l’EtnoMuseo si sofferma a descrivere tecniche di lavoro, o mette in scena oggetti il cuore va in direzione dei discorsi, dell’immateriale: le relazioni sottese alle pratiche, le convenzioni implicite, i modelli di rappresentazione, le forme dell’immaginario, i repertori narrativi, musicali.
Un museo dunque che vuole documentare e farci fare in qualche modo esperienza di sensibilità, di stili di vita e di convivenza, di emozioni che sono qui validi e non altrove.
Fra i titoli di alcune mostre realizzate in loco ed itineranti abbiamo: Sant’Erasmo, l’Eremo e la Rocca. Immagini di una devozione popolare nei Monti Lepini, Sonore Abilità. Gli strumenti musicali popolari dei Monti Lepini, La perdissione a Piperno. Suoni, voci e canti del Venerdì Santo a Priverno, Che Bambole. Immagini di identità in viaggio, Cronache di un Eccidio. La Pasqua Rossa di Roccagorga nella cronaca della stampa dell’epoca.
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