Strade, piazze, pensieri, libri… tutto e tanto dedicato a lui, il Sommo Poeta, Dante, Alighieri ovviamente! A 700 anni dalla sua morte lo ricordiamo con un viaggio, tappa dopo tappa, nel Lazio!
Addirittura un lontano puntino nel cielo lo celebra. Un piccolo asteroide, sette chilometri di diametro, vagava ignaro nei cieli dell’Arizona quando venne scoperto e battezzato come Dante Alighieri. Venne avvistato agli inizi di febbraio del 1981 da Norman G. Thomas dell’osservatorio di Lowell, quarant’anni fa, anniversario tondo, anche per lui, come per il poeta.
L’Inferno, la “selva oscura e paurosa”, l’incontro con le fiere che rappresentano le debolezze umane, da qui comincia il viaggio che ha portato Dante all’immortalità. “Lasciate ogni speranza, voi ch’intrate”. Chi non lo ricorda questo verso, chi giovane non lo scrisse sulle porte dei bagni del liceo o meglio ancora sulle colonne d’entrata alla scuola…
Chi per un “verso”, chi per un altro, Dante è nelle menti di tutti, e per molti è anche nei cuori, perché “Amor, ch’a nullo amato amar perdona” c’ha fatto sognare, da adolescenti e non solo, perché Paolo e Francesca volevamo esserlo un po’ tutti.
Insomma, Dante manca, il Sommo Poeta manca, da ben 700 anni.
Lo ricordiamo nelle tappe che Alighieri toccò, per presenza e per poesia, nel Lazio.
Viterbo venne attraversata da Dante nel 1300 durante il suo viaggio a Roma per l’Anno Santo. Il poeta ebbe modo di vedere il singolare scenario della collinetta del Bullicame, alle porte della città, la cui caldera fumante di acqua termale gli suggerì la pena per i Violenti contro Dio nel XII e XIV Canto dell’Inferno. “Quale del Bulicame esce ruscello/ che parton poi tra lor le peccatrici, / tal per la rena giù sen giva quello. /Lo fondo suo e ambo le pendici /fatt’era ’n pietra, e ’ margini dallato; / per ch’io m’accorsi che ’l passo era lici”.
Dalla Tuscia alla Ciociaria, che per alcuni potrebbe essere stata la patria natia degli Alighieri.
Secondo i dantisti, Dante Alighieri avrebbe effettuato due soggiorni in Ciociaria, terra del Lazio meridionale, e per questo motivo avrebbe citato alcuni luoghi e personaggi ciociari nella sua Divina Commedia. Anagni, per il celebre “schiaffo” subito da papa Bonifacio VIII, il fiume Liri e Ceprano, ove Manfredi ebbe la sua ultima sepoltura. Il Monte Cacume e Montecassino, dimora dei seguaci di San Benedetto. Tra i personaggi, poi, compaiono i pontefici ciociari Innocenzo III e Bonifacio VIII, Cicerone, Giovenale e San Tommaso d’Aquino. Ma c’è di più. Per alcuni studiosi, l’Alighieri stesso avrebbe avuto origini ciociare: gli Elisei di Firenze, che in un secondo momento mutarono il nome in Alighieri, infatti, discendevano dai Frangipane di Roma, che a loro volta provenivano dalla Gens Anicia, originaria dei monti Ernici, in Ciociaria ovviamente!
Tra le tappe dantesche indimenticabile è il Castello di Fumone dove fu rinchiuso, per il celebre “gran rifiuto”, e qui morì Pietro Angeleri da Morrone, diventato Papa Celestino V nel 1296 alla veneranda età di 85 anni.
Oggi l’edificio è ancora in ottimo stato ed è visitabile al pubblico, l’ingresso è a pagamento ed è possibile visitarlo solo accompagnati da una guida. All’interno troverete un Santuario in onore dell’umile Papa, così come potrete esplorare i sotterranei e vedere con i vostri occhi la cella nella quale finì i suoi giorni lo sfortunato Celestino V.
Altra tappa è la zona di Latina e della Riviera di Ulisse (XXVI canto dell’Inferno), luogo dell’incontro di Dante con Ulisse nella bolgia dei Consiglieri Fraudolenti, e da cui l’eroe omerico inizia il suo viaggio verso lo Stretto di Gibilterra e le Colonne d’Ercole, dopo essersi separato da Circe. Un altro riferimento è quello con il fiume Garigliano-Liri, il “fiume verde” di cui Dante parla nel Canto di Manfredi (III canto del Purgatorio). Tra le celebrazioni di questi giorni, quelle che si tengono a Castelforte, Fondi, Latina, Priverno e Sermoneta, ma molte altre ne seguiranno nel corso dell’anno.
Ovviamente Roma non poteva mancare tra i luoghi toccati dal poeta. In un passo della Divina Commedia, per l’esattezza del canto XVIII dell’Inferno, Dante paragona il procedere in senso opposto delle due schiere di peccatori della prima bolgia, ai pellegrini che sul ponte Sant’Angelo, durante il Giubileo, si incrociavano, gli uni diretti a San Pietro, gli altri, di ritorno, diretti a Monte Giordano: “come i Roman per l’essercito molto, / l’anno del giubileo, su per lo ponte / hanno a passar la gente modo colto, / che da l’un lato tutti hanno la fronte / verso ’l castello e vanno a Santo Pietro; / da l’altra vanno verso il monte…”. La notizia del “doppio senso di marcia” sul ponte, disposto per organizzare la grande ressa («l’essercito molto») di quelli che andavano e venivano dalla Basilica, la si ritrova solo in Dante come fosse un ricordo personale.
Avete più di uno spunto per onorare il Sommo Poeta, dalla Tuscia alla Ciociara a Latina, fino a Roma… sulle tappe di Dante.