Civita Castellana è un borgo nella Tuscia ricco di necropoli e santuari. Già nell’epoca preromana raggiunse un alto livello di civiltà come capitale del popolo italico dei Falisci.
Imperdibili le numerosissime botteghe artigiane nel centro storico per scovare piccole riproduzioni di ceramiche etrusche, falische e greche. C’è poi chi realizza complementi d’arredo classico e moderno e chi dipinge sulle ceramiche nello stile tipico della Tuscia viterbese. Le origini della lavorazione della ceramica risalgono al popolo etrusco. Gli scavi archeologici nelle necropoli hanno portato alla luce molti reperti che documentano la forte presenza dell’Arte della Ceramica ad altissimo livello. Le ceramiche artistiche della Tuscia viterbese si contraddistinguono per essere prodotte con argille cotte a diverse temperature. La lavorazione della ceramica si sviluppò anche a livello industriale divenendo una delle maggiori voci dell’economia di Civita Castellana. Ne è un esempio l’industria dei sanitari. Per conoscere l’evoluzione del settore dalla fine del ‘700 fino alla fiorente produzione industriale degli anni ’70, basta visitare il Museo della Ceramica Casimiro Marcantoni allestito all’interno dell’ex Chiesa San Giorgio, nel borgo del paese.
Nel Forte Sangallo di Civita Castellana rivive la storia tra il 1400 e il 1500, con i passaggi illustri dei Borgia e quelli oscuri del brigante Gasbarrone. Edificato sui resti di una preesistente rocca medievale, per secoli ha reso inespugnabile Civita Castellana. Il Forte Sangallo è un’opera monumentale che porta la firma del celebre architetto e ingegnere militare Antonio Giamberti da Sangallo, detto il Vecchio. La rocca è uno dei suoi massimi capolavori. Fu dimora papale fino agli inizi del 1800 per poi essere usata come carcere politico. Dal 1846 al 1861 divenne un carcere militare e, a partire dal 1905, una casa circondariale del Regno d’Italia.
Il Forte Sangallo ebbe un lungo periodo di decadenza dopo la dismissione del carcere nel 1961 che terminò alla fine degli anni 60 con il restauro conservativo dell’edificio. Oggi è sede del Museo Archeologico dell’Agro Falisco. È il punto di raccolta dei reperti archeologici rinvenuti nell’Agro Falisco durante le campagne di scavo di fine 1800. Il percorso espositivo del Museo si articola in nove sale. Sono situate al piano nobile del palazzo, negli antichi appartamenti papali, e allestite in ordine topografico e cronologico.
Vi è documentata la ricca produzione di ceramica del centro principale del territorio, Falerii Veteres, l’odierna Civita Castellana. Le testimonianze vanno dai reperti più antichi, a decorazioni graffite e plastiche, a quelli del IV e III secolo a.C., realizzati a vernice nera, argentata, sovradipinta e a figure rosse. Non mancano oggetti provenienti dai diversi santuari della città e da Corchiano e Narce. Imperdibili il cranio con la dentatura in oro ancora ben definita, un carro romano, unico al mondo, un modello ripreso in età imperiale.
Imperdibile la visita al Duomo dei Cosmati, conosciuta anche come Cattedrale di Santa Maria Maggiore, il più importante luogo di culto di Civita Castellana. Sapevate che proprio qui nel 1770 il famoso compositore austriaco Wolfgang Amadeus Mozart suonò l’organo durante una sosta nel borgo mentre tornava da Roma? Una targa posta all’ingresso del Duomo ricorda l’eccezionale evento.
Civita Castellana offre anche panorami di bellezza unica. Come il paesaggio che si può ammirare dal Ponte Clementino, che divide il centro storico dalla parte nuova del paese.
Ma è possibile scegliere di passeggiare anche lungo la via Amerina, un antico sentiero romano perfettamente conservato che attraversa il territorio degli antichi Falisci. Sull’antica via Amerina, a circa 5 chilometri da Fabrica di Roma e Civita Castellana, visitate il sito archeologico di Falerii Novi.
Tra i piatti tipici, degustate il frittellone soprattutto alla Sagra del Frittellone a settembre. Il Frittellone è una omelette sottilissima che viene arrotolata e spolverata di pecorino. Un vero simbolo della tradizione culinaria civitonica.
Tra le feste più vissute e scenografiche, c’è il Carnevale Storico Civitonico con i carri allegorici e i gruppi mascherati che guidano le sfilate in una esplosione di colori. Alla fine dei festeggiamenti, si mette al rogo il Re Carnevale “Puccio” mentre tutti degustano i frittelloni. L’investitura del Re Carnevale avviene alla festa di Sant’Antonio Abate del 17 gennaio. Il Puccio di cartapesta è una figura di fantasia, un pupazzo panciuto e rubicondo che vive di bisbocce e sregolatezza. Fa da corollario la più bizzarra banda che si conosca, La Rustica, in grado di trasformare gli oggetti più stravaganti in strumenti musicali.