A 50 anni dalla sua scomparsa il 13 novembre 1974, ricordiamo alcuni dei luoghi nel Lazio toccati dal Cinema Immortale di Vittorio De Sica, il padre del Neorealismo Italiano.
Passeggiando tra i vicoli del centro storico di Sora s’incontra la casa in cui nacque Vittorio De Sica, nel lontano 7 luglio 1901. Siamo in un borgo ciociaro attraversato dal fiume Liri, meravigliosamente immerso tra le tre valli del Liri, di Comino e di Roveto.
Parlami d’amore, Mariù
Tutta la mia vita sei tu
Gli occhi tuoi belli brillano
Come due stelle scintillano
Ricordate questa vecchia canzone? Non tutti sanno che fu la prima colonna sonora di un film italiano presentata al primo Festival di Venezia nel 1932. È con “Parlami d’Amore Mariù” che De Sica diventò, non solo un supremo attore e regista teatrale e cinematografico, ma un cantante. Il grande attore raggiunse la fama mondiale intonando questa canzone di Cesare Andrea Bixio in “Gli uomini, che mascalzoni…” di Mario Camerini.
Tra i tanti film che lo hanno visto protagonista come attore o regista, resta indimenticabile il mambo ammiccante di Sophia Loren per Vittorio De Sica in “Pane, amore e…”, girato da Dino Risi nella Penisola Sorrentina. “Pane, amore e fantasia” fu invece girato a Castel San Pietro Romano con due protagonisti d’eccezione: De Sica e Lollobrigida, la Bersagliera. Ancora a Castel San Pietro Romano, Sergio Corbucci fu alla regia di “I due Marescialli”, con il duetto De Sica – Totò.
E poi ancora, “Ieri, oggi e domani” (1963) con l’indelebile scena dello spogliarello di Sophia per Marcello, e “Il giardino dei Finzi Contini”, girato da De Sica in parte a Villa Ada e Villa Strohl-Fern a Roma e vincitore dell’Oscar Miglior Film Straniero nel 1972.
La bellezza di Roma in bianco e nero trasforma “Ladri di biciclette” in un capolavoro universale del Neorealismo Italiano, annoverato tra i “100 film italiano da salvare” e al 4° posto tra “I 100 migliori film del cinema mondiale – I più grandi film non in lingua inglese” secondo la rivista Empire.
E poi c’è “La ciociara” del 1960, la cui sceneggiatura fu scritta da Vittorio De Sica e Cesare Zavattini, tratta dal romanzo di Alberto Moravia. Con la colonna sonora di Armando Trovajoli, nel cast brillano stelle del firmamento cinematografico come Sophia Loren (Cesira) e sua figlia Rosetta (Eleonora Brown), Jean-Paul Belmondo, Carlo Ninchi, Andrea Checchi e una comparsa di Pupella Maggio.
Molte scene di questo film sono state girate nel Basso Lazio e in Ciociaria, ambientazioni scelte per diverse pellicole cinematografiche dal Dopoguerra. Tra i luoghi dove si erano rifugiate le due protagoniste in fuga da Roma, si riconoscono gli esterni della Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Vallecorsa, la chiesa sconsacrata di San Francesco d’Assisi a Fondi, Sperlonga, Sermoneta, Itri e Saracinesco, il villaggio di Sant’Eufemia nel film, oltre a Roma.
“Signorina Margherita!”
Ricordate questo tormentone? Era il tentativo goffo e petulante di approccio al gentil sesso di Alberto Sordi in “Mamma mia, che impressione!”. Girato nei quartieri romani, Vittorio De Sica fu coproduttore con Sordi della pellicola nel 1951. Non solo.
Spavaldo con i deboli e servile con i forti, l’italiano medio di Sordi lo troviamo anche nel 1957 in “Il conte Max”. Attraversando alcuni tra gli angoli più belli di Roma, le vicende del “giornalaro” di via Vittorio Veneto raccontano lo sforzo maldestro di salire sulla scala sociale imparando “a fare il nobile” dal conte in miseria Max Orsini Varaldo, in arte Vittorio de Sica.