Se in città piove sicuramente in montagna nevica. Ed è per dare forma alla nostra prima giornata sulla neve che seguiamo questa indicazione, partendo alla volta del Terminillo unitamente al gruppo “gli amanti del trekking”.
Nel salire i tornanti osserviamo infatti come le faggete, via via che la pioggia diventa neve, perdano il loro bellissimo colore autunnale e si tinteggino di bianco.
Arriviamo al parcheggio Rialto, nevischia e la temperatura è rigida, ci armiamo di coraggio tra un sorriso e l’altro, con le ciaspole ai piedi ci affidiamo al nostro tour leader Antonio Zona per iniziare un percorso ad anello che ci porterà ad intercettare la spada della roccia, transitando per il punto panoramico dei Cinque Confini.
Nel passare vicino a festosi bambini che con i loro genitori giocano sulla neve, inforchiamo la pista da sci di fondo e ci addentriamo nel cuore della faggeta.
Qui regna il silenzio, un tappetto bianco alla base di questi alberi maestosi ci accoglie, i fusti alti con i loro rami spogli fanno penetrare la poca luce. Il percorso non ha molto dislivello, seguiamo la pista per circa 4 Km fino ad arrivare al belvedere dei Cinque Confini. Torniamo un po’ indietro e ci riaddentriamo tra gli alberi della faggeta, un percorso in salita, il fiato si fa corto e passando sopra piccoli ruscelli, con il rumore della neve ghiacciata sotto i piedi ci godiamo questo ambiente incontaminato.
Risaliamo per circa 200 metri ed intravediamo a distanza la spada nella roccia, che scopriamo essere stata trovata per caso da due escursionisti del CAI nel 1978. Non sappiamo se sia o meno l’originale, ma poco importa dopo che un nostro compagno ci ha inebriato raccontandoci la leggenda che avvolge questi luoghi.
Un tuffo nel passato, quando nel dicembre del 1307 cinque templari in fuga si trovavano accampati sulle pendici del Terminillo che era il luogo del termine, la vetta che segnava il confine tra Stato Pontificio e Regno di Napoli. Si trattava del Maresciallo del Tempio Guy de La Roche e quattro cavalieri suoi confratelli. Per sfuggire all’ordine di arresto emesso dal Papa Clemente V, il maresciallo Guy de la Roche nella notte del solstizio d’inverno decise di sciogliere il gruppo dal loro giuramento templare. Si spogliarono del loro mantello, si abbracciarono per l’ultima volta e si divisero per sempre mentre Guy de la Roche infiggeva la sua spada nella roccia. I cinque confratelli non si allontanarono di molto, uno di loro partecipò alla fondazione di Cittaducale, mentre gli altri si nascosero nelle comunità di Micigliano, Castel Sant’Angelo e Borgo Velino.
La loro storia è stata raccontata nel testamento di Fra Bernardo, nuovo nome assunto da Guy de La Roche dopo aver deciso di seguire la regola francescana presso il Santuario della Foresta di Rieti. Sempre secondo la leggenda, finché la spada resterà infissa nella roccia, i 5 comuni che sul luogo del Termine vedono incontrarsi i propri confini resteranno uniti e invincibili. Ora siamo all’interno del cerchio magico e seguiamo tutto quello che la leggenda ci ha insegnato, non toccare la spada per avere fortuna… vero o non…siamo certi che oggi siamo stati baciati dalla fortuna.
Ancora incantati riprendiamo il nostro percorso, oggi non ha mai smesso di nevischiare ed ora c’è nebbia, riusciamo a vedere ben poco ma ci ripromettiamo di tornare anche in primavera quando lo sguardo potrà perdersi verso l’orizzonte. Il fatto di esserci un pochettino inzuppati non ci priva comunque dell’idea di arrivare in qualche rifugio per mangiare un’ottima polenta calda con salsiccia… saliamo in auto e mentre decidiamo cosa fare abbiamo la certezza di aver vissuto una giornata fantastica tra miti, leggende e tanta natura…
La stagione sulla neve è appena iniziata…
Kalipè…passo lento e corto.