Nel cuore dell’antica terra Sabina, ai piedi del Monte Acuziano, in un’atmosfera mistica e selvaggia, ecco Farfa. Due sillabe, un piccolo borgo, un grande nome che le viene dal fiume che scorre vicino, il Farfarus di Ovidio, il Fabaris di Virgilio. Camminiamo sul ciottolato per ritrovarci nel Medioevo, nel villaggio sorto presso la famosa abbazia, chiuso da mura tra basse costruzioni al cui piano terreno abbiamo trovato botteghe artigiane, dal tipico architrave in legno, un tempo date in affitto dai monaci. Al piano superiore sono le stanze di abitazione, che fanno del borgo un luogo senza tempo.
Entriamo nella bottega tessile dove l’abile tessitrice intrecciando filati sull’antichissimo telaio del Seicento ha creato un delizioso e colorato tappetino. Ceramiche finemente dipinte fanno mostra di sé nella bottega vicina. La meraviglia delle antiche armature medievali ad altezza naturale e tanti piccoli soldati e dame che stupiscono grandi e piccini. Nell’Erboristeria di Monastica Officina una selezione dei migliori prodotti alimentari e di cosmetica acquistate in speciali confezioni.
Ogni strada prende il nome dalle merci che vi si custodivano. Unica contrapposizione a questo parallelismo è la strada perpendicolare, in corrispondenza dell’ingresso dell’abbazia, aperta per volontà di Alessandro Farnese nel 1572.
Dai Farnese agli Orsini, imprescindibile una visita alla chiesa abbaziale, con il portale del XIV sec., al di sopra del quale campeggia un affresco attribuito a Cola dell’Amatrice (1508) e lo stemma degli Orsini e sulla facciata frammenti di sarcofagi pagani e paleocristiani.
All’interno ammiriamo il Giudizio Universale del fiammingo Henrik van der Broek con la rara tecnica dell’olio su muro, nel 1561, la venerata immagine di una Madonna col Bambino, detta Madonna di Farfa (XIII sec.), rivestita nel XIX secolo da una lamina di ottone sbalzata che lascia scoperti solo i volti; scopriamo il soffitto del transetto e del coro decorati con le particolari grottesche della scuola degli Zuccari (1576).
Il ciclo pittorico di Orazio Gentileschi suscita la nostra curiosità quando scopriamo che anche sua figlia Artemisia, probabilmente, ha contribuito alla loro realizzazione.
Non poteva mancare un passaggio al Museo Archeologico Medioevale con i molti reperti, dal cofanetto di avorio della scuola di Amalfi dell’XI secolo alla parte posteriore del trono dell’abate Sicardo del IX secolo. Nel centro di questo museo una grande vetrina con dodici scene che raccontano i momenti più importanti della vita dell’Abbazia.
Nelle due stanze adiacenti ci sono due grandi scene che rappresentano la vita in epoca medioevale e la famosa fiera di Farfa, che ancora oggi colpisce l’immaginazione popolare e viene allestita ogni prima domenica del mese.
Poi ancora miniati di grande valore, pergamene, incunamboli, rare ed importanti edizioni come la famosa “Enciclopedia” di Diderot e D’Alambert in un’edizione stampata a Lucca nel 1700.
Nella Biblioteca sono conservati codici ed incunamboli e circa 45.000 volumi tra cui uno dei primi libri stampati in Italia, il “De Civitate Dei” di Sant’Agostino, del 1467.
Storia, cultura, tranquillità, ottimo cibo quali ingredienti per uno splendido fine settimana in Sabina…
Comune di Fara Sabina
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