Tra amici o in intimità, con la tovaglia “buona” o per un buffet informale, la tavola per la festa dell’ultimo dell’anno è bella e di buon auspicio solo se imbandita con cibo buono e genuino. Vuoi un’idea per il Cenone della Vigilia di Capodanno con un menù tipico del Lazio? Noi te ne diamo 5 +1 in omaggio per fare un figurone con un menù WOW.
Antipasto: Carciofo alla Giudìa
Il Carciofo alla Giudìa è un piatto tipico della cucina giudaico-romanesca a base di carciofo romanesco del Lazio IGP fritto due volte. La ricetta è molto antica e si pensa abbia fatto la sua comparsa nel ghetto ebraico di Roma intorno al XVI secolo. Due sono i segreti per preparare un ottimo carciofo alla giudìa: eliminare la parte più dura durante la mondatura; friggerlo due volte. Degustate questa sfiziosa “rosa croccante” come antipasto sorseggiando delle bollicine.
Primo: Amatriciana
L’Amatriciana è una Specialità Tradizionale Garantita (STG) e il simbolo di Amatrice, uno dei piatti della tradizione del Lazio più amati dagli stranieri in vacanza in Italia. Il segreto della sua bontà è nella preparazione veloce e semplice con 3 ingredienti: il Guanciale Amatriciano, il Pecorino Amatriciano o Romano DOP del Lazio, il Pomodoro. L’antichissima ricetta dei pastori era solo con il pecorino, ovvero una Gricia che, con l’aggiunta del pomodoro importato dalle Americhe alla fine del 1700, divenne finalmente l’Amatriciana. Un abbinamento perfetto è con un vino bianco Frascati superiore DOCG.
Secondo: Anguilla del lago di Bolsena alla Vernaccia
L’Anguilla DOC del Lago di Bolsena alla Vernaccia o ‘Mbriaca è una specialità culinaria così antica da essere citata persino da Dante Alighieri nella Divina Commedia. Papa Martino IV scelse la Rocca dei Papi a Motefiascone come sua residenza. Era noto per la sua passione per l’Anguilla alla Vernaccia, ovvero annegata nel vino Cannaiola di Marta e poi arrostita o fritta. Il pontefice era così ghiotto di Anguilla alla Vernaccia da essere immortalato nel canto XXIV del Purgatorio tra i golosi nel VI Girone. E per non richiare, a questo piatto non abbiniamo alcun vino!
Dolce: Torroncini di Alvito
I Torroncini di Alvito sono morbidi dolcetti che deliziano il palato con l’inconfondibile sapore della pasta di mandorle e la speciale copertura di cioccolato o, come voleva la tradizione più antica, di glassa di zucchero. La storia dei Torroncini inizia nel 700 quando in questo piccolo borgo nella valle di Comino si producevano, specialmente nel periodo delle feste di Natale, dei piccoli torroni con pasta reale bianca, canditi e glassa. La ricetta si è arricchita col passare del tempo ma i tipici Torroncini di Alvito rimangono sfizi di piccole dimensioni nell’elenco nazionale dei PAT – Prodotti Agroalimentari Tradizionali.
Come si può mangiare il torrone, o torroncino, senza il Panettone? Si apre il sipario sul panettone artigianale dall’impasto arricchito con i marroni dei monti Cimini, la nostra “idea+1”, un must durante le Feste. Ai Torroncini di Alvito e Panettone alle castagne dei Cimini abbiniamo l’Aleatico di Gradoli, un vino dolce e liquoroso prodotto nella Tuscia Viterbese.
Cotechino e lenticchie a mezzanotte
Allo scoccare della mezzanotte, calici in alto ed entra in scena il cotechino con le lenticchie. Molti le preparano in umido, altri fanno una vera e propria zuppa, ma sicuramente tutti gli italiani lo mangiano a mezzanotte perchè si sa che “porta i soldi”. Che siano quelle di Rascino, piccole e marroni con sfumature rossastre, o di Onano, tonde e saporitissime, o di Ventotene, piccoline e resistenti alla cottura, l’importante è mangiarne tante e dire a tutti
Buon Anno Nuovo!