La Casa museo di Hendrik Christian Andersen è un villino situato a Roma, nel quartiere Flaminio.
Andersen ci venne ad abitare alla fine dell’Ottocento e ci rimase fino alla sua morte, avvenuta nel 1940.
Roma fu scelta come dimora stabile dall’artista al termine di lungo viaggio in Europa, iniziato nel 1893. Hendrik era venuto nel Vecchio Continente per studiare e crescere professionalmente, come molti altri artisti a lui contemporanei.
Di origine norvegese, naturalizzato americano, Andersen fu pittore, scultore e urbanista di grande genio e la casa museo di Roma ne è testimonianza.
Il villino, in stile eclettico neo-rinascimentale, fu costruito negli anni Venti su progetto dello stesso Andersen, in collaborazione con altri architetti.
Sul portone d’ingresso campeggia la scritta Villa Helene. Helene era la madre dello scultore, e a lei è dedicato il villino.
La casa fu donata dall’artista allo stato italiano, che ne venne in possesso al momento della sua morte e fu aperta al pubblico come museo nel 1999.
Nella casa museo sono conservati i gessi e i bronzi, ossia le opere monumentali dell’artista che lo hanno reso celebre.
Troviamo anche circa duecento lavori di pittura di Hendrik, molti custoditi nel deposito ed esposti nella casa in mostre temporanee. I lavori sono autoritratti e paesaggi perlopiù e testimoniano l’evoluzione che l’artista ebbe nella sua produzione pittorica. Si passa infatti da una prima fase, in cui i quadri sembrano quasi delle bozze preparatorie ai suoi lavori urbanistici e di scultura, ad una seconda fase in cui il gesto pittorico si fa più deciso e maturo.
Nella casa museo si conservano anche circa trecento disegni.
Le opere di Andersen sono esposte in due grandi atelier al piano terra dello stabile.
Al primo piano dell’edificio troviamo invece la dimora di Andersen.
Nella casa lo scultore abitò con la madre Helene, la cognata Olivia Cushing, moglie del fratello Andreas prematuramente scomparso e con Lucia Lice.
Lucia era una giovane donna di origini ciociare che era stata adottata dalla famiglia Andersen e che, da un certo momento in poi, divenne la musa ispiratrice dell’artista e la sua modella. L’abitazione di Hendrik racconta dunque chiaramente questa presenza femminile, che influenzò così profondamente il lavoro dello scultore. Helene ma soprattutto Olivia Cushing incoraggiarono e sostennero finanziariamente Andersen. L’artista maturò così la consapevolezza dell’importanza della donna nel mondo e nella società, come vediamo dalle sue opere che tanto spazio dedicano al ruolo e alla figura femminile.
Tutto il lavoro di Andersen ruota attorno al progetto utopico di una “Città mondiale”. La città, che non sarà mai realizzata, doveva essere la sede di una perenne laboratorio di idee nel campo dell’arte, delle scienze, della filosofia e della religione.
Come architetto e urbanista visionario Hendrik, insieme a Ernest Hébrard, pubblicò nel 1913 il trattato che delineava la filosofia alla base del suo progetto, l’opera A World Center of Communication. Nel tomo emerge la struttura di una città in cui l’arte e soprattutto l’arte monumentale avrebbero portato al mondo pace e armonia. La comunicazione viene concepita al servizio del Bene, del Progresso Tecnologico e della Civiltà.
La città avrebbe dovuto essere:
“una fontana di conoscenza strabordante da nutrire con gli sforzi di tutto il mondo nell’arte, nella scienza, nella religione, il commercio, l’industria e la legge; in cambio avrebbe diffuso la conoscenza a tutta l’umanità come se fosse un immenso, divino organismo concepito da Dio, il requisito vitale che ne avrebbe mantenuto la forza, protetto i diritti e permesso di raggiungere nuove altezze attraverso una concentrazione degli sforzi di tutto il mondo”.
Andersen condivise i valori alla base della sua visione con altre figure di riferimento internazionale per il pacifismo, quali Paul Otlet e Henri La Fontaine.
L’opera dello scultore è un lavoro molto importante e corposo, contenente dettagliati disegni urbanistici, architettonici, ingegneristici oltre al progetto di trasformazione culturale e politica. Per la sua rilevanza lo scritto vide gli interessamenti di governatori e capi di stato in Europa, America e Cina.
Nel centro mondiale si sarebbero dovuti incontrare tutti i popoli della terra, in posizione di neutralità e parità.
Il World Center scaturì da una prima idea-opera denominata Fontana della Vita, i cui gessi e bronzi sono conservati all’interno della casa museo.
I temi trattati nella Fontana della Vita sono: la Gioia di vivere, l’Amore, l’Amicizia, la Fratellanza. Inoltre Andersen provò a tradurre nel Centro mondiale e nella Fontana un’idea di parità uomo-donna. Si osservano infatti nelle sculture due figure, un uomo e una donna, che si abbracciano, si sostengono l’un l’altra, in perfetta parità e procedono con gli stessi intenti.
La casa museo di Andersen fu un luogo da sempre aperto all’arte e alla cultura. Al suo interno passarono personaggi di rilievo come Tagore, Umberto Nobile e soprattutto Henry James, che Hendrik conobbe proprio a Roma.
James e Andersen furono amici per lungo tempo, come testimonia lo scambio epistolare tra i due che durò per sedici anni. In queste lettere, in diversi passaggi vediamo James spingere l’amico a dedicarsi di più alla pittura e alla realizzazione di sculture di piccole dimensioni, per poter entrare più concretamente nel mercato dell’arte.
Andersen rimase però sempre agganciato al suo progetto utopico e visionario di una città e di un arte ideale.
CONTATTI
Casa Museo di Hendrik Christian Andersen – Via Pasquale Stanislao Mancini, 20 – 00196 Roma
Tel.: 06 3219089
Email: dms-rm.museoandersen@cultura.gov.it
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