Questo è il racconto di Gianluca: una giornata a piedi, da solo, sui monti Lucretili.
Gianluca Pippo è una guida ambientale escursionistica e appassionato di fotografia e di trekking in montagna da decenni. Ha scelto di festeggiare la riapertura dei parchi nel Lazio camminando. È tornato su quelle pendici che abbracciano la provincia di Roma, per rispettare le regole nella fase 2 dell’emergenza Covid-19 ma sulle ali della libertà. Lo ha raccontato sul suo account Facebook come fosse un diario di viaggio: poche parole e molte foto. E così ve lo raccontiamo.
Caro diario, ho raggiunto le mie montagne!
Dopo due mesi in casa da solo, quasi in apnea, sono andato a respirare. Unica compagna di avventura: la mia macchina fotografica. Sono tornato sulle montagne laziali le cui propaggini raggiungono la mia provincia, senza oltrepassarla. Non ho trascorso le notti in tenda sotto le stelle come sempre, ancora non si può. Ho solo camminato, fotografato e pensato sui monti Lucretili. Sono 13 i comuni raccolti in questa porzione del Subappennino laziale tra la Campagna Romana, la Sabina e l’Agro Tiburtino. Un percorso ad anello con partenza e arrivo a Monteflavio mi ha fatto raggiungere colle della Caparnassa fino a toccare Pizzo Pellecchia. Immerso nel Parco Naturale Regionale dei Monti Lucretili, sono salito sulla dorsale del Pellecchia lasciando anch’io le orme sull’antica Strada della Neve. Questa via congiungeva la montagna a Roma tramite la via Salaria per il commercio della neve. Un tempo, infatti, i “pozzi della neve” erano dei veri e propri congelatori naturali dove si stipava prima del trasporto sui carri. L’avvento dei frigoriferi nella seconda metà dell’ottocento li fece cadere in disuso ma per gli archivi della neve si chiedeva persino la protezione. Ecco perché anche in questo sentiero di montagna s’incontra una chiesa in passato dedicata alla Madonna della Neve. Ora il suo nome è diverso perché quando la neve ha ceduto il passo al carbone, altro elemento indispensabile, il passaggio fu suggellato dal cambio del nome di questo luogo di culto a circa 2 km da Monteflavio. Ed ecco spuntare la chiesetta campestre della Madonna delle Carbonere ai piedi del Monte Mozzone, un tempo dedicata alla Madonna della Neve. Cammino in salita fino a quota 1000 mt. per raggiungere il Colle della Caparnassa, a sud del costone delle Serre dei Ricci. Passeggiando tra pini neri e cipressi proseguo fino ai boschi di querce e faggi sul monte Pellecchia, calcando distese di fiori selvatici, così tanti che ho voluto immortalare l’orchidea, l’Iris Sabina e tutti gli altri!Ispirato dalla bellezza della natura, mi soffermo a pensare che ho letto da qualche parte che il nome di questi monti proviene da Lucrezio, il cantore di “De Rerum Natura”. A Licenza, tra i monti Lucretili, si trova infatti la Villa di Orazio, una residenza di otium affiancata dalla Fonte Oratina, una cascatella del fiume Aniene cantata dal poeta. Orazio pensò proprio a Tito Lucrezio Caro per dare un nome ai monti che la sovrastano.
Tanti i pensieri ad ogni passo sui miei monti ma il più intenso è stato che qui, e solo qui, mi riapproprio dell’istante, lentamente, prendendomi tutto il tempo per godermelo. E a pensarci bene, anche quando ero chiuso in casa, da solo, ho fatto lo stesso. Tutto ha un senso. A presto cari monti insieme agli amici!