Il Carciofo Romanesco del Lazio è IGP dal 2002. Accanto all’amatriciana, il grappolo d’uva Malvasia Puntinata e il vino Frascati, il Carciofo Romanesco è stato rappresentato nella moneta della Collezione Numismatica 2023, disegnata da Marta Bonifacio, emessa dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e coniata dalla Zecca dello Stato. La nuova moneta è un omaggio al Lazio e alle eccellenze della tradizione.
La zona di produzione del Carciofo Romanesco del Lazio IGP è il litorale laziale ed è circoscritta ad alcune aree delle province di Viterbo, Roma e Latina. In particolare, comprende i comuni di Montalto di Castro, Canino, Tarquinia, Allumiere, Tolfa, Civitavecchia, Santa Marinella, Campagnano di Roma, Cerveteri, Ladispoli, Fiumicino, Roma, Lariano, Sezze, Priverno, Sermoneta, Pontinia. A Campagnano di Roma carciofo romanesco è ottenuto con un solo carduccio per pianta.
Ha riconosciute proprietà terapeutiche, come la ricchezza di fibre e proprietà antiossidanti. Si contraddistingue per la morbidezza del ‘cuore’, molto più tenero delle altre varietà, e l’amarezza che si addolcisce in cottura.
Nella tradizione laziale, a Pasqua si degusta ‘alla romana’, cioè cotto a fuoco lento in abbondante olio e condito con aglio, prezzemolo, menta romana e pepe. Fritto in pastella non manca mai sulle tavole romane per la Cena della Vigilia di Natale.
Il Carciofo ‘alla giudìa’ è invece un antipasto tipico della cucina giudaico-romanesca. Potete degustarlo nel Ghetto e durante le Feste Natalizie, incluso il Capodanno. Si degusta piacevolmente con le bollicine. La ricetta è molto antica e si pensa abbia fatto la sua comparsa nel ghetto ebraico di Roma intorno al XVI secolo.
I cimaroli devono essere puliti con un coltello per eliminare le foglie esterne e le punte rossicce, e tagliato a spirale per eliminare la parte più dura. In seguito, rimangono a bagno in acqua e limone per 10 minuti. Dopo averli asciugati, si friggono due volte nell’olio bollente, con il gambo in alto. Sale e pepe e il piatto è pronto.
Sono molte le sagre che omaggiano questo vero e proprio re dell’orto. Dal 1969 Sezze festeggia il Carciofo a metà aprile con degustazioni accompagnate da vino locale e dalla tipica pagnotta setina, tra esibizioni di gruppi folk dei monti Lepini. L’ultrasettantenne Sagra del Carciofo di Ladispoli è a metà aprile ed è caratterizzata dalle grandi sculture in piazza, realizzate dagli agricoltori locali con i carciofi romaneschi. Tra le ricette da degustare durante la festa, s’incontrano anche il brodetto di carciofi e i carciofi ripieni.