Il carciofo romanesco IGP è coltivato in molte zone del Lazio, intorno a Roma, nelle zone di Viterbo e Latina, e da dicembre a maggio è in bella mostra nei mercati di tutto il Lazio.
La proprietà che più lo contraddistingue è la morbidezza: il ‘cuore’ e le foglie interne, infatti, sono molto più teneri delle altre varietà, è ricco di fibre e di proprietà antiossidanti, e ha una nota amara che si addolcisce in cottura, a patto che sia ‘sapiente’.
Secondo alcuni botanici, l’opera di coltivazione di questo ortaggio risalirebbe agli Etruschi; la sua diffusione nella nostra regione, avvenuta più tardi, a partire dal XV secolo, ha permesso al carciofo di occupare un posto di assoluto prestigio nella gastronomia laziale.
Si può utilizzare in moltissime preparazioni perché è assai versatile, ma per seguire la tradizione lo si deve gustare ‘alla romana’, cioè cotto a fuoco lento in abbondante olio e condito con aglio, prezzemolo, menta romana e pepe; oppure ‘alla giudìa’, tagliato a spirale in modo da eliminare la parte più dura e fritto– due volte – con il gambo in alto, nell’olio bollente, senza lesinare sulla quantità! Pastellato e fritto non manca mai sulle tavole romane per la cena della Vigilia di Natale.
Il carciofo ‘alla romana’ non si presta sempre all’abbinamento col vino, vanno privilegiati i rossi senza eccessi di tannino ottenuti dai vitigni ‘Primitivo’ e ‘Cesanese’, mentre sui carciofi ‘alla giudìa’ le bollicine funzionano sempre.
Molte le sagre che omaggiano questo vero e proprio re dell’orto, quella di Sezze, di Campagnano e la più famosa di Ladispoli, che si tiene ogni anno nel mese di aprile.