Come solo Raffaello e pochi altri hanno saputo fare, Luigi, o meglio Gigi Proietti è uscito di scena in modo indimenticabile, al suo 80° compleanno. Lo ricordiamo oggi, 2 novembre, con un tour nei luoghi che parlano di lui, a Roma e Viterbo.
Esordisce cantando e suonando la chitarra, il pianoforte, la fisarmonica e il contrabbasso nei night-club. Da questa esperienza prende l’ispirazione per i suoi futuri personaggi comici
“lasciando sempre sullo sfondo la sua Roma, città eterna e fragile, tragica e ironica, cinica e innamorata”,
come scrive in “Tutto sommato qualcosa mi ricordo”, l’autobiografia del 2013.
La sua espressione massima e innovatrice è a teatro. Indimenticabile “A me gli occhi, please” che nel 1976 fu il primo di tanti spettacoli che cambiarono il modo di fare teatro. Questo primo One Man Show fu al Teatro Tenda di Piazza Mancini, nel quartiere Flaminio. Al Tufello, in via Capraia, lo street artist Harry Greb lo ritrae da giovane in questi panni.
Nel 1979 apre il “Laboratorio di esercitazioni sceniche” al Teatro Brancaccio in via Merulana, la scuola di recitazione per giovani attori in erba. È stato il trampolino di lancio per Rodolfo Laganà, Enrico Brignano, Gabriele Cirilli, Francesca Reggiani, Elena Sofia Ricci e Giorgio Tirabassi. Non ultimo, ricordiamo Edoardo Leo che lo ha omaggiato con “Luigi Proietti detto Gigi”, il docufilm sul Maestro presentato alla Festa del Cinema di Roma 2022. Non solo. Al funerale, Leo ha citato il sonetto composto da Proietti ad Alberto Sordi per le esequie nel 2003:
Starai dicenno: ma che state a fa’? ve vedo tutti tristi nel dolore.
E c’hai ragione, tutta la città sbrilluccica de lacrime e ricordi ‘che tu non sei sortanto un granne attore, tu sei tanto di più, sei Gigi Proietti.
E proprio queste parole fanno intendere il significato del suo ritratto sulla saracinesca del Teatro Brancaccio, istrionico sì ma col tipico sorriso “pieno”. Anche questo ha insegnato a tutti, attori e non, a ridere di cuore. Sempre.
Passiamo al cinema. Correva l’anno 1976 quando ai botteghini si vendevano i biglietti per vedere le peripezie di Mandrake, ovvero Bruno Fioretti. È il giocatore incallito di “Febbre da cavallo”, la commedia cult di Steno che lo mette in scena con Mario Carotenuto, Francesco De Rosa ed Enrico Montesano. Nel 2003 sarà premiato col Nastro d’argento al miglior attore protagonista per “Febbre da cavallo – La mandrakata” e la street artist Laika lo immortala in queste vesti tra via della Tribuna di Tor de’ Specchi e piazza d’Aracoeli, all’ingresso del bar di Gabriella, la fidanzata di Mandrake.
Anche in piazza degli Euganei, al Tufello, uno street artist anonimo lo ricorda con lo stesso personaggio e aggiunge una dedica in giallorosso, in ricordo della sua fede calcistica.
Arriviamo alla fine degli anni 90, quando inizia la serie tv “Il maresciallo Rocca”. Il protagonista è Giovanni (Gigi Proietti), un vedovo con tre figli al comando dei Carabinieri di Viterbo e innamorato della farmacista (Stefania Sandrelli). Il grande successo sul piccolo schermo fu suggellato con il Premio TV come personaggio maschile dell’anno e la cittadinanza onoraria nella città di Viterbo nel 2013, dove furono girate le 5 stagioni.
Tornò in televisione solo vent’anni più tardi con “Cavalli di battaglia”, tratto dall’omonima tournée per i suoi 50 anni di carriera. In viale Jonio Anna Maria Tierno dedica a uno di questi cavalli di battaglia la sua opera di street art, Ar Cavaliere Nero.
Ma torniamo a Roma per scoprire i luoghi della sua giovinezza. Nasce il 2 novembre 1940 a via di Sant’Eligio, una piccola traversa di via Giulia. Si trasferisce subito in via dei Santissimi Quattro, dietro villa Celimontana, e poi in periferia al Tufello, dove assapora l’essenza della romanità e del romanesco. Tra i tanti i murales in questo quartiere, in via Tonale c’è l’opera imponente di Lucamaleonte, un omaggio di 11×15 metri.
“Te saluta coso”
Se giri per il Trullo, te lo sentirai dire. È la battuta di Gigi Proietti nella pellicola “Tutti al mare” alla quale s’ispira l’opera di street art di PaT e Uman art.
Al cinema è attore e doppiatore di Sylvester Stallone, Dustin Hoffman, Marlon Brando e, dando la voce a Robert De Niro in “Casinò”, riceve il Nastro d’argento al miglior doppiatore maschile nel 1997. A teatro, già dagli anni 80 inizia la regia di opere liriche: dalla “Tosca” di Puccini (1983) alla “Carmen” di Bizet (2010), passando per le opere di Verdi, Donizetti, Mozart e Berlioz. Nel 2016 recita al Silvano Toti Globe Theatre, che ha fondato nel 2003, portando in scena lo spettacolo “Omaggio a Shakespeare”. Dal 2020 il teatro di villa Borghese ha cambiato nome ed è stato intestato al suo storico direttore artistico, Gigi Proietti.
Un artista pluripremiato nella carriera ultra-cinquantennale con il Leggio d’oro alla carriera 2006, il Nastro d’argento alla carriera 2018 e uno speciale David di Donatello alla memoria nel 2021.
Ciao Gigi, “te saluta coso” pure a te!