Una delle prime tappe del Lazio lungo la Via Francigena del Nord è Acquapendente con la sua frazione Torre Alfina, uno dei Borghi più belli d’Italia. È il borgo più settentrionale nel Lazio, antichissimo, forse etrusco. Il toponimo deriva dalle numerose cascatelle che sfociano nel fiume Paglia.
Il Castello di Torre Alfina, piccola frazione di Acqendente, sfoggia ampie merlature. È un luogo ricco di fascino, suggestioni e misteri. Si attribuiscono alla trecentesca e nobile famiglia dei Monaldeschi, signori del maniero, oscure vicende e fosche gesta svoltesi nei sotterranei della dimora.
Tra le mura medievali dipinte dei colori tipici dei borghi della Tuscia Viterbese, conserva molte chiese e un ospedale per i pellegrini. Nella cattedrale del Santo Sepolcro custodisce una pietra macchiata di sangue. La tradizione vuole che sia stata portate dai crociati al ritorno dalla Terra Santa e provenga dal Santo Sepolcro. La reliquia è conservata all’interno di una cripta in stile romanico databile tra il X e l’XI secolo, una delle più antiche in Italia. La peculiarità della cripta è il particolare gioco di arcate tra le 24 colonne.
Da non perdere il Museo del Fiore, un piccolo museo naturalistico nel Bosco Monumentale del Sasseto, immerso nella Riserva Naturale Monte Rufeno. Nel museo regna l’incanto dei fiori e il loro eterno legame con il mondo animale e umano. Il complesso espositivo è dedicato alla biodiversità del territorio, in particolare al “mondo dei fiori”, raccontata da reperti e modelli, ma anche strumenti interattivi, pannelli e programmi multimediali. I giochi, l’erbario, il laboratorio, tutto spiega il tema dei fiori. All’esterno, il Sentiero Natura del Fiore fa scoprire il rapporto uomo-natura nel vecchio mulino ad acqua e nell’arnia didattica.
Siamo ai piedi del castello di Torre Alfina, nel Monumento Naturale Bosco del Sasseto, detto non a caso il bosco di Biancaneve. La sua bellezza travolgente lo ha fatto eleggere dal magazine Swide uno dei “20 luoghi incantati d’Italia”. Roveri, cerri, faggi e agrifogli dalle secolari fronde scapigliate, massi avvolti da verdi muschi e felci arruffate contornano i sentieri. Dai rami contorti e bitorzoluti si scorgono le merlature del castello Monaldeschi, l’antico mulino ad acqua, la cascata del Fosso Subissone, in località Aquilonaccio, e la tomba del marchese Cahen.
Qui si conserva la storia di un uomo che, a fine ‘800, amò a tal punto questo luogo selvaggio da renderlo accessibile per eleggerlo sua ultima dimora. È la storia del marchese Edoardo Cahen. Acquistò a Torre Alfina una vasta tenuta con il castello, parte del borgo e la sottostante selva, allora impenetrabile. Creò un dedalo di percorsi nel bosco monumentale in perfetta armonia con la natura e un piccolo mausoleo in stile neogotico. Volle realizzarlo per sé, celato tra le piante di questo bosco fatato.
Non perdete l’occasione di vivere un’esperienza stellare ad Acquapendente. L’Oasi Astronomica Monte Rufeno è una struttura immersa nel verde dove chiunque può entrare, in ogni periodo dell’anno, sia di giorno sia di notte. Una delle sale interne, ospita un planetario che riproduce la visione del cielo notturno. Il telescopio principale fornisce l’occasione di “imparare il cielo”, attraverso un’osservazione diretta irrealizzabile a occhio nudo.
Acquapendente è la città in cui si realizzano i Pugnaloni, splendidi quadri floreali. La Festa della Madonna del Fiore nasce più di otto secoli fa e si celebra ad Acquapendente nella terza domenica di maggio. I pugnaloni ne sono il principale elemento folcloristico per rievocare il miracolo della Madonna del Fiore. I Pugnaloni sono mosaici di fiori e foglie coloratissimi su grandi pannelli. La sfida è sentitissima, quasi un Palio. E il rione vincitore vanta per un intero anno il primato acquisito.
I Pugnaloni traggono le loro origini nel lontano 1166. La popolazione si liberò dal giogo della tirannia del crudele governatore Federico I Barbarossa. La leggenda narra che un evento straordinario fu annunciato da due contadini che videro rifiorire miracolosamente un ciliegio ormai secco, simbolo dell’oppressione degli aquesiani. Il popolo aquesiano lo interpretò come il segnale della protezione divina. Cacciato il dominatore e in segno di gratitudine, gli aquesiani istituirono la Festa di Mezzomaggio.
Il Pugnalone è simbolo della libertà vittoriosa su ogni oppressione e frutto dell’evoluzione secolare del pungolo. Il pungolo è un antichissimo arnese agricolo ornato di fiori che i contadini portavano alla processione della Madonna del Fiore. Oggi è un sontuoso pannello ricoperto da meravigliosi mosaici di foglie e petali di fiori. La realizzazione richiede molto tempo. L’ideazione ed esecuzione del bozzetto, la ricerca del materiale per realizzare le sfumature e la messa in opera richiedono la partecipazione di molte persone. Il clou della dell’evento è alla sfilata dei “pannelli giganti”. I quadri floreali precedono la processione della Madonna del Fiore. Al termine delle celebrazioni, i Pugnaloni sono esposti nella cattedrale del Santo Sepolcro dove sono gelosamente custoditi ed esposti per tutto l’anno.
Il Carnevale Aquesiano ha una sua maschera tipica di nome Saltaripe. Saltaripe è una sorta di Arlecchino, variopinto e con una mascherina nera. È un fannullone, spesso alticcio, che ama fare scherzi e dire stupidaggini per prendersi gioco degli altri. Il suo è uno dei carri allegorici più attesi della sfilata. Nel Martedì Grasso, al tramonto, il fuoco purificatore riduce di nuovo in cenere il Re Carnevale. Prima di “morire”, lascia ai posteri un testamento scherzoso in cui asserisce di essersi pentito di tutte le sue malefatte ma promettendo solennemente di compierne altrettante in futuro.
Tra le usanze immancabili al primo posto è la Sagra della Fregnaccia. La fregnaccia è una frittella arrotolata dall’aspetto simile ad una crêpe, ottenuta con acqua, farina e grasso del maiale, arricchita a piacere o con pecorino, parmigiano oppure, per i più golosi, con zucchero o cioccolata.