… non cascate mai male! Un gioco di parole per tuffarsi in Ciociaria, fitta di boschi e manti erbosi costellati di salti d’acqua inattesi, e talvolta poco noti, tra i monti Aurunci, Ausoni, Ernici, Lepini, Simbruini e della Meta. Amaseno, Aniene, Liri, Melfa, Rapido e Sacco sono i fiumi che scendono dai monti e che, giocando a nascondino tra le valli, sgorgano d’improvviso con tutto l’impeto delle cascate. Seguiteci tra gli angoli più nascosti della Ciociaria per rinfrescarvi tra gli schizzi dispettosi delle cascate!
Come si può parlare di cascate in Ciociaria senza iniziare da Isola del Liri? Siamo nell’anno Mille e nasce Isola, un lembo di terra racchiusa tra i due bracci del Liri, ai piedi della Cascata Grande, un raro esempio di getto d’acqua in pieno centro storico, uno scatenato dono della Natura che folleggia implacabile per 27 metri, regalando prospettive uniche sul Castello Boncompagni Viscogliosi.
Il Liri, dopo aver sfiorato il millenario monastero di S. Domenico, si divide in due bracci in prossimità del baratro, avvolgendo, come un’isola, la città e formando la Cascata del Valcatoio, che scende lungo le pareti rocciose della zona ovest del paese, e la Cascata Grande nel cuore della città anticamente abitata dai Volsci. Godetevi lo spettacolo di notte, abbracciati dalle luci variopinte che aprono il sipario alle emozioni più intense.
Dalla sfrontatezza delle cascate di Isola del Liri corriamo a un “appuntamento al buio” a Falvaterra. Entrate nelle Grotte di Falvaterra e Rio Obaco, il monumento naturale regionale sulle pendici settentrionali dei monti Ausoni. Siamo immersi nei 130 ettari del parco omonimo dove si srotola il Rio Obaco per poi confluire nel fiume Sacco.
Abbracciate dalla natura incontaminata in superficie, le acque sotterranee hanno scavato le Grotte di Falvaterra, straordinari cunicoli e cavità tra le rocce calcaree del monte Lamia dove, incredibilmente, sgorgano cascate celate nelle viscere della terra. Se vi strabilia immaginarlo, il watertrekking vi lascerà a bocca aperta! Cascate e rapide, stalattiti bianchissime che penzolano sgocciolanti, forre e laghi avvolti nella semioscurità, abitati da animali ipogei, come i crostacei trasparenti del genere Niphargus… 2 km di sorprese “speleosub-fantastiche”!
Dalle meraviglie sotterranee a quelle in superficie, viriamo verso Collepardo. Qui c’è solo l’imbarazzo della scelta per “rinfrescarvi le idee”: prima la Cascata del Torrente Fiume o quella di Capo Rio?
“Cosi piccola, così piccola, così piccola… così grande!!!”
Era il jingle degli anni 80 di una pastiglia nel cofanetto di metallo, e riassume la ricchezza di Collepardo: un borgo “così piccolo”, lì sopra i monti Ernici, che genera uno stupore “così grande”, a tratti paradisiaco con la Certosa di Trisulti e il santuario della Madonna delle Cese, a tratti quasi infernale con le profonde gole del torrente Cosa, le grotte dei Bambocci e l’enorme voragine del Pozzo d’Antullo.
Travolti da emozioni contrastanti, d’improvviso scoviamo le Cascate del Torrente Cosa, uno dei torrenti più copiosi degli Ernici che nasce dalle limpide sorgenti nella zona carsica di Capo Fiume, ad Alatri. Nei millenni, ha scavato il suo percorso nella Valle del Fiume, tra cascate e cascatelle, salti e balzi rocciosi, e gole molto strette. Poco prima del Ponte dei Santi, il torrente entra a Collepardo e s’immerge nella Valle dei Santi, cosiddetta per i numerosi eremi, tra i quali quello della Madonna delle Cese e la Certosa di Trisulti.
Il torrente Cosa arriva ai piedi di Collepardo, sottopassando numerosi ponticelli di legno fino ad incontrare il fiume Cosa. Questo gioco di nomi simili confonde le idee ma ci ha pensato la gente del posto a dirimere questo problema. Per distinguere il torrente Cosa dal fiume Cosa, il primo è semplicemente detto “Fiume” o “torrente Fiume”, da cui la sorgente di Capo Fiume. Il watertrekking, questa volta in superficie, è d’obbligo in estate per conoscere animali e piante che popolano il cuore dei monti Ernici, così ricco di storia e storie che s’inerpicano nei percorsi tortuosi a quasi 1000 mt, nel fruscio di fitte faggete.
E già che siete tra i monti Ernici, fermatevi a Capo Rio per qualche selfie alla piccola cascata omonima, immersa tra i tronchi contorti di faggi secolari alle pendici de La Monna e La Rotonaria. Pare che qualcuno sia andato in cerca di oro da queste parti e che sia tornato a mani vuote. Quel che è certo è che, tra alte pareti montuose a strapiombo, la valle del Rio in mountain bike è spettacolare tra i manti odorosi di ciclamini, anemoni, primule e bucaneve.
La Fontana di Trevi, lo sanno tutti, è a Roma, e la Cascata di Trevi? È a Comunacque, spumeggiante nel verde dei monti Simbruini. Oplà, siamo arrivati a Trevi nel Lazio, tra alte pareti rocciose, succulente prede degli appassionati di free climbing, e boschi carichi di fragoline, mirtilli, lamponi e funghi. Il “Re della Foresta” è l’Aniene, un acquerello di vibranti emozioni che sfumano dal verde all’azzurro, travolte dal bianco fragore della Cascata di Trevi.