È un liquore secco ottenuto per distillazione di alcol, acqua, anice stellato e un’infusione di altri aromi naturali. Si chiama Mistrà in ricordo della città omonima, a 8 km dall’antica Sparta, conquistata dalla Repubblica di Venezia nel 1600.
Ha una gradazione alcolica di circa 42° e, tipicamente, un gusto dolciastro e un odore intenso, con forti sentori floreali e vegetali dell’anice stellato, l’erba importata in Occidente alla fine del 1600.
La produzione del Mistrà, un liquore di tradizione contadina, inizia nel 1900 e, nel Lazio, sono interessate la provincia di Roma e di Viterbo.
Curiosamente, scopriamo che, dal 1875, Piazza del Popolo ad Antrodoco è dominata da Palazzo Pallini, la dimora e bottega in stile liberty del padre del mistrà, una miscela di sette tipi di anice, incluso quello stellato, il verde e il finocchio. Prelibato con il caffè, è un digestivo, ma si utilizza anche per preparare i dolci come le frappe carnevalesche.