Il silenzio, tanto raro e agognato, talvolta temuto, talvolta assordante, per assurdo. Il bosco è il luogo ideale dove ascoltare il silenzio. Gli uccelli che cinguettano, il fruscìo delle foglie al vento, lo scorrere dell’acqua, il rumore dei passi sul sottobosco, fino al nostro respiro. Come tutte le avventure indimenticabili, si deve andare nel posto giusto nel Lazio: il Parco Naturale Regionale del complesso lacuale di Bracciano – Martignano.
Istituito nel 1999, il Parco di Bracciano – Martignano si estende per quasi 17000 ettari tra la Tuscia e Roma. È accoccolato tra i borghi di Anguillara Sabazia, Bassano Romano, Bracciano, Campagnano di Roma, Manziana, Monterosi, Oriolo Romano, Roma, Sutri e Trevignano Romano. Tra i laghi vulcanici di Bracciano e Martignano spicca il monte Rocca Romana, la faggeta di Monte Raschio a Oriolo Romano e due monumenti naturali, la Caldara di Manziana, con le pozze di acque sulfuree tra le betulle del Bosco di macchia Grande, e la zona umida delle Pantane e Lagusiello a Trevignano Romano, il rifugio degli uccelli acquatici.
Sulle colline dei monti Sabatini, si fa largo uno dei Borghi Autentici tra i castagneti, il complesso di viali alberati delle Olmate e la faggeta di Monte Raschio: è Oriolo Romano.
Patrimonio Mondiale dell’Unesco dal 2017, gli oltre 70 ettari della Faggeta vetusta depressa di Monte Raschio sono un raro esempio di bosco di faggi che crescono tra i 450 e i 550 metri s.l.m., notevolmente al di sotto delle quote raggiunte sugli Appennini dalla stessa specie forestale. Per questa e altre peculiarità, questo monumento naturale è stato inserito nel sito seriale “Foreste primordiali dei faggi dei Carpazi e di altre regioni d’Europa”, con i suoi alberi cinquecentenari splendidamente immersi nella natura incontaminata.
La selva di Manziana deriva il nome da Mantus, il dio dell’oltretomba Manth al quale gli Etruschi consacrarono questo bosco. Al tempo tenebroso, impenetrabile e costellato di polle d’acqua sulfurea, considerate temibili emanazioni dagli Inferi, ancora oggi, la selva rende i quasi 600 ettari del Bosco di Macchia Grande, la più grande distesa pianeggiante di piante ad alto fusto d’Europa.
Orlato da un tratto dell’antica via Clodia, cela dal 1600 i ruderi della Mola di Manziana e la Caldara, un’ampia depressione legata alle manifestazioni vulcaniche dell’area tolfetana. Secondo una leggenda, in questo monumento naturale si trova la ricetta della pietra filosofale che trasforma il piombo in oro. Tra le betulle, un albero tipicamente nordico, testimone dell’ultima glaciazione, s’ode il gorgoglio d’un geyser. Sono le esplosioni intermittenti di acque sulfuree a 27°C generate dalla vaporizzazione dell’acqua a contatto con il magma sotterraneo ancora incandescente.
I laghi di Bracciano e Martignano occupano il fondo di una conca legata all’attività dell’antico vulcano sabatino spento, in un paesaggio di colline boscose che stiracchiano ombre sinuose sugli specchi d’acqua. E proprio il rumore lieve e costante del dondolìo di barche a vela e canoe sull’acqua fa compagnia agli amanti del birdwatching, pronti all’avvistamento di folaghe, anatre, fistioni turchi, pesciaiole e strolaghe mezzane, e ancora rapaci come il nibbio bruno, il gufo e il falco.
Andate a vedere con i vostri occhi e a sentire con le orecchie!