Una delle preparazioni tipiche della cucina laziale è la pasta fatta in casa, lavorata rigorosamente a mano con ingredienti semplici quanto genuini. La ramiccia è uno dei piatti forti della cucina normiciana che prende il nome da un’erba selvatica che cresce un po’ ovunque, e si prepara con farina, uova e un pizzico di sale. Qualcuno aggiunge anche un filo d’olio per rendere l’impasto più morbido e quindi più agevole da lavorare.
Si procede allargando la farina a cerchio e unendo le uova ed il sale lavorando di braccia fino a formare un impasto omogeneo, che viene steso con il classico mattarello di legno in sfoglie sottili stese ad asciugare per un lasso di tempo che cambia a seconda del clima più o meno umido della giornata. Le sfoglie vengono tagliate in sottili strisce tutte uguali con un coltello grande da cucina. E’ questa un’abilità che si va, purtroppo, perdendo lasciando il posto all’uso di utensili adatti allo scopo.
La ramiccia si sposa deliziosamente con i sughi di carne, ma anche con ragù in bianco a base di funghi e salsiccia o, più semplicemente, con sugo di pomodoro fresco e basilico. E’ un piatto della tradizione che è stato perfino celebrato con una piccola poesia dialettale, che ci lascia anche un suggerimento:
La ramiccia… accome s’è capito è la ramiccia, nu piatto schietto schietto pajsano, e se ci sta ju sugo co la ciccia, remani suddisfatto, sazio e sano; ci stanno l’ova fresche e la farina, tutto nu ‘mpasto fatto co perizzia e po è tajata tutta fina fina, a Norma dici ch’è na jattunizzia, magnata riscaldata la matina, ma ‘ntanto magno mò… Oh che delizia!