Una Venere con il volto di Giunone, così la descrisse il poeta Ovidio. Nelle numerose statue che la raffigurano non ha gioielli e né vesti lavorate, perché il suo fascino e la sua bellezza tanto bastavano a catturare l’attenzione dell’artista che la ritraeva.
Questa splendida donna è Livia Drusilla Claudia, contesa, ammirata e amata prima da Tiberio Claudio Nerone e poi dall’Imperatore Ottaviano Augusto, quale giorno migliore per ricordarla se non l’8 marzo, il giorno della Festa delle donne.
Non è tanto per la sua bellezza che va celebrata, ma per la sua forza e per il suo coraggio. Fiera, composta, seria anche quando la colpì la tragedia della perdita del figlio Druso. Eroica quando smise “i panni di donna patrizia” per spegnere due incendi in cui si trovò casualmente coinvolta, per questo fu molto amata dal popolo, anzi, mai imperatrice fu più amata dal popolo di quanto fu amata lei, che dopo la morte fu anche divinizzata. Era l’unica donna, durante l’età dell’Impero Romano ad aver potere nelle decisioni di suo marito, che ricorreva a lei per essere consigliato. Era una vera imperatrice e i romani si rivolgevano a lei per le petizioni ad Augusto. Livia rappresentò l’unico caso, nella storia di Roma, di una moglie che venne adottata dal marito affinché entrasse a far parte della gens patrizia dei Giulii, garantendole così un terzo del patrimonio di Augusto e il titolo di “Augusta”.
Quale simbolo migliore, dunque, per celebrare la donna l’8 marzo, se non la figura intramontabile dell’imperatrice Livia.
Per rendere omaggio a questa figura, conoscerla meglio e apprezzarla di più, visitate la “Casa di Livia” costruita sul Palatino, potrebbe essere la scelta giusta per una gita dedicata alla Festa della donna.
La Casa di Livia conserva ancora l’accesso originale con un corridoio a piano inclinato in mosaico a fondo bianco con tessere nere isolate, regolarmente disposte. Da qui si accede a un cortile su cui si affacciavano tre stanze ricoperte di splendide pitture di secondo stile, con scene mitologiche e di genere, paesaggi e architetture in prospettiva animate da personaggi.
Ricca e suggestiva è la serie di affreschi che rivestono le pareti, il Tablinum, la stanza principale insieme al Triclinium che racchiudeva la sequenza di pitture più interessanti, vi colpirà. Gli affreschi ancora leggibili mostrano un basso podio sormontato da una serie di colonne che tripartiscono la parete e sorreggono un finto soffitto cassettonato che sfonda la prospettiva, creando un’illusoria tridimensionalità.
Nella parete di ingresso, invece, si trovava raffigurato il mito di Polifemo e Galatea, oggi purtroppo quasi scomparso.
Ai lati dei quadri centrali, altre finte aperture spaziano su vedute di architetture fantastiche e paesaggi immaginari, mentre le finte architetture sono arricchite di motivi decorativi quali sfingi, figure alate e candelabri.
Nella stanza adiacente, la decorazione più semplice, ma non meno suggestiva, mostra la parete percorsa da festoni e ghirlande con frutta, incorniciate da un analoga serie di colonne ed elementi architettonici.
Un fregio a cornice corre lungo tutta la parte superiore della parete: la tecnica simile allo schizzo e l’impiego delle lumeggiature rendono mossa e vivace la sequenza dei soggetti egittizzanti.
… buona visita e buon 8 marzo.