Nel Parco Naturle Regionale dei Monti Aurunci, Pontecorvo è il regno del Peperone di Pontecorvo DOP e del Carnevale.

Pontecorvo

Pontecorvo

La sua posizione era di tale importanza che già nel IX secolo il Castello dominava il fiume Liri.
L’origine della città è da ricondurre infatti al 860 d.C. circa, quando Rodoaldo, re dei Longobardi, fece costruire in prossimità del ponte sul Liri un Castello e la torre che ancora campeggia e porta il suo nome. La città, che probabilmente sorgeva sui resti di un precedente insediamento, venne circondata da imponenti mura, ancora visibili per un perimetro di circa 300 metri. Porta Santo Stefano, nel quartiere omonimo, era uno degli accessi alla fortezza medievale.
Dall’ubicazione del Castello deriva il nome di Pontecorvo, perché appunto in prossimità del Pons curvus, di costruzione molto precedente.
Il nome Pontecorvo potrebbe anche riferirsi al corvus simbolo benedettino che troviamo nello stemma del borgo e che è da ricondurre al periodo dell’egemonia cassinese. Dal 1463 e per 400 anni Pontecorvo fu un’enclave dello Stato Pontificio nel Regno di Napoli.

Basilica di San Batolomeo, foto da Facebook @basilicasanbartolomeo

Basilica di San Batolomeo, foto da Facebook @basilicasanbartolomeo

Sulle rovine del Castello nel XI secolo sorse la Basilica di San Bartolomeo e l’adiacente Torre di Rodoaldo ne divenne il campanile.
Nella Basilica si conservavano importanti affreschi attribuiti al cavalier d’Arpino e al Baciccia. Durante la Seconda Guerra mondiale l’edificio fu raso al suolo, per essere poi ricostruito in stile romanico, come la vicina torre. All’interno, nella cripta, troviamo il Museo della Cattedrale e il tesoro di San Bartolomeo.
Nella zona di Monte Leuci, immerso nel verde, c’è il Museo delle Battaglie che merita senz’altro una visita. Il Museo, istituito nel 2004, è dedicato alle vicende che hanno interessato Pontecorvo durante il secondo conflitto mondiale e custodisce reperti bellici, foto, giornali d’epoca e altri documenti che ricostruiscono gli anni in cui il borgo subì pesanti attacchi.

Museo della cultura Agricola e Popolare del Tabacco, foto da Facebook @museodeltabaccodipontecorvo

Museo della cultura Agricola e Popolare del Tabacco, foto da Facebook @museodeltabaccodipontecorvo

Pontecorvo è anche rinomata per la produzione di tabacco che fino a tutto il secolo scorso ha rappresentato il vero fulcro dell’economia locale.
Per questo è nato nel borgo il Museo della Cultura Agricola e Popolare del Tabacco che, suddiviso in cinque sezioni, racconta le fasi di coltivazione, lavorazione e produzione del tabacco, ripercorrendo anche feste, riti e culti religiosi che fanno parte della cultura del prodotto.
Il Museo dedica una sezione anche a “Pontecorvo e la storia” e affronta il ruolo delle donne, le tabacchine, così come ricorda le vicende dei contrabbandieri.

Carnevale Storico di Pontecorvo - www.comunepontecorvo.fr.it

Carnevale Storico di Pontecorvo – www.comunepontecorvo.fr.it

Da non perdere il Carnevale Storico di Pontecorvo, con la sua prima edizione nel 1952! Dal 1952 rievoca la risalita del fiume Liri da parte dei Saraceni con gli abitanti costretti a difendersi al grido di “ammazza i Mori”, da cui deriva la maschera Mazzamauri. La tradizione è stata ripresa, inserendo nuove figure come la “Principessa”, per rivivere il fasto delle grandi serate di ballo che terminavano di solito con l’elezione di un re ed una reginetta.

Il costume ufficiale è Burlicchio vestito da Arlecchino, con il naso di Pinocchio e in mano un manganello. Stupende sfumature di colori contraddistinguono il tipico rivestimento di “carta sovrapposta” dei carri allegorici sfilanti, circondati da tante maschere.

Da menzionare sicuramente anche la Festa del Santo Patrono San Giovanni Battista.
Il culto del Battista a Pontecorvo è antichissimo, ma c’è un evento che ha legato indissolubilmente la figura del Santo al borgo.
Correva l’anno 1137 quando San Giovanni fece la sua apparizione miracolosa. Si narra che un contadino di nome Giovanni Mele fu tentato dal diavolo ad attraversare il fiume Liri in piena in cambio di un sacchetto di monete d’oro. Improvvisamente sulla sponda del fiume si manifestò San Giovanni che salvò l’uomo e scacciò il diavolo. Il Battista chiese al contadino di riferire l’evento all’Arciprete Grimoaldo e di far erigere un tempio sulla riva del fiume a gloria del suo nome. Giovanni ebbe paura di non essere creduto e così Giovanni apparve direttamente a Grimoaldo e in quello stesso anno iniziò la costruzione di una piccola edicola che poi divenne la “Cappella di San Giovanni Appare“.

Santuario Apparizione San Giovanni Battista Melfi, foto da Facebook @santuarioapparizionesangiovannibattistamelfi

Santuario Apparizione San Giovanni Battista Melfi, foto da Facebook @santuarioapparizionesangiovannibattistamelfi

Oggi al posto di quella originaria sorge una Cappella più piccola, ma è dal lontano 1137 che tutte le seconde domeniche di maggio avviene un pellegrinaggio che parte dalla Cattedrale di San Bartolomeo ed arriva fino al Santuario Apparizione San Giovanni Battista Melfi, luogo del miracolo.
Il culto religioso legato all’apparizione, riconosciuta dalla Chiesa, è preceduto da un rituale pagano, che avviene il giorno prima. In questo rituale viene portato per la città un carro con i fantocci in cartapesta del diavolo e del contadino, per ricordare la fragilità umana e le tentazioni a cui ognuno di noi nella sua vita può essere esposto.

Il Peperone di Pontecorvo, o Cornetto, è un tipico prodotto DOP della Bassa Ciociaria. Questo ortaggio è particolarmente pregiato per la sottigliezza della buccia, l’intensa sapidità e l’alta digeribilità. È detto cornetto di Pontecorvo per la forma allungata e appuntita e il rosso intenso. Sprigiona tutto il suo sapore in particolar modo se degustato crudo nelle insalate o cotto come contorno per salumi, formaggi o carni. A settembre si festeggia il raccolto alla Festa del Peperone DOP di Pontecorvo.

Di Pontecorvo sono anche le famose cannate, tra le terrecotte più caratteristiche del Lazio. Sono anfore con due manici utilizzate per l’acqua che hanno la particolarità di avere un beccuccio per bere. I vasi sono cotti al sole secondo una tecnica praticamente unica in Italia.

Sullo stemma di Pontecorvo da prima del 1400 compare l’acronimo S.P.Q.F. Senatus Populusque Fregellanus ad indicare che l’antica città romana di Fregellae coincideva con Pontecorvo. In effetti questa corrispondenza è attestata sin dall’antichità dagli storici coevi Livio e Strabone e successivamente da Volterrano e Sigonio. Sono molti dunque i documenti storici in cui si attesta che Potecorvo era nata sulle rovine dell’antica colonia romana, distrutta dai Romani stessi nel 125 a.C.
A seguito di questo evento gli abitanti di Fregellae pare si spinsero in maggioranza verso sud, occupando uno sperone roccioso dominante rispetto al Liri in cui nacque un primo insediamento di quella che fu poi Pontecorvo. D’altronde la stessa Pontecorvo in epoca alto medievale comprendeva un territorio molto più ampio di quello attuale che arrivava fino al comune di San Giovanni Incarico, molto più a nord quindi.
La querelle più recente che vede il territorio di Fregellae conteso anche da Arce e Ceprano, appare dunque poco sostenibile a fronte dei documenti storici.

Big Bench n. 261 a Pontecorvo - foto Instagram @bigbenchcommunityprogect

Big Bench n. 261 a Pontecorvo – foto Instagram @bigbenchcommunityprogect

 

E se volete godervi una panoramica a 360° sul borgo e la natura circostante, sedetevi comodamente sulla Big Bench 261. Posta in splendida posizione all’interno del Parco Monte Menola, questa panchina è un posto in prima fila per ammirare tutta la magnificenza dell’abbazia di Montecassino. Lo sguardo spazia sulla bassa valle del Liri, sul cassinate e su tutto il Lazio del Sud.

 

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INFO UTILI
distanza da Roma 125km
da non perdere la Basilica di San Bartolomeo
sito web Comune di Pontecorvo

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