Oscar per il migliore film straniero, La Grande Bellezza di Sorrentino è interamente girato in una Roma decadente, incapace di sorprendersi ma bellissima.
Ripercorriamo alcune sequenze iniziando dalla prima scena alla fontana dell’Acqua Paola, il “Fontanone” del Gianicolo, scenografica ‘mostra’ dell’acqua di Bracciano fatta arrivare a Roma da Paolo V Borghese nel ‘600, ispirata agli archi trionfali romani con gli angeli reggistemma firmati Ippolito Buzio.
Il tempietto del Bramante in San Pietro in Montorio, sempre sul Gianicolo, è il set dell’incontro fra Jep e la madre in cerca della figlia che si è nascosta. Siamo in uno dei due chiostri del convento, modello per l’architettura del primo ‘500 a Roma.
Oltrepassato il Tevere, a Via Giulia abitano Viola, cara amica di Gambardella, e il figlio, nel Palazzo Sacchetti. Poco distante, a Palazzo Pamphilj, Jep giunge dopo aver attraversato piazza Navona deserta di notte per accompagnare a casa Orietta/Isabella Ferrari, con una ripresa particolareggiata della chiesa barocca di Sant’Agnese in Agone.
La festa per il 65° compleanno di Jep è su una terrazza tra Via Bissolati e Via Sallustiana. Il giardino di Villa Medici, l’elegante residenza cinquecentesca sulla collina del Pincio, fa da sfondo alla passeggiata notturna di Ramona/Ferilli e Jep/Servillo con Stefano, una sorta di san Pietro con le chiavi della città. Una delle chiavi apre Palazzo Barberini, dove la fioca luce illumina la Fornarina di Raffaello, spostata per l’occasione in un ampio salone; un’altra chiave apre la famosa serratura che inquadra la cupola di San Pietro attraverso il giardino dei Cavalieri di Malta sull’Aventino, nella settecentesca piazza progettata da Piranesi.
La festa a casa di Lillo, collezionista di arte contemporanea, è a Via di Villa Pepoli, stradina nascosta a San Saba. Contemporaneo è anche il rarefatto atelier dove Gambardella assiste la Ferilli nelle prove di un abito per il funerale del figlio dell’amica Viola, adagiato su un divano di pietra in un insospettabile Salone delle Fontane all’Eur.
Il Parco degli Acquedotti assiste silenzioso e imponente nel suo verdeggiare alla performance di Talia Concept, folle artista che dà testate a una delle antiche pietre.
Alle Terme di Caracalla, si svolge la scena sicuramente più felliniana de La Grande Bellezza: l’amico prestigiatore di Jep cerca di far sparire una giraffa.
Nel portico rinascimentale con la fontana di Palazzo Taverna degli Orsini, i protagonisti cercano l’anziana suora chiamata “la santa”; Palazzo Spada regala a un’inquadratura la prospettiva borrominiana del suo ingresso; Palazzo Braschi è utilizzato dal regista per alcune scene interne. Nella cappella e forse nello scalone si riconosce la mano di Giuseppe Valadier, mentre Palazzo Altemps ha regalato alle riprese molte delle sue opere.
La casa del protagonista, con la sua privilegiata e ravvicinatissima vista del Colosseo, è a Piazza del Colosseo, all’angolo di Via Capo d’Africa, nel palazzo con il piccolo frontone sulla terrazza dell’attico. Il Colosseo costituisce quasi il logo de La Grande Bellezza. Infatti, l’attico di Jep Gambardella si affaccia direttamente sull’Anfiteatro Flavio che, nella luce del giorno ma più spesso della notte, sembra una visione.
Infine, la statua del Marforio nel cortile del Palazzo Nuovo ai Musei Capitolini, una delle statue parlanti di Roma, i sei portavoce delle denunce contro il potere costituito cui il popolo di Roma consegnava i propri messaggi satirici, è usata nella locandina del film e fa da sfondo, nella sua ricostruzione, a Jep vestito di giallo e di bianco seduto su una panchina marmorea.