“Incredibile, perché proprio qui?”
Ecco cosa direte in questi 7 luoghi “fuori luogo” nel Lazio. Qui è accaduto qualcosa per mano dell’uomo, della natura o del fato che ha cambiato la storia di un borgo o una città. Fu così che sono diventati leggenda e hanno iniziato a raccontarci una storia che, a guardar bene, esce fuori da ciò che ci aspettiamo. Passeggiate con noi tra i luoghi “fuori luogo” e lasciatevi ispirare per una visita dal vivo!
L’intrigante Casa Barnekow sorse ad Anagni sotto il pontificato del Papa Gregorio IX e fu acquistata nel 1860 dal barone e alchimista Albert von Barnekow. Costui era un pittore svedese e sposò Carolina Ascenzi, splendida modella anagnina e sua musa ispiratrice.
È un esempio unico di architettura medioevale, con i due piani collegati da una scala esterna a profferlo, incorniciata da due ampie arcate a tutto sesto, una colonna centrale e dei pilastrini laterali, e a una decorazione ad archetti sostenuti da mensole.
Un’iscrizione sulla facciata ci racconta il soggiorno di Dante Alighieri nel 1300.
Ma non è solo la sua bellezza a colpire. A guardar bene la facciata, quel che colpisce di più sono i dettagli: enigmatici affreschi e lapidi con iscrizioni in varie lingue. Opera dello stesso barone, fu realizzata con simboli alchemici, esoterici e religiosi tra loro mescolati e talvolta poco comprensibili.
Perché creò un’opera del genere? Pare che sia il frutto di allucinazioni e visioni ma quel che è certo è che celebra la conversione di Barnekow al Cattolicesimo e la sua passione per l’esoterismo.
Vitorchiano, piccolo borgo su uno sperone di peperino dove s’acchiocciolano mura castellane, torri, chiese e case della stessa materia della rupe, è illuminata da antichi lampioni che mettono in risalto la grigia pietra dell’unico Moai fuori dall’Isola di Pasqua.
Ma perché e quando è giunta quest’enorme statua?
Nel 1990 quest’opera nacque da un gemellaggio fra il piccolo borgo di Vitorchiano e gli abitanti dell’Isola di Pasqua giunti in Italia per restaurare i loro Moai con il peperino, la pietra lavica più simile a quella originaria. In sole tre settimane, 11 indigeni maori della famiglia Atan provenienti dall’Isola di Rapa Nui realizzarono questo monolito a sembianza umana. Utilizzarono piccole asce per scolpire le linee nette e dure e renderlo stilisticamente identico agli originali alti 6 metri. Il volto allungato ha i tratti somatici degli antichi polinesiani, la “gente dalle orecchie lunghe” che annientò l’originaria “gente dalle orecchie corte”. In testa ha il pukapo, il tipico copricapo dei moai scolpito sul peperino rosa. SuI busto appena accennato spicca l’ombelico, simbolo della centralità dell’uomo, mentre tra le dita lunghe si scorgono i pollici rivolti verso l’alto.
Originariamente era nella centralissima piazza Umberto I e dal 2008 sulla strada provinciale Teverina, con lo sguardo rivolto verso il borgo, imperturbabile custode della popolazione. La cerimonia per l’installazione del Totem ha commosso l’Italia sui media con i canti sacri accompagnati dall’ukulele e la danza propiziatoria dei polinesiani in abito tradizionale.
Nella tenuta Sant’Egidio a Soriano nel Cimino si cela un monumento molto singolare dentro le antiche mura della chiesa della Santissima Trinità: la Nave Cinese in marmo bianco.
Cosa ci fa un mausoleo così “esotico” in provincia di Viterbo?
Nel 1965, il proprietario del podere incontrò Pu Yi, l’ultimo Imperatore della Cina. Eugenio Benedetti era infatti un grande uomo d’affari che investì nell’apertura di cave di marmo in Cina. Fu così che il governo cinese gli regalò 100 tonnellate di marmo per il suo compleanno e Benedetti costruì la copia del grande vascello dell’Imperatrice Ci Xi, attraccata dal lontano 1895 alla sponda del lago Kunming nel Palazzo d’Estate a Pechino. Fu un omaggio in scala 1:3 ai grandi protagonisti del XX secolo, meravigliosamente celato tra i ruderi di un eremo medievale nel bosco all’ombra dei monti Cimini.
Vuoi essere Harry Potter per un giorno e scoprire i segreti di un Arco Alchemico nella Riserva Naturale dei Laghi Lungo e Ripasottile? Ecco la tua occasione. Nel bel mezzo del borgo dell’anno Mille di Rivodutri, si staglia un portale con criptici bassorilievi scolpiti su pietra calcarea, carico di simboli e iscrizioni alchemiche, mitologiche e sacrali.
Dove porta questo pot pourri di simboli, scritte e vibrazioni?
Questo è il compito alchemico del simbolo: spostare l’attenzione e, al tempo stesso, creare un’armonia generale che si attiva solo quando chi guarda sarà in grado di farlo nel suo insieme, quando il tutto diventa uno. La porta ha in sé le “istruzioni per l’uso”, le mette in bella vista all’osservatore consapevole ma le nasconde a chi le cerca. Il Giano bifronte ci spiega che per accedere al “luogo” dove conduce questa Porta ognuno andrà in un luogo diverso perché la reazione alchemica sarà diversa per ognuno di noi. In effetti, si tratta di quei luoghi magici tempo-spazio che insegnano nella famosa Scuola di Hogwarts!
Ma cosa ci fa una Porta Alchemica a Rivodutri?
Questo monumentale arco fu costruito a cavallo del 1600 per accedere al Palazzo della famiglia Camiciotti, ricchi amministratori dei beni pubblici ed ecclesiastici. Era in voga al tempo conoscere e studiare le scienze esoteriche e fu così che i Camiciotti ingaggiarono uno scultore e un alchimista per impreziosire il palazzo e la porta principale. L’identità dei due artisti è ancora ignota e la sontuosa dimora non esiste più ma la porta è ancora a Rivodutri, oggi spalancata su un giardino.
Passeggiando nelle faggete del Parco Naturale dei Monti Simbruini, fa capolino il seducente borgo di Cervara di Roma, un vero e proprio museo a cielo aperto arroccato sulla Montagna scolpita dagli Artisti.
Perché si chiama così?
La Scalinata della Pace è lo scenografico percorso tra totem, pagine di libri e figure artistiche scolpite nella pietra che dal centro storico del paese sale fino ai resti della Rocca medievale. Questa meraviglia fu realizzata come tributo ai tanti artisti che nell’Ottocento hanno scelto Cervara di Roma come fonte d’ispirazione. Pittori, scrittori, musicisti e intellettuali da tutto il mondo arrivarono qui sulle orme del Grand Tour per assaporare la bellezza dei panorami e della cultura di questo piccolo borgo sconosciuto ai più.
Non ultimo, il Maestro Ennio Morricone ha vissuto a Campaegli per oltre trent’anni e per celebrare questo luogo incantevole ha composto il “Notturno – Passacaglia per Cervara”.
L’area protetta di Monte Orlando nel Parco Regionale Riviera di Ulisse è un luogo privilegiato perché custode d’un incredibile gioiello senza eguali nel mondo, avvolto da leggende tramandate nei secoli.
Quale mistero si cela qui a Gaeta? È la Mano del Turco sulla Montagna Spaccata!
Percorrendo il corridoio nelle viscere del promontorio, si giunge alla Grotta del Turco. Su una parete si distinguono chiaramente 5 fori corrispondenti alle dita di una mano che si narra sia di un marinaio turco miscredente. Secondo la tradizione cristiana, infatti, subito dopo la morte di Gesù Cristo si squarciò il velo del tempio di Gerusalemme e un terribile terremoto portò alla spaccatura della montagna in tre fenditure. Il marinaio, che non credeva all’origine divina del fenomeno, si appoggiò con la mano destra alla parete rocciosa che per miracolo divenne morbida come la cera, fungendo da “stampo”. Sotto all’impronta si legge una scritta in latino che recita:
Un incredulo si rifiutò di credere a ciò che la tradizione riferisce, lo prova questa roccia rammollitasi al tocco delle sue dita.
Proseguendo la discesa si arriva a una terrazza quasi al livello del mare da cui si può ammirare la Grotta del Turco, ai piedi della fenditura principale, con splendide sfumature di verde e turchese del mare accarezzato dai raggi di sole. Irrinunciabile la visita al Santuario della SS. Trinità, luogo di preghiera e pellegrinaggio straordinariamente in bilico su un macigno che, staccatosi dalla montagna, s’incastrò perfettamente in una fenditura. Fuori si ha uno splendido colpo d’occhio sul mare e sull’alta falesia, dentro è impreziosito da riquadri in maiolica raffiguranti la via Crucis, dalla Cappella del Crocifisso e dal giaciglio scavato nella roccia dove meditava S. Filippo Neri.
Passeggiando a Testaccio tra le Mura Aureliane e la Piramide Cestia, l’attenzione cade su un portale in stile neogotico che porta all’interno del Cimitero Acattolico.
Perché c’è un luogo del genere nella città dove storia e fede si sposano in un connubio indissolubile? Fu realizzato su concessione di Papa Clemente XI nel 1716 per accogliere le esequie di attori, poeti, scultori, pittori, storici, italiani e stranieri che, non professando la religione cattolica, non avrebbero avuto degna sepoltura. Paradossalmente, Roma è sempre stata il centro della libertà artistica che ha varcato ogni confine e ogni religione. Ecco perché è anche detto “cimitero degli artisti e dei poeti”.
Oggi è un luogo di cultura e grazia dove ci si sofferma davanti a ciascuna tomba, rapiti dall’atmosfera magnetica e dalla curiosità. L’Angelo del Dolore ne è diventata il simbolo, realizzato dallo scultore statunitense William Wetmore Story, qui sepolto con un figlio e la moglie alla quale dedicò l’angelo piangente. E ancora, le eleganti tombe dei poeti inglesi John Keats e Percy Bysshe Shelley, quella del figlio di Goethe, del pittore russo Karl Brullo e di Andrea Camilleri. E poi c’è la tomba di Romeo, il simpatico gatto romano, emblema delle colonie feline a Roma.
E voi, conoscete tutti questi luoghi “fuori luogo”?