Immergiamoci nelle bellezze naturali nel Lazio, un viaggio tra quei monumenti che Madre Natura ha ideato e forgiato con vento, acqua e ghiaccio. Partiamo alla scoperta di 6 Monumenti Naturali che lasciano senza fiato!
Iniziamo dalla Ciociaria dove ci aspetta il suggestivo Laghetto – Parco dei Mulini. Questo Monumento Naturale è alimentato da una sorgente e le sue acque limpide, di un azzurro intenso, celano la statua della Madonna immersa dal 1982. Siamo a San Giorgio a Liri, il borgo circondato dalle mura poligonali di Santa Lucia e Maceralonga. Il Castello del Principe Rogero Morra un tempo era un’abbazia e la Chiesa di San Rocco è dedicata a San Giorgio, il Patrono. Qui, inoltre, si produce la mentuccia essiccata, ottima per insaporire le frittate e preparare un liquore locale.
Tra boschetti di ontano nero, felce della Florida (Osmunda regalis) e betulla bianca (Betula pendula) esplodono acque sulfuree bollenti che fuoriescono dalla Caldara di Manziana. Questo monumento naturale è incluso nel Parco Naturale Regionale di Bracciano e Martignano.
La Silva Mantiana era il territorio di Manziana consacrato dagli Etruschi al Dio dell’oltretomba Manth (in latino Mantus), da cui prende il nome. Qui, tra il Tirreno e la pianura del Tevere, all’estremità del complesso vulcanico Sabatino, si formano i geyser quando le acque piovane penetrano nel sottosuolo e raggiungono il magma.
Spostiamoci nella Tuscia viterbese per scovare una forra di origine vulcanica a Corchiano. Il borgo è una corolla di vicoletti e piazzette affacciati sulla Forra del Rio Fratta, un affluente del Tevere che nel corso degli anni ha assunto generato un fenomeno unico in Europa. Il monumento naturale Forre di Corchiano è un canyon originato da imponenti eventi vulcanici. La zona alterna meravigliosamente bellezze naturalistiche e importanti testimonianze del passato: cavernette preistoriche, tombe, vie cave falische, resti romani e un tratto della via Amerina.
Raggiungiamo Acquapendente dove sboccia il Bosco monumentale del Sasseto. Roveri, cerri, faggi e agrifogli, cedono il passo ai massi vellutati avvolti da verdi muschi e alle felci arruffate che contornano i sentieri. Dai rami attorcigliati si scorgono le merlature del castello Monaldeschi. Nel cuore della foresta si annida una vera “chicca”. È il piccolo mausoleo in stile neogotico del marchese Cahen che, a fine ‘800, amò a tal punto questo luogo selvaggio da renderlo accessibile ed eleggerlo sua ultima dimora.
Raggiungiamo la Sabina per vedere l’Eremo di San Cataldo a Cottanello. Questo monumento naturale è incastonato tra le pieghe della roccia granitica della montagna, con i tre archi e i due piccoli campanili mimetizzati nel paesaggio. La leggenda racconta che fori, piccole conche e fessure nelle rocce che vanno dall’eremo al sottostante torrente, siano state prodotte da gomiti, ginocchia e piedi di San Cataldo. Ogni mattina scendeva al torrente mentre la roccia si faceva molle per favorire l’andirivieni del Santo.
L’Eremo di San Cataldo conserva quello che è ritenuto l’affresco più antico di tutta la Sabina. Risale all’XI o XII secolo, come dimostra lo stile bizantino del Cristo seduto su un trono gemmato tra i dodici apostoli. Il Cristo ha sulla gamba destra un Tau, con grande probabilità opera di San Francesco che volle lasciare una traccia del suo passaggio in questo eremo tra il 1217 e il 1223.
Dal sacro al profano, il passo ci porta a Terracina per ammirare il Giove “fanciullo”, o Jupiter Anxur, sul Monte S. Angelo. Questo monumento naturale fu costruito in età sillana attorno all’80 a.C. al termine della guerra civile vinta da Silla contro Mario nell’82 aC.
Il Tempio di Giove Anxur è la struttura più imponente della ricca area archeologica. Qui sono ancora visibili le mura tardo-repubblicane interrotte da nove torri circolari, i resti di un santuario e degli insediamenti militari, di un tempio più piccolo dedicato alla Dea Feronia e del monastero di S. Michele Arcangelo. Quello che vediamo oggi sul terrazzamento inferiore del monte è in realtà solo la sostruzione del tempio costituita da dodici arcate a cui sono collegati gli ambienti coperti da volte a botte.
Nell’area del Monumento Naturale sono inclusi anche 23 ettari del Monte S. Angelo, gran parte dei quali riconosciuti come Sito d’Interesse Comunitario. Qui, tra la vegetazione tipica mediterranea spiccano diverse specie di orchidee spontanee e il fiordaliso delle scogliere, all’ombra delle ali degli uccelli migratori come il falco pellegrino e il corvo imperiale.