I cento anni della Garbatella hanno disegnato superbe rughe nell’anima eclettica d’un quartiere strabordante di storia e arte, di tradizioni e romanità.
Là dove Nanni Moretti ha girato in vespa per “Caro Diario” nel 1993, si percepisce la veracità del rione nei vicoli che si snodano in saliscendi pittoreschi e giardini all’ombra sinuosa dei panni stesi al sole, accanto a villini anni 20 graffiati dalla street art e ristorantini di cucina tipica spalancati sulle piazzette.
“I Cesaroni”, la serie tv ambientata al Roma Club Garbatella, ha esaltato l’anima giallorossa che si palesa anche sui muri. E per gridarlo al mondo, certi tifosi si tatuano che “la Roma è una fede” e altri incidono la lupa davanti alla bottega. Questione di gusti.
La Garbatella è l’unico quartiere ad avere una data certa di fondazione. Inebriati dall’intreccio tra antico e contemporaneo, andiamo alla scoperta della Borgata Giardino Garbatella, nata il 18 febbraio 1920, come recita l’epigrafe in piazza Benedetto Brin. Il Gazometro all’orizzonte, la scalinata che giunge all’Università degli Studi Roma Tre e le panchine intorno alla fontana al centro di questa piazza. Scegliete come godervi l’atmosfera soprattutto nei giorni del suo compleanno.
“Fatti mandare dalla mamma, a prendere il latte!”
Qualcuno lo intonò proprio qui dove tutto ebbe inizio e non era Gianni Morandi. Il “temerario” fu il protagonista della pubblicità del latte sotto al balcone dove sperava d’incontrare la ragazza dei suoi sogni! Lo ricordate?
“fare il giro delle sette chiese”
Sapete che questo detto romano origina a Garbatella? Ecco la storia. Come augurio del re dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, questo villaggio fu inizialmente chiamato “Concordia”. Si narra tuttavia che da sempre sia noto come Garbatella in onore d’una certa Carlotta, l’ostessa che fece scalpore per esser “garbata e bella”. Pare che la sua locanda fosse un ritrovo per i pellegrini in via delle Sette Chiese nel tragitto che toccava sette luoghi di culto per giungere a San Pietro. E chissà come, chissà quando il cosiddetto “Giro delle Sette Chiese” ha dato vita al detto romano che parla di un percorso inutilmente troppo lungo.
Alla scoperta della reale esistenza di Carlotta, abbiamo trovato le prove! Passeggiando su via delle Sette Chiese (senza “fare il giro delle sette chiese”!), arriviamo alla famosa Fontana della Carlotta. Progettata negli anni 30 dall’architetto Innocenzo Sabbatini, è costituita da un pilastro in calcestruzzo sulla cui sommità troneggia un grande orcio e al centro il volto di una donna, Carlotta! Andate a vedere coi vostri occhi, magari a San Valentino perché giusto al lato della fontana sorge la Scala degli Innamorati. Si narra che qui siano nate tante storie d’amore sin dal dopoguerra e ancora oggi le coppie la percorrono per mano. Tentar non nuoce!
Dunque dicevamo che siamo in un borgo al tempo periferico che sorse su una collina accanto alla basilica di San Paolo fuori le Mura per dare il via allo sviluppo dell’Ostiense, il viale che congiungeva la zona industriale a sud di Roma al mar Tirreno. Qui alloggiavano e lavoravano operai e marinai per costruire un porto a Ostia. Il porto sarebbe stato collegato ai due porti fluviali sul Tevere, progettati vicino a via del Porto Fluviale e alla basilica.
Lo stile barocchetto romano doveva adornare le cosiddette case-giardino. I lotti furono pensati con palazzine basse e cortile interno, l’ideale per accogliere gli operai e i marinai. A questi ultimi si diede la soddisfazione di ispirare i nomi di molte strade del quartiere dedicate al mondo navale.
Con l’inizio del Ventennio fascista, l’idea della Garbatella come Città Giardino fu sostituita da quella di una borgata di case più fatiscenti, in uno stile architettonico che sfociò nel razionalismo. In dieci anni si perse l’dea del villaggio dedicato agli operai per accogliere gli sfrattati della Spina di Borgo, l’area tra Castel Sant’Angelo e piazza San Pietro. Garbatella può dunque fregiarsi d’essere divenuta la nuova dimora di famiglie romane da generazioni.
Le abitazioni dedicate agli sfollati dall’antica romanità erano i quattro Alberghi Suburbani: Albergo Rosso, Albergo Bianco, Terzo Albergo e Albergo Giallo. Realizzati nel 1928-29, furono concepiti da Sabbatini come comode sistemazioni temporanee con luoghi di aggregazione. Non fu proprio così, almeno secondo Carlo Levi che li descrive ne “L’orologio” come luoghi angusti. La verità starà nel mezzo ma nel 1931 hanno ricevuto persino la visita del Mahatma Gandhi.
La nuova borgata cambiò aspetto con i palazzi più alti ma fu comunque “a misura d’uomo”. I giardini condominiali e gli orti comuni furono sostituiti da un altro genere di spazi pubblici, come la Scoletta, la scuola dell’infanzia Luigi Luzzatti. Villa romana nel I secolo d.C., fu nel 1500 la dimora della nobiltà papalina, Villa Rosselli, per poi divenire quella “Scuola dei Bimbi”. Forse la ricorderete come location di alcune scene di “Totò e Marcellino” nel 1958 e di “Caro Maestro”, la fiction tv degli anni 90.
Sapete perché piazza Bartolomeo Romano è tuttora popolata da giovani artisti e intellettuali? Tra i punti di socializzazione alla Garbatella c’erano il “Cinema Teatro Garbatella” (l’attuale Palladium) e i Bagni Pubblici, ambedue costruiti da Innocenzo Sabbatini in piazza Bartolomeo Romano. Sia il Palladium che i Bagni pubblici hanno avuto destini ben più felici di quelli per cui sono sorti. Il Palladium nacque come contenitore di case private per poi divenire un Teatro in stile liberty. I Bagni Pubblici, progettati per l’igiene dei residenti sprovvisti di docce in casa, si è invece trasformato dal 2016 in un hub culturale.
Si chiama Moby Dick, come il racconto della grande balena bianca di Herman Melville. E proprio questo è: un enorme spazio di condivisione, una Casa delle Culture. Nei 450 metri quadri del centro polivalente, il nucleo è la biblioteca, progettata dall’università Roma Tre con il circuito delle biblioteche universitarie. Ci sono poi sale per convegni e mostre, un’emeroteca, un punto di bookcrossing, per prendere e lasciare i libri e, non ultimo, uno spazio per la Penny Wirton. In questa scuola di lingua italiana per migranti, fondata dallo scrittore Eraldo Affinati nel 2008, l’insegnamento è gratuito. Qui si lavora sodo per l’integrazione delle fasce più deboli promuovendo il diritto allo studio.
La cultura nelle sue varie forme e il carattere sui generis ha reso la Garbatella una vera e propria musa ispiratrice di residenti e appassionati nella stesura di opere letterarie. Tra i tanti, “Guida ai comignoli della Garbatella” di Piero Patacci, dedicato ai fumaioli sulle case popolari, e “Il condominio degli amori segreti”, sulle storie di bugie e pettegolezzi di quartiere tratteggiate dalla penna di Livia Ottomani. Non ultimo, “Una vita violenta”, dove il protagonista pasoliniano uccide in un lotto di Garbatella un suo acerrimo nemico della borgata di Tor Marancia.
E mentre qualcuno è intento a scrivere qualcun altro si chiede in tono amletico: carbonara o cacio e pepe? Abbacchio alla scottadito o trippa alla romana? Decidete voi, oppure no e rimpinzatevi di prelibatezze tipiche romane nelle osterie folcloristiche e nei raffinati bistrot.
Che la “buzzicona” vegli sempre su di te, tanti auguri Garbatella!